2C3 s. ceorgio maggiore il modo ben espresso d’illuminare la tavola col mezzo di una lampada appesa al soffitto (245). Se fu raro l’ingegno del Tintoretto in tali pitture, forse più fu ammirabile quello d’Alberto Brulle nella scultura e nell’intaglio delle sedie del coro fatt^con tanta perfezione nell’ età d’ anni 25 solamente. (246). Vi sono tra gli altri quadri di queste sedi quelli che esprimono la vita di s. Benedetto con tante figure che trasportansi in fuori, e con tanta bellezza e consonanza di paesaggi, che veramente incantano ; cosicché un coro più magnifico non si trova in Venezia, nè in moltissime provincie d’Italia. E degno di molta considerazione anche il lettorile che ci sta nel mezzo, sopra del quale fu scolpito dallo stesso un san Giorgio a cavallo fatto tutto d’un pezzo col dragone e con la donzella, già nella palla dell’ altare di questo santo dipinti ; anzi questo si stima dai conoscitori dell'arte il mastro pezzo fra le opere del Brullè. A’ capi del coro sonvi balaustrate sopra le quali stan no due figure in bronzo s. Giorgio e s. Stefano. (247)- Il coro stessa è salicato di marmi a scacchi assai bene distribuiti, nè mancanvi porfidi, serpentini, ed altri di gran prezzo tra’ quali è bellissima una pietra mista tendente al rosso che serve di fascia all’ intorno, la quale, ritrovata dall’abate Alabardi, che ordinò il salicato medesimo, fu stimata dagli artefici per una cosa assai rara, comechè a chi non ha cognizione di marmi sembri pietra di poco valore. Il pavimento poi del santuario è latto di marmi neri, bianchi, e rossi a scacchi, parendo un tappeto (2'|8). E qui è il luogo di tributare nuovi encomii non solo all’ Alabardi, ma ai due cellerari! Paolo Odoli veneziano, e Pietro Antonio dalla Valtellina, dipoi abati arich’ essi,, poiché sotto il loro governo fu quasi perfezionata questa chiesa intieramente, non cliè il santuario, come pure alzata dalle fondamenta la sagrestia di grandezza proporzionata e corrispondente, la quale fu arricchita di argenterie, reliquiari, e sacri arredi d'ogni genere (243)- Ricorderemo ancora prima di descrivere gli altri altari che a’ Iati del santuario presso i quadri del Tintoretto vi sono due lapidi con iscrizioni in campo dorato: la prima cioè quella a parte destra dell’altare, è un Indul^-genza concessa da Gregorio XIII, l’altra a parte sinistra fa menzione della fabbrica del tempio, e del giorno della sua consecrazione fatta dal patriarca Francesca Vendramino la quarta domenica di gennaro dell’anno 1610 essendo abate Domenico Perozzi (25o). Un tempo nel coro vedevansi alcune statue di stucco fatte dal lo stesso lìamingo Brullè, prime sue opere in tal genere, e poco stimate, alle quali, altre statue furono poi sostituite d’altro autore (a5i). Nella chiesa poi verso la porta maggiore quattro statue si veggono rappresentanti i quattro evangelisti, le quali furono latte dal rinomato Alessandro Vittoria (25a).. Dieci altri altari, oltre al maggiore si trovano. Quello di s. Andrea è forse il più stimabile degli altri, i quali sono da tenersi in gran pregio. Esso è collocato alla destra dell’altar maggiore, e fu fabbricato dalla famiglia Morosini. Contiene alcune ossa di s. Platone (255). Rendesi considerabile per le macchie de’ suoi marmi, le quali per accidente formano tratto tratto delle figure regolari, tra le quali sopra una colonna un cristo (254). Presso questo evvi una porta che fuor di chiesa per un andito del convento conduce- Sopra questa porta, una iscrizione in marmo nero dinota che qui fu sepolto il cavaliere e procuratore di s. Marco Vincenzo Morosini, da cui la repubblica ricevette importanti servigi, morto nel i588 (255). Dall’ altra parte pur fuori del santuario evvi l’altare de’ santi Pietro e Paolo eretto dalla famiglia Bolani di pietra istriana, e fuori dello stesso altra simile iscrizione si vede inmemoria di Domenico Bolani, prima senatore, indi vescovo di Brescia, morto nel 1579 (256), Questa lapide viene ad essere dirimpetto a quella deltMorosini- Più ampii e veramente maestosi sono i due altari, che vengono a formare le due braccia della croce della chiesa, l’uno de’ quali a parte sinistra per que’ eh’ entrano in chiesa per la porta grande, è dedicato a santo Stefano, le cui ossa, come dicemmo, ivi giacciono (^5j) ; l'altro a s. Benedetto, e contiene il corpo dell’eremita s. Cosma a cui pure è dedicato (258). Questi due altari sono affatto simili di struttura, e di marmo greco, ed hanno quattro colonne molto alte per cadauno :