— 88 - Vai avanti un mezzo chilometro e a sinistra di chi entra in città, ecco un’estesa di terreno tutto coperto di edifici bassi per lavoro. Erano eretti per istruire i giovani nelle arti e nei mestieri. Si da princi-po alle scuole: intervengono 400 ragazzi. In pochi mesi fan meravigliare i visitatori per i bei lavori che eseguiscono. Un altro Ukasse fa chiudere quegli edifici. Cosi Tirana. Notisi che in due altre città dell’Albania l’Italia aveva costruito tali scuole e le vide chiuse. Ma questo Re non voleva pigliarsi solo colle opere civili ma anche religiose. Varie tribù montane di Elbassan fanno dei passi col loro Archimandrita Greco-Scismatico di unirsi al vero capo della Chiesa cattolica. L’Archimandrita abiura l’errore e muore nel seno della vera chiesa e lascia la sua parrocchia in mano dei frati; le altre parrocchie sono trattenute dal farlo, perchè Ahmeti non vuole innovazioni religiose nel suo regno. Un fatto personale mio. Eretta l’Albania in stato indipendente per essere riconosciuta doveva presentare il corpo della sanità. Non trovando personale medico sufficiente, specie per le montagne, dovette supplire col servizio della Croce Rossa. Consigliato da Mussa-Juka allora Ministro dell’interno, ottenni la direzione della dispenseria della Croce Rossa Albanese, della sottoprefettura dei Du-kagini ai 18 marzo del 1926. Da Tirana in giù 18 eran le stazioni della Croce Rossa, alla testa delle qua- li stavan dei dottori medici mussulmani assai zelanti del loro ufficio. Da Tirana in su ero io solo cristiano e frate sacerdote. Apersi l’ambulatorio prima a Shoshi nei Dukagini. Per alcuni mesi fui abbastanza provveduto di medicinali dalla Sede principale della Croce Rossa Albanese a Tirana, ma, essendo straordinario il numero dei pazienti vennero naturalmente a mancare. Vedendo che non valevano nè le mie preghiere nè quelle del Prefetto di Scutari per averne, chiesi e ottenni di poter presentarmi io stesso alla Sede Ge-