S. CEORGIO MAGGIORE	aGÓ
dubitato che nel 1021 sottentrò nella dignità di abate Girolamo da Brescia ^192), e che a questo l’anno dopo successe Prospero da Faenza . Nel i5»4 sepolto in san Giorgio nella vecchia chiesa il cardinale Marco Cornaro (^190). In questo anno si die principio alla fabbrica del nuovo capitolo (:g4)' Furono sedati dal monaco Gasparo da Brescia i villici delle belle possessioni della villa di Monastero , volgarmente Monestier al convento appartenenti nel territorio Trevisano, i quali villici per iscar-s°zza di grani tumultuosamente adunaronsi presso Roncade, e minacciavano di incendiare le case (igS).
  Non sia fuor di proposito il notar qui quanto per le osservazioni da me ripetutosi può condurre con tutta probabilità a pensare che la famosa selva di Fetonte appartenente alla poi distrutta città di Aitino si estendesse lino a comprendere la terra chiamata dopo di Monestier, passando appunto per la linea delle così dette <l:poi Valli di Casa Tron, e da Riva su pel canale ora della Fossetta da un lato, per Fossalta, Zenzon, s. Andrea di Barbarana ; e per l’altro per la linea del burnirei lo Moolo, e pel Sile. La Villa di s. Andrea di Barbarana non era propriamente paese distinto, ma tutto un luogo con quello detto poi Monestier. Dovunque in meste linee alla sinistra del Piave trovansi traccie dell’antichissima continuazione boschiva. Parecchi luoghi appellansi Bosco, o Busco tutt’ora anche all’opposte sponde; sussistono alcuni spazii selvosi; non mancano per le campagne alcuni roveri, sebbene ora di basso fusto; e sotterra rinvengonsi infinite ceppaje di simili spezie. Una villa intera limitrofa a Monestier si denomina Rovarè. Maggiori segni si osservavano cinquant’anni sono, dacché, sia per 1’avvenimento della caduta del Govern/i, per cui s’ invasero e si alienarono i fondi comunali boschivi, sia per l’arbitrio e l’abuso di alcuni proprietarii privati avidi di guadagno, estirparonsi alquanti spazii di terreno che ancora selvosi si mantenevano, e ch’io mi ricordo ottimamente di avere veduti. Spezialmente in Monestier. dove tuttora sta un bosco di cento campi circa che appartenevano ai monaci di san Giorgio di Venezia tra le altre loro campagne, la cui rendita ivi si riputava ascendere ai tempi ultimi della repubblica a circa centomila lire annuali, in molti siti scavando rinvengonsi gli ammassi delle radici degli arbori antichissimi quasi ridotte a carbone. Se poi fosse lecito spaziàre colla fantasia, quella straniera voce Pyrus, con cui chiamavasi Monestier, significante Fuoco, non è incredibile, che sia derivata da qualche grande incendio della foresta in quelle parti , dove i barbari si sa che pervennero nei bassi tempi con quel furore che a tutti è noto, e con quel genio di distruzione di cui pur troppo veggiamo tuttora i segni compassionevoli dappertutto.
  Tornando all’abate Prospero è da sapersi che continuò la fabbrica del chiostro. Fu suo successore nel 1626 Andrea Gabrieli veneziano, a cui sottentrò Giovanni di Crema l’anno	(196), il quale durò fino al i5oi in febbraio, tempo della
sua morte. Dopo per la terza volta ripigliò la dignità d’abate Teofilo Beacqui.
  Mi spiace di dover frequentemente registrare con secchezza soltanto i nomi degli abati ; ma non può accadere altrimenti nella storia di un monastero, cioè di una sacra famiglia. Pia questo pur meglio che il narrare delle favole dando loro l’aspetto di verità del quale difetto tante storie di popoli sono ripiene. Nel i5^2 evvi abate Gregorio Cortese (197) da Modena, e durò fino al 1^07 (198). Trovasi in quest’ epoca curiosa memoria di lite perduta dai monaci di s. Giorgia. Era stata loro contesa da alcuni della famiglia Morosini la possessione d’una parte dell’isola verso Venezia: asserivasi che fosse stata usurpata.Convien credere che fosse-questa la verità, giacché i monaci furono spogliati definitivamente della medesima parte per sentenza de’magistrati. Non sapendo in qual modo rivendicarla, supplicarono il Senato, che questa frazione di terreno dovesse rivendersi ad essi dal nuovo proprietario. Precisamente il suolo di cui trattavasi era quello che forma in oggi metà della piazzetta davanti la chiesa, cioè, dal lato dei magazzini. Il senato non volle decretare, senza il consenso dei Morosini, ricusando di favorire i monaci col fare violenza a quella nobilissima famiglia. Si rivolsero pertanto i monaci ai Morosini Tom. IV.	54
 Serie
 degli
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LX
 L.\r
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 lxìv
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