S. GEORGIO MAGGIORE 269 hanno cinque gradini dello stesso marmo egualmente lunghi di quelli dell’aitar maggiore. L’aitar di s. Stefano ha una palla dimostrante la lapidazione di questo protomartire ; quello di s. Benedetto ha un’altra palla dove, oltre al santo stesso, vi sono dipinti s. Gregorio, san Placido, san Mauro ed altri. Entrambe queste Palle sono opere di Iacopo Tintoretto. L’ uno e l’altro altare hanno gli avelli di pietra veronese ( 209). Le navi minori hanno altri tre altari per ciascheduna (2^9. <7.). Entrando in chiesa parimenti per la porta grande trovasi a sinistra l’altare di santa Lucia, ov’ è il quadro rappresentante la violenza usatale per trarla al postribolo. Non puossi abbastanza far conoscere, scrivendo, come sia espressa l'azione de’manigoldi , che colle funi si sforzano trascinarla Veggionsi pur ivi attaccati tre paia di buoi per conseguire lo stesso effetto, assai bene disposti, e la vergine cogli occhi alzati al cielo immobile per miracolo. Questo quadro fu dipinto dal cavalier Leandro Bas-sano ( 260 ). Segue l’altare di Maria Vergine, ove Girolamo Campagna fece e pose bellissima statua di marmo bianco rappresentante la medesima col fanciullo nelle braccia, e due angiolini che la sostentano, le quali tre ligure con la principale sono d’un unico pezzo. Altri due angioletti poi sovrastano, che le pongono la corona sul capo, separati, e nicchiati nel campo di pietra veronese addietro al gruppo di queste statue (261). Tali sculture non costarono che ducento ducati (262), e solamente ne costò ottanta il predetto quadro del Bassano (205). Finalmente a questa parte avvi 1’ altare di s. Giorgio, dipinto in figura di soldato a cavallo nell’atto di cacciar nelle fauci del dragone la sua asta per liberare la donzella che vedesi fuggire. In lontananza poi appariscono delle fabbriche, e vedesi il Re e la Regina in atto di voler avvisare la loro figliuola del pericolo, sul suolo poi sono sparsi gli avanzi di cadaveri divorati dal drago. Anticamente la palla di questo altare, in cui era dipinto lo stesso argomento, era opera del celebre Domenico Tintoretto, ma, cavata, le fu sostituita quella ch’ora si vede fatta da Matteo Pon-zone. Comechè siasi stimata dipoi la mutazione una vera ingiustizia al merito del primo autore dai conoscitori dell’arte, e da quelli che avevano confrontato un quadro coll’ altro, tuttavia del quadro del Tintoretto non si tenne più conto (264). Nell’opposta navata entrando in chiesa, come sopra, trovasi l’altare di s. Giacomo minore : vi si conservano alcune particelle dell’ ossa di questo santo (265). La palla fu dipinta dal Bassano il vecchio, e presenta una bellissima notte colla Nativiii del Signore, e l’adorazione de’ Pastori. I raggi che illuminano gli oggetti procedono con bel pensiero dalla stesso bambino Gesù. Non si può osservare questo quadro senza ammirare la diligenza, e il giudizio del suo autore. Ma è deplorabile che il tempo abbia soverchiamente annerito le tinte (266). Segue 1’ altare del Crocifisso, dov’ è quello intagliato dal Brunellesco, di cui si è parlato (2G7). La pietra di dietro grandissima e grosissima è di paragone (268). Viene dipoi l’altare de’ santi Cosma e Damiano, il martirio de’quali è assai bene rappresentato da Giacomo Tintoretto. Veggonsi i due martiri, l’uno in croce, l’altro che sta per esservi alzato dai manigoldi, ed altri tre loro compagni legati ad un palo coi corpi nudi. Vi sono i saettatori, ed i lapidanti. Produce curiosissimo effetto il ritornare addietro de’sassi e delle freccie contro gli stessi martirizzanti, e Tatto del fuggir di costoro, miracolo narrato nelle vite di questi santi, le reliquie dei quali in tal altare riposano ; non dovendosi confondere s. Cosma Eremita con s. Cosma martire ; il che sia detto per dilucidare eziandio, ove d’uopo facesse, quanto narrammo in proposito della traslazione delle loro reliquie (269). Tali e tanti sono in questa chiesa gli altari, la quale è divisa nelle sue navate da pilastroni magnifici di marmo, che portano un cornicione maestoso e insieme elegante. Sonovi poi molte finestre ; poiché sopra gli altari minori se ne trovano fatte a mezzo arco greco, e gli altari delle braccia ne hanno due assai più grandi per ciascheduno (370).