9o SAN GEMIMA.NO per questo do noja ad alcuno perchè se’l Nobi- la sarebbe più grata quando avesse molti partile Vinetiano scriue l’Historia latina, il Nobile colari nelle cose ch'io tratfo. Ma dubito di non forestiero scriverà la vulgare, la qual forse sarà poter soddisfarmi del tutto, perché se nelle cose più creduta, che la latina. Questa è per hora la d’Adriano o di Leone mi sono soddisfatto a pri-mia chimera però vorrei che V- S. come mio mo per la lettura de nostri registri, in quella di vero sig. et amico ini scrivesse il suo parere in Rodi e della presa del fie di Francia non cosi questa materia, perchè tanto farò quant’ella mi perchè non ci trovo nulla Ora io vorrei poter consigliera, et S':pra la deliberazione sua edili- riuscire a molti particolari che sono stati preter-cberò la fabrica mia ; perciò che m. Polo messi dagli altri, e che a me dilettano infinita-Contarini come Avvogadore mi favorirà, et m. mente. Le ragiono a questo modo perchè la mi Giacomo Foscarini, et m. Domenico Duodo ajuti dove può col nutrire et fomentare il mio futuri capi del Cons. di X. faranno il medesimo desiderio o con scritture ch’ella habbia o con con altri di quel corpo, che hanno questa inten- ricordi eh ella mi possa dare. Spero grandemen-tione. Supplico V'. S. che mi scriva tosto, si uer te nel favor suo in questo negotio nel quale mi Ìuesto, cosi anco per intender del suo ben esser, vado tuttavia incentrando quanto più vado in-.e dico di più che ’1 Fineti per quello che m’è nanzi. Verrò a Venetia il giorno dietro alla Sen-stato detto lia tentato sta materia, ma hebbe ri- sa. In questo mezzo V. S. Clarissima mi faccia pulsa, perciocché non parue ch’esso non pratico gratia di salutare in mio nome il clarissimo Po-nè professore di questa fazzenda fusse a propo* lo Contarmi, et mi tegna nella sua buona gratia sito, con tutto ciò la repulsa sua, non mi spauen- a me carissima fra tutte le altre cose del monta, o perch'io m’inganno a partito, o pur perch’io do a me più care. Che il Signor la conservi lun-mi sono come si suol dir innamorato da me gamente. medesimo, ma in qualunque modo si sia la ris- Di Villa alli 6 di maggio i585. solutione verrà da voi : Nostro Sig. Dio le conceda quant’essa desidera. Suo affmo. compare Di Ven. li XXII Iugno 1173. Sangovino. D. V. S. Cima. N. III. Ecc.1 mio. Affmo. Am. Fr.cl> Sans.” D. et K. Ho pensato di non far altra intimât ' ma d’andar per la corta cioè di citar il detto Quero come quello che m’imbarcò in questa materia, però non le mando altramente le doe scritture. N. II. A! Clarissimo mio signor sempre osservandissimo il sig. Aluigi Michele mio sig. e compare. Venetia Cl.mo Sig.r Compare Oss.’"“. Quando io sono a Venetia desidero la villa per satiarmi di scrivere, quando poi sono alla villa disidero di essere a Venetia per non rovinarmi affatto perchè come ho mangiato non so che fare, et mi metto a scrivere, et cosi mi rovino ollremodo, che stando a Venetia qualche altra cosa mi torria da questo disordine. Poi ch’io son qua sempre ho letto et gran parte scritto qualcheduno de miei Notabili. Ali compiacio di questa fattura, ma el- Non ci è ordine ch’io possa metter giù la penna. Son nato per scrivere, ma quello ch’è peggio per male scrivere. Lo conosco et non mi posso astenere. Ma meglio è far male che non far nulla perche molto più nobile è il negozio che l’ozio, et io che per natura non mi so stare con le mani a cintola, volentieri mi lascio traportar dalla volontà, la quale mi conduce et non so come, in cosi fatti laberinti come ella vede. Mando alla V. Ecc. come a mio precettore et signore il presente trattato. Harò caro eh essa lo veda quando sarà tempo. Et più caro ancorami fia l’udire il suo vero et sincero giudizio. Et se bene in questo caso 6ono come le monache da Genova: sarò sempre a tempo in un’altra impressione, a corregger gli errori, ad aggiugne-re i ricordi datimi, et a ridur questa materia a miglior essere ch’ella non si trova al presente. In questa fatica mi compiaccio di questo almeno, ch’io ho messo mano a materia non più trattata et nuova per quello ch’io creda. Ora qualunque ella si sia: glele (cosi) mando volentieri, et ella come mio signore l’accetti volentieri. Fra otto giorni mi parto per Fiorenza s’ella vor-