Se rie de gli ab ati XLVII XI vili \ ux L LI LU LUÌ LlV LV LVI LY li Lvm LlX 262 S. GEORGIO MAGGIORE guasti descriveano non poche edizioni del secolo primo della stampa, che in questa biblioteca si conservavano, e che a’giorni nostri certamente più non trovavansi. Credetti di non dovere tralasciare di tenerne memoria, facendone copia esatta ; della maggior parte però era impossibile fare la trascrizione pei essere que’ registri in tale stato da non potersi in parte più leggere; e ciò mi dispiacque tanto più quanto che è molto probabile che ci fosse stato anche il catalogo de’manoscritti, di pochissimi de’ quali trovai qualche traccia nel 1806 (174)- Del 1478 era abate Bernardo, che forse può essere quegli che era stato abate del 1471- Brevemente però resse, mentre del 1479 si trovava in tal carico Antonio Moro patrizio Veneziano (ij5). A tempo di costui fu dal pontefice Sisto IV unita alla Congregazione di s. Giustina l’abbadia di s Maria del Pero posta nella diocesi Trevisana. La cesse Giovanni Barbo abaie di detto luogo in mano di Batista Zeno vescovo di Vicenza e cardinale, riservandosi la pensione annuale , mentre vivesse, di trecento scudi d’oro (176). Mala Congregazione ne rinunciò il possesso a’monaci di s. Giorgio, e l’anno 1490 ne fece una seconda scrittura di cessione, essendosi per duta la precedente . Cosi la pensione al Barbo fu pagata dai monaci di s Giorgio, i quali in quell’abazia rifabbricarono la chiesa. Era antichissimo questo ritiro , essendosene gettate le fondamenta, come ci apparisce, per decreto di Ottone Imperatore nel 968. Vi è un privilegio di Enrico nel quale si trovano queste parole: quod-dain Monasteriurn vel abbatiam a praedecessoribus nostris constructam in loco qui dicitur Pyrus in honorem s. Petri (177). Deve però sapersi, che appunto il suo titolo antico era di s. Pietro, ma che dipoi prevalse quello di santa Maria. Ezzelino da Romano insieme con Alberto 6uo fratello l’anno 1222 pagava un annuo censo a questa Badia ; onde e per questa ragione , e per le suddette è falso quanto altri scrissero che Ezzelino morendo e abbia lasciato parte de’suoi beni per la fondazione della medesima (178). All’abate Moro fu l’anno 1484 sostituito Bernardo da Piacenza, del quale si è detto di sopra, uomo pio e dotto, e che lasciò alcune operette (179). Tre anni dopo fu eletto Celso veronese di patria, uomo anch’esso di molta bontà e che forse, dice 1’ Olmo, mori in giugno 1488 (180). Gli successe Giovanni Cornaro veneziano, cui lu consegnato dalla moglie di Paolo Canale un pezzetto di legno della santa Crocrt che Paolo acquistato aveva in Costantinopoli. Essendo venuto egli a morte menire era console in Alessandria, lasciò per testamento che la predetta reliquia fosse collocata in s. Giorgio. Cosi si fece il giorno 9 di marzo del 1488(181) L’abate Cornaro fu quello che provvide i marmi necessarii per la facciata del dormitorio verso tramontana, cioè verso Venezia, la quale fu perfezionata dall’ab. Marini. Fece anche dipingere da Vittore Carpaccio la tavola rappresentante s. Giorgio che uccide il drago, la quale era collocata nel coro dell’ inverno, pittura eseguita col vecchio itile, ma però molto bene disegnata ed espressiva (182). Nel 1492 fu eletto Leonardo da Vicenza per di cui opera furono congregati in Mantova i generali comizii della Congregazione (i85). Tornò poscia nel 149^ Giovanni Cornaro (184); e dopo di lui fu abate Zaccaria Patavino nel 1001 (180) ; indi si rielesse il Cornaro nel i5o5 (186) ; poi gli fu sostituito Benedetto Marin veneziano patrizio nel 1607 (187); Giovanni Antonio Pesaro anch’esso veneziano nel i5i3; e nel i5i4 Girolamo Spinola genovese (188). Finalmente nel i5i6 ritornò lab. Marini (189). Quest’ ultimo abate, oltre d’avere ridotta a buon termine la facciata del dormitorio (190), cominciò la fabbrica del chiostro che ha una sola fila di colonne, e che in allora prese nome dagli alberi eh’ ivi erano piantati, dicendosi il chiostro degli Allori, come all’opposto, l’altro che ha due file di colonne si chiamava de’Cipressi (191). È facile il figurarsi quanto queste due spezie di alberi sempre verdi e piramidali, che in fatti ne’ cortili si ritrovavano, contribuissero ad abbellire quest’ isola in maniera veramente pittorica. Non ho potuto accertarmi del motivo per cui l'abate Marini sia fuggito da s. Giorgio, ma tuttavia sembra, eh’ ei sia caduto in disgrazia della repubblica per controversie in materie ecclesiastiche. E in-