65o CORREZIONI E GIUNTE quel tempo ( dcll’Interdelto) era agente del Duca di IJrbino. Imperciocché lasciando la inverosimiglianza che il Duca tenesse presso la Repubblica in momenti si dilicati un estero, e molto più un Veneziano, vi era colà chi rappresentava quel principe nella persona di Giacomo ArsilLo gentiluomo di Sinigaglia, e suo suddito naturale succeduto all’ abate Giulio brunetti, del quale vedi il Mazzuchelli. Il Leoni era bensì stato ai servigi del Duca (prima però dei dissapori tra Roma e Venezia) in qualità di secretario con P incarico di scrivere la Vita di Francesco Maria I. suo grand’avolo, e fugli commessa la direzione di qualche particolare sua faccenda; ma non mai fu investito di carattere diplomatico (i). E in quan- to al testé accennato carteggio di Mons. Gessi, il Procacci ebbe la sorte di trovare nella libreria di un colto cavalier Pesarese il carteggio che il Gessi Nunzio in Venezia tenne dal XIIII Giugno 1607 al 24 Novembre 1618, che fu il giorno in cui partì terminata la sua Nunciatura. Le lettere sono contenute in due grossi tomi in foglio di carattere di quel tempo assai minuto. Il Procacci si compiacque di farne alcuni estraiti relativi all’ Interdetto e ad altre curiosità veneziane, e son quelli che qui sotto trascrivo (B). Vi si troverà la conferma che il Cardinale di Giojosa, nel trattare la concordia teneva un duplice linguaggio, mescolandovi all’ uopo (come sogliono fare per lo più i mezzani di pace) qualche bugiuzza per ismor- (1) li Leoni fu carcerato per ordine del Consiglio di X alli i5 circa del novembre 1600, per non so quale imputazione ; sebbene conosciutane la innocenza venisse dopo pochi giorni liberato. , (B) Registro delle lettere scritte da mons. Gessi vescovo di Rimini all’ill. sig. card. Borghese nel tempo della sua nuntia-tura di Venctia. Voi. I. dal XIIII gingno 1G07 al XXIX novembre 1G1 a. Voi. II. dal gennajo 16>3 al 24 novembre 1618. Luglio 1607. Ho parlato di nuovo sopra le case et beni ch’hanno i pp. Gesuiti in questo stato col sig. amb. di Francia, il quale dice risolutamente, che mai s’e qua stabilito ne anco trattato che la custodia (li quei beni si dia al Nunzio, et che di questo egli ne haveria scritto a Roma; et perchè una parte di lettera, che a me fu consegnata nella quale »1 conteneva che questa custodia debba toccare al Nunzio, diceva., che ciò era stato promosso al sig. card. Giojcfsa dalli cav. Mocenigo et Baduaro, ho risoluto intendere quel che ne dica il Baduaro, quale ha risposto, che mai ha parlato di lai cosa, et perciò io credo che dal sig. card. Giojosa, o d’alcun altro forse anco in questo si sia trattato in un modo a Venctia, et in un altro in Roma, Questa custodia al presente si trova appresso certi economi deputati d’ordine della Repubblica, et io crederò che sia bene cercar qua come di cosa eccl. d’haverci parte et sopraintendenza, et ne farò in-stanza ; ma perchè ho inteso che saria desiderio della Repubblica d’impiegare quelli frutti presenti che saranno in esjere oltre al ser. delle chiese, in opere pie, desidero, che V. S. ili. si compiaccia avvisarmi se a questo debbo impugnale, 0 consentire o in tutto 0 in parte che poi subito farci l’instanza. Ottobre 1607. Hier sera presso al tardi fu ferito di due, o tre stilletate fra Paolo Servita, et si crede che egli non sia in pericolo di morte, sebbene non si sa di certo. I sigg. Consiglieri di X clic formano il processo per quanto si dice in pubblico hanno inditii delle persone, quali si crede habbino commesso il delitto ; per la città si è fatto gran romore, et mostrano che gli sia dispiaciuto assai essendo egli grandemente amato. Ho inteso che l’altro hieri mori l’arcidiacono di Brescia. Ottobre 1607. llaVcndo hieri inteso, clic fussi stato carceralo un buon sacerdote confessore delle monache di s. Giustina per conversazione havuta col Poma, me disposi di volerne con una polizza far ufficio col doge; intesi poi hieri sera che era già libero liavendolo solo ritenuto tre ore. Mando un foglio di zlfra. Novembre 1607 Gli Frati Serviti hanno attaccato il stiletto col quale fu ferito fra Paolo ad un Crocifisso, ch’è sopra un altare della loro chiesa con queste parole. Dei fìlio liberatori. Mando il nuovo bando stampato et pubblicato per difesa di fra Paolo et gli soliti avvisi. Xvl Luglio 161 a. Il doge e morto all’improviso hoggi di apoplesia, 0 goccia. E’ andato questa mattina in Coll, et partitosene sano, ma gionto nelle sue camere gli è venuto ¡’addente, per il quale è cascato in terra, et ha detta una sola parola cioè ajuto, poi ha persa la favella, et è spirato senza ricevere alcun sacramento della s. Chiesa. Io ho stimalo, che mi convenga significarlo a N. S. et a v. S. ili., mandando con questa un mio staffiero a Ferrara a raccomandarla all’ill. sig. card. Spinola. Per successore nel dogado si nominano più degli altri i sigg. Procuratori Priuli et Mozenigo. Il primo ha più parenti et autorità, ma gli nuoce l'havcre molli figliuoli et uno di essi eccl. Frate Paolo Servita si trova infermo et dicono che ’1 male sia grave et pericoloso. XXI Luglio 1612. Con la lettera che io lunedi scrissi a V. S. ili. et inviai per la via di Ferrara mi persuado che già sia nota a N. S. età lei la morte del doge Donato, drlla quale si è vista nel popolo una grandissima contentezza perche egli era comunemente odialo se bene haveva nella nobiltà la sua particolare fattione clic ora si mostra addolorata. VII Novembre 1615. Si fanno oghi giorno li soliti consigli per la nominatione degli elettori del nuovo doge, et quelli che si tiene habbino il meglio per il dogado, sono il sig. Proc. Sagredo, et il sig. Proc. Nani da quali si poiria sperare poco ajuto nei negotii eccl. E’ morto Giacomo Barozio nobile et avv. Veneziano ch’era de più avversi alle cose di Roma che fossero in Venetia. XIII Novembre »6i5. Io credo che sia utile cosa per la giurisdizione eccl. che non arrivino al dogato il Sacredi » il Nani perche ambedue hanno l’animo avverso alle cose di Roma.