S. GEORGIO JWaffei Veneziana uno per ladroneccio l'altro j>er bestemmie subirono la morte. Attesta il contemporaneo Sivos che quegli che fu giustiziato per bestemmie e che avea nome Alvise tìglio di Guglielmo gastaldo della procuratia de supra, era giovane dottissimo in molte scienze et pcssessore di molte lingue, latina, greco, hebraica, et caldea. Anche Antonio Calbo a’ 18 agosto 1Ò14 f» condannato e bandito per aver avuto colloquio e pratica con persone familiari di principi. In tempo eziandio del doge Mem-rno i Correttori delle leggi fatte in sede vacante, con alcune Parti poste nel Maggior Consiglio hanno provveduto a molti abusi della città. Vedi il libro a stampa: C orrettioni, leggi et ordini instituiti per decreto dell'eccell. Al. C. deli anno i6i3 in tempo del sereniss. principe D. D. Marcantonio Memo duce di Venetia, essendo correttori delle leggi li eia rissimi Nicolò Donado, Alvise Zorzi, Lionardo Mocenigo, Antonio Grimani, Andrea Morosinì. Venezia il Pinelli 4. Le quali Correzioni sono inserite anche a p. 168. tergo dello Statuto Veneto (Venetiis 1729. 4). Finalmente il Memmo dopo aver governata la Repubblica anni tre, mesi tre, giorni sei mori nel 3i ottobre i6i5 (1) il qual visse (dice Sivos) con molta quietezza nel suo dogado (tranne l’affare degli Uscocchi) et benissimo veduto da tutta la città, il quale amava tanto suo nipote £ Tribvn Memmo q. c Piero, che non facea nè più nè meno di quello che lui voleva. lì qual Tribv.v dette malissima sodisfa-tione ad ogni uno perche molti officii et bene-ficii che si donavano a gente benemeritefurono (per quanto correva la voce) venduti segreta-mente. Le furono fatte le solite essequie con grandissima pompa et fu sepolto a san Zorzi Maggior. Aveva il doge fatto suo testamento nel 1612 (m- v.) in cui fralle altre cose dice : « Lasciamo per ragion di legato a monsi-" gnor Francesco Memo nostro figliolo, ca-« nonico et thesoriere nel domo di Pado-» va, caramente amato da noi per la sua » buona vita, optime qualità, et costumi, et continuo obsequio usatoin ogni occasione ver-« so di noi, et in segno dell’amor et affettion « che li portamo due. cento et vinti all’anno, « netti et liberi da ogni sorte de decima, et gra-» vezza, per sino che viverà, et questa suma MAGGIORE 497 « solamente li lasciamo, havendo lui pregato » noi, che tanto, et non più lasciar le dobbia-« mo, poiché per gratia di N. S. Iddio li hab-« biamo provisto in modo tale, che resta con-« lentissimo di quanto si ritrova bavere, nè ha » più bisogno di alcuna cosa,anzi mirando con « occhio cortese alla grandezza della casa noli stia ne ha detto tenere grandissimo desiderio, » che resti per benefizio de posteri più opulen-« te, che sia possibile la presente nostra eredi-« tà, e più volte ne ha fatto sapere di voler » egli beneficare li figlioli di £ Tribvn nostro « nepote- Ordenemoche sia fato dal infraicrit-n to nostro herede il nostro deposito nella chie-» sa di s. Giorgio Maggiore nel luocho stabili— « to, come sanno li predetti nostri figliolo et « nepote, e con spesa al più di ducati mil-•f le, età noi sia fatto il solito funerale, qua-'i le si fa alli sereniss. Prencipi, et il nostro ca-« davere sia posto nell’archa, quale si doverà »> far sotto il deposito predicto » (Il testamento è scritto dal Notajo Giulio Figoli^o, ma è sottoscrìtto di pugno del doge nel 1612 adi 18 febbraro (cioè 1613). Vi è una giunta ài mano del Memmo in data 26 gennaro i6i5 (cioè 1614)• Questo testamento fu pubblicato il 5i ottobre i6i5 viso cadavere). Il Memmo, come attesta Fulgenzio Manfredi, era di ben proporzionata statura del corpo, di ben compassata positura delle membra, di ben lineata e veneranda bellezza della faccia. Abbiamo (oltre Je Oselle descritte a p. 17018 dell’opera del chiarissimo conte Leonardo Manin) una rarissima medaglia di questo doge. Dall'una parte si legge, s. marcvs protector 1614. san Marco che con una mano tiene un libro, ed ha l’altra appoggiata sulla testa del Lione. Nel rovescio vedesi uno stemma col corno ducale sopra, ma invece delle insegne gentilizie ha sei compartimenti coH’insegne ducali; nelli tre superiori due trombe, l’ombrella e due stendardi; nelli tre inferiori il cereo, la sedia col cuscino, e la spada, marcvs antonivs memmo dvx. venet. Terza grandezza. Essa è descritta a p. 55i del voi. V. della Biblioteca Pi-nelliana (Venezia 1787. 8.)ma nonla vidi, nè so qual museo qui la possegga. Ritratto in marmo di questo doge era, e non so se siavi ancora, nella Piazza di Verona, per cui il poeta Zava-rise fece dei carmi, come vedremo più sotto. (1) Adi 5i ottobre iSi5, è morto il serenissimo sig. Marc’ Antonio Memo dose dì Venetia da fibre et vecchiezza già giorni venticinque in età d'anni settantanove in circa (Nec.s. Marco).