351 'a55) Vedi la epigrafe undecima. La Palla che adorna questo altare de' Morosini è dì Iacopo Tin torello, e ivi sono parecchi ritratti di quella famiglia ( Martinioni Lib. V. p. 222). (2,>6) Del i566 a’ 6 gennajo avvi promessa dell’ abate e monaci di rifabbricare la Cappella di casa Bollarli. Comincia la Scrittura : Noi abate, priore, e cellerarii del monastero di s. Zorzi Mazzor di Venetia faciamo fede per la presente como essendo forzati di minar la chiesa nostra qual ella se minaeiava manifesta ruina con periculo delle persone, del coperto, legnami, choro, altari, coione assai precióse, et perdita di ogni altro ornamento, siamo convenuti con il magnifico ms. Marco Bollani et obligatisi di ristampargli la capella della casata sua ch’era in dieta chiesia con ristesse pietre et ornamenti ad interesse e spese dii dicto monastero ; et questo doppo che sarra finita la chiesia nova incominciata .....Avvi poi del >579. a’ 26 marzo istromento in atti Calegarini ira Domenico Bollani vescovo di Brescia e i monaci, onde a suffragio di Antonio e Vincenzo Bollani fratelli figli del q. Iacopo Bollani fratello del vescovo, suoi ne poti, e posteri, possa compire ossia adornare la cappella, l’altare, e la sepoltura. Promette il Bollani di ciò fare a proprie spese fra tre anni, e di far celebrare quattro messe alla settimana , ed uno anniversario ; ed ha la facoltà di porre lapidem unum tantummodo in muro ejus-dem capellae, in ilio inscribendo q.q- sibi melius visus fuerit ad sui nepotum postero-rumq. suorum memoriam : così però che la sepoltura da farsi non ecceda in alcuna maniera la misura del pavimento, e colla proibizione di porre qualsisia stemma, o parola che indichi jus sive possessorium aliquod in detta cappella. Si prescrive che questo sacello sìa juxta formam circumspecti viri D. Andreae Paladii ipsius ecclesiae architecti et sibi bene visam ac ab ipso venerando capitulo probatam , come dall’ atto i5yo. io-luglio in atti di Cesare Ziliol cancellier ducale. La Palla di questo altare era già di Federico Cervelli milanese fatta circa 1690. come leggesi nel cap. 8. del Valle; ma oggi in cambio di quella ve n è una di Sebastiano Ricci che vi notò l'anno MDCCVIII e che rappresenta la Beata Vergine sieduta, s. Scolastica, s. Giovanni Sagredo, s. Pietro, s. Paolo ec., opera lodata dallo Zanetti (p. ¿43 ). Prima però di quella del Cervelli v era un' altra tavola, dicendo l’Olmo nel Lib. V. Dall’altra parte pur fuori del Santuario vi è l’altare de’ss. Pietro e Paolo fabbricato dagli illmi Bolani non però riguardevole o di pittura o di fabbrica, essendo la pittura di poca stima, e la fabbrica tutta di pietra istriana. Non dice di chi fosse questa palla ; non del Cervelli perchè quando qui scriveva l'Olmo, non era questo pittore ancora nato (1619 circa). Su questo altare dietro la Tabella è scolpito ss. A postoli s vetro et vavlo bicatvm. Av- vi contratto (dice il Valle cap. 8) tra i monaci e la famiglia Bollani del 1604. per cui nulla ponno mutare in questa cappella, il perchè, dice lo stesso, il quadro coll’ Albero della Religione fu posto nella parete vicina e non nella cappella. Questo quadro per testimonio del Valle è modello di altro maggiore fatto da Antonio Vàssilacchi detto Alíense per la chiesa de’ monaci Benedettini di Perugia, e fu donato dallo stesso Vassilacchi all' ah. Alabardì, il quale per gratitudine che V Altense at ea dato ìì modello dell’aliar grande di s. Giorgio, e non ne avea avuto pagamento, fece che esso Alíense andasse a Perugia a dipingere quell' Albero. Da questa notizia si hanno due cose . La prima che viene confermato che il modello dell’attuale altare maggiore fu dato dall'Alíense ( vedi Moschini Voi. II. 566), e la seconda che il quadro coll'Albero della Religione, ch'è qui in s. Georgio, sembra essere opera dello stesso Alíense, non già di Pietro Malombra come scrive lo Zanetti (p. 352.) e il Valle lo dice chiaro: praedicta arbor opus est Antonii Vasilachi seu Aliensis, qui ab Alabardo Perusium di-rectus est ad pingendam illam monachorum ecclesiam in qua simile opus delineavi!, et propterea abbati donavit. In quanto poi a' Bolani vedi l' epigrafe decima. (25y) Vedi le epigrafi 12 e i3. (2 5¿) Sul basamento delle colonne deir aitar di s. Benedetto è scolpito: corpvs s. cosmae c.rf.t ; e rem. Ma non si vede cassa apposita sull'altare. Si è veduto già che sotto Giusto abate nel io58 fu portato a Venezia il corpo di s. Cosma eremita dall’isola di Candía. L' Olmo ne parla nel T. Ili dei mss.il quale anche ne impresse la vita : Vita s. Cosmee ere-mitae cujus corpus Venetiis in Tempio s. Georgii majoris quiescit. auctore D. Fortu-Tomo IV. 45