S. GEORGIO MAGGIORE * 5?5 temente dal Pagi (Cri. ad Enron. !. c.) dal Muratori (Ber, Itolir.nr t. VII. col. 212) dal Sassi (ibid.) e dal Tiraboschi (Latt. hai t. Ili p. 4G7 dell’ediz. i8a5)è riconosciuia per autorevole e genuina la di lui cronaca che giunge al 1178; e perciò non ammettono replica i di lui racconti, principalmente in quei fitti nei quali fu egli ragguardevole ed oculare testimonio dal momento in cui insieme con papa Alessandro s’imbarcò nella Puglia, fino ai 14 di agosto in cui dopo la celebrazione del Concilio prese da lui commiato e ripartì per la Sicilia. Con esso concorde cammina la narrazione dell’altro scrittore degli Atti di porta Alessandro. la quale infra le Rite di altri papi si legge nella compilazione che intorno al i36o venne estratta dalle cronache e dai registri pontilìcii per opera di Nicolò Roselli cardinale di Aragona (l\er. Itaì. t. III. par. I col. /fó5) ; e si trova la medesima anche nell’altra consimile ma più antica compilazione che va unita al noto codice dei Carisi della Romana Chiesa, scritto nel 1192 da Cencio Camerario cioè da Cencio Sacrili che fu cardinale e poi pontefice Onorio ITI. Il Contelori (I. c. p. 87) con assai buone ragioni trova davvantaggio probabile che di questa narrazione o vita di Alessandro III. sia preciso autore il cardinale Bosone Brakspeor inglese, egli pure fino al 1178, camerario o camerlengo di santa chiesa, amico impegnato di Alessandro da che fu egli eletto pontefice, e suo costante compagno nel viaggio e nella permanenza che fece in Venezia; del qual cardinale fuori di ogni dubbio si è la Rita di Adriano IV antecessore di Alessandro, che similmente si legge nelle due qui accennate compilazioni. Ha tuttociò vedesi quale sia il peso anche di questa seconda narrazione, ohe con verità può dirsi estratta dagli atti autentici sui quali si basa la storia ecclesiastica ed anche civile di quel tempo, ed i qirali meritan» tutta quella fede che si accorda ai più venerandi monumenti che formano la certezza dei fatti trascorsi; all’infuori dì quelle parziali inesattezze per mille eventi inseparabili dalle umane cose, le quali nessuno mai opporrà che sieno rettificate, quando però veramente consti ch’esse sieno tali, per via di altri documenti forniti di una uguale autorità e valore Ma per lo contrario nel caso presente il racconto dei due suaccennati scrittori contemporanei fu adottato in ogni età da autori gravissimi che nei passi essenziali lo trovarono anzi conforme ad altre antiche ed autorevoli memorie ; e qui mi basterà di citare il Biondo (ìlist. nh indin. Imp. lib XVI.) ed il Sigonio (d? Ragno Ital. lib. XIV7. t. II delle Opere x'31) ambi due illustri istorici de’secoli XV e XVI. ai quali sul principio del 1600 aggiunse assai maggior pe'o il Baronia (1. c. pag. 428.) ed anche il Contelori (Concord. Narr.-P risiis 1652) che su tal punto assunse la di lui apologia ; poscia si può dire che ad ogni questione abbia messo termine definitivo il Muratori coi tanti preziosi monumenti che pubblicò (Iter. Ital. t. VI e VII- ec., Antiq. Ital. t. IV.) e che furono di poi da lui stesso sviluppati nei suoi Annali d'Italia; e dietro le di lui traccie vie più sì confermò la verità di d tto racconto da tanti altri eruditi che dopo di lui fiorirono fino ai nostri giorni (Denina-Rivol. d'\tat. lib. XI. cap. \, Carli. Anlich. Ital. t. IV. p. 202. ediz. 2. 1735, Botta. Star, dei Pop. Ital. cap. 18, cc. ec. Presso i fin qui allegati autori riuscirà agevole di rintracciare tutte quelle maggiori cognizioni che non è qui il luogo di sviluppare, e delle quali soltanto in via di saggio mi permetterò d indicarne qualcuna, anche perchè si si persuada essere vano il ripiego di quelli che pur vorrebbero combinare le due suddette opposte narrazioni. E di fatti la sola occulta fuga del pontefice da più altri documenti viene ad evidenza smentita e dimostrata assurda, e parla chiaro su questo proposito la Scrittura autentica di Anagni pubblicata dal Pagi (Crii. ad Barati. 1. c.) nelia quale i nuncii imperiali promettono fra le altre cose sicurezza al pontefice ed ai cardinali l'i eundo R enetias vel Rave/inam; anche nella cronaca contemporanea di Giovanni da Cuccano o di Fossanovn (lier. hai. t. VII. col, 874) dopo essersi registrato nell’ottobre 1176 l’arrivo in Anagni dei suddetti ambasciatori, si scrive celavo idus decembris ibat papa ad Venetias; ed è egualmente consona la testimonianza autorevolissima di To~iniaso arcidiacono di Spalalro, il quale nella sua Ih st. Eccl. Salonitanae (appresso il Lucio de Regno Da/m. cap. XXII. p. 3oo. ediz. 1668) estesa nella prima metà del 1200, ricorda il solenne arrivo di papa Alessandro a Lissa ed a Zara che proveniente dalla Puglia Jestinabat ire Renetias ad componendum curri imperatore Federico. Tolta che si sia questa prima circostanza, da ciò solo, anche se non vi fossero più diretti motiri, riuscirebbe facile di mano mano distruggere tutti quegli altri parti-co'ari che vi susseguono ; e di fatti, oltre alla massima disistima che da ciò stesso proviene a-gli scritti che diedero luogo ad un cosi falso racconto, converrebbe nei medesimi giustificare