— 22 — da colie a colle risuonò il vecchio «le Kushtrim» (Sù chi è un uomo). La promessa d’armi, di danaro, di libertà di saccheggio, mise in gamba piccoli e grandi, perfino le donne e giù verso Scutari. «Duul e jo-na, duul e jona» — Abbiamo vinto, abbiamo vinto — gridavano i montanari da sciocchi e partivano per la guerra. Poca resistenza poteva contro por re il partito di Ahineti specie al di qua del Matia. Non era preparato ad una fazione armata interna ed impensata contro i fratelli. In Alessio solo fece qualche resistenza l’ufficiale Gio-Fusha con pochi valorosi. Nei dintorni di questa città cadette Koll-Seidjia di Shala. Non trovando seri intoppi, Nok-Geloshi coi suoi montanari su automobili si diresse verso Tirana, la quale sprovvista di difesa si arrese. Ahmeti prese la via dell’esilio a Belgrado. Inutile il far osservare che a danno della memoria di costui si sparsero delle dicerie, non so se vere o false, tra le quali la più comune e bassa, che, partendo, aveva involato il tesoro dello stato ed altre, ed altre non poche nè buone. Con Lui partì Osman-Gazepi, il maggiore Leon-De Ghilardi ed altri. Prima andarono a Matia e da qui in Serbia attendendo il momento d’essere chiamati dalla maggior parte della nazione. I rivoluzionari trionfarono. In Tirana si accorse ad istituire un governo come era da aspettarsi. In un paese ove tutto bolliva, doveva riuscire vacillante, debole, con promesse assai e fatti pochi. II Dottor Luigi Gura-Kuqi era l’anima di tutti e di tutto. Uomo di viste non comuni nel paese, uomo che in altre nazioni ed in altre circostanze sarebbe riuscito una stella della patria, egli fece il possibile per cementare la pace, la concordia. Cercò di avvicinarsi e di ammicarsi i partiti mussulmani ed i greci scismatici facendo una amalgama. Anche Monsignor Fanoli, arcivescovo potente tra i suoi ortodossi, gli stava d’accanto. Ma i partiti ottomani, nel mentre simulavano comunanza d’idee coi cattolici e coi greci, tenevano vive relazioni con Ahmeti fuggiasco, il