32 derate per mantenere un ordine perfetto. Bairam-Cur-ri d. o.». Non sapeva il grande onesto uomo che già Scu-tari era venduta e aveva cambiato bandiera. Pure M. Gjurezi, facente funzione del capo della Bashkiia gli rispondeva il vero — che per ora non c’era bisogno d’aiuti e che all’occorrenza si darebbe l’allarme per effettuare le aspirazioni generali. Udito quello che eseguì Ahmeti a Tirana, accorse verso di questa; fu respinto da quei di Lumia e di Matia. Per domare costui il nuovo padrone dell’Albania assoldò un esercito di Lumia, Matia, Di-bra e ponendogli a capo Cerno-Begu e l’ufficiale Moharem-Bairaktari di Lumia suo braccio destro lo diresse verso Kruma di Hassi, e verso Gashi, Krashni-qe ed i Dukagini. Ai primi di gennaio del 1925 lo stesso Ahmeti lo accompagnò fino a Matia, ed accompagnandolo, mi fu detto che abbia pronunciato queste parole: «Ecco, o prodi, avanti a voi il nord dell’Albania. Al valore delle vostre armi, all’ombra della mia bandiera nessun resisterà : il vostro e mio nemico cadrà davanti ai vostri piedi. Calpestatelo e andate avanti, sempre avanti. Tutto è posto nelle vostre mani; fate quello che vi aggrada. Però se lederete l’onore d’un albanese riguardo a donne, sarete fucilati sul luogo e sul momento. Andate, il grande Iddio è con voi». Partito Cerno-Begu e Moharem-Bairaktari, suo braccio destro, sottomise con qualche travaglio quel tratto di paese che c’è da Matia fino a Kruma. Quivi Bairam-Curri oppose non poca resistenza. Abbandonato dai suoi dovette salvarsi nei monti di Ghashi in una celebre spelonca, ove durante la sua vita sempre burrascosa e guerresca si era nascosto molto tempo e varie volte. Un anno dopo questo fatto nella stessa, tradito dai suoi, morì da eroe albanese insieme con tre dei suoi fidi, lasciando cadaveri intorno ad essa dieci morti nemici e più feriti malconci. Fu commiserato da tutti. Fu pianto da amici e da nemici.