S. SEBASTIANO 160 della Scuola della Carità ove nostra donna piccoletta sale i gradini del Tempio ricevuta dal sacerdote accompagnata dagratiose dorme, ornate di vaghe spoglie e acconciature e di gemme col seguito de’ parenti. (Ridolfi T. I. p-137);quadro che tuttora conservasi nell’Accademia delle Belle Arti. Ma venendo all’inscrizione, Nicolo Cr\sso era figliuolo di Marco Crasso e di una figlia di Apolloniò Massa sorella del celebre medico Nicolò Vlassa. Quale delle li-glie ch’ebbe Apollonio Massa fosse questa, non so: imperciocché dall’albero della famiglia Massa comunicatori dal nob. ed egregio signore Angelo Zon, di cui ho detto nel voi. II. p. 427. 4a8, veggo che erano tre, cioè Lucrezia,Paola, Vicenza-, le due prime maritate in altri fino dal i5oo-5a, e la terza morta nubile. Comunque sia,è certo, che madre del nostro Crasso si fu una figliuola di Apollonio‘Massa, come apparisce anche dalla Cronaca mss. intitolata Le Due 'Corone, e che quindi egli era nepote-del dottor Nicolò Massa, il quale gli dirizzò il suo Trattato de venae sectione, e nel suo testamento i566 gli fa il seguente legato: ltem lasso allo exc.,c iris. Nicolò Crasso mio caris. parente et de mi quanto fiolo amado in segno de amor e per mia memoria una medaglia de arzento sulla qual vi è de relievo el testamento vecchio et novo figurati per ms. Abraamo etYsach menato al sagrificio et la passion de nostro Segrtor ms. lesu Cristo posto in Croce nel Monte Calvario. Nicolò Crasso datosi primieramente al foro, l’abbandonò per seguire le vie del mare mercatando, e narrasi dal nipote suo Nicolò, che non senza gloria la nuova carriera intraprese l’avo, avendo anche soprappresa una bireme di uri capo-corsaro, che con suoi ladronecci assai infestava il mare. Ma perduta un’altra nave che passava in Soria, e con essa le ricche merci ond’era carica,egli potè appena salvar la vita, e alla propria patria tornando si mise di nuovo nel foro con maggior gloria e con più di sicurezza nuove ricchezze acquistando. Matteo Franceschi nel dedicargli la Retto-rica d’Aristotile il loda non* solo come grande raro e maraviglioso arrengatore, ma anche corno-gran capitano nell'arte del navigare; dicendo : perciochè di ciò la scienza tenete et molte volte avete cavalcato per lo mare. E togliendo 1 obbiezione che altri potrebbe fare per 1 infortunio sofferto, prosiegue: Alcuno non mi faccia obiettione perchè la rea fortuna seguitandovi quando che voi dominando la vostra gran nave quella vi ruppe, ogni cosa de'leni suoi tollendovi et sopra ad uno scoglio ignudo mandandovi, perciocché cotale disgrazia non v’ha del sapere nè dell'isperienza privato..., la fortuna vi fracassò la nave, perciocché di quel caso non v’era consiglio. ... E poscia il loda per la fortezza d’animo così : quando tanta rovina nella Jacultà ricevesti fortissimo vi dimostraste, conciossiachè punto di animo non vi si vide mancare, anzi come che danno alcuno non havesti ricevuto con buon viso al foro civile incontanente ritornasti, dove che in breve tempo chiaro facesti il vostro valore che tosto dei maggiori patroni che nella república sono divenisti. E infine lodando la sua grandezza, dice.’ dimostrano la magnanimità de/Canimo vostro gli alti palagi et grandi edificii che have• te fatto; dimostrano la magnificenza li grandi conviti e l'altre gran spèse che usate fare. . . . oh quanto sete benefico, ajutate gli oppressi, sovvenite i bisognosi, ec. Ma è d’uopo anche leggere le parole che ne fa lo storico imparziale Natale Conti ( llist. Libro XXXI. p. 429-anno 1.180. ediz. 1189). » Fioriva, dic’egli, 1» nelle cause forensi in Vinegia Nicolò Crasso » cittadino Veneziano, nobile per l’antica slir-» pe, e gloria de i suoi maggiori, oratore inve- ii ro grave, acuto, e veemente, eccellente nel-» l’arti ingenue e liberali, spezialmente nella » scienza della ragione civile, per le quai doti » esterne ed interne, molto di grazia ed autori-» tà appresso l’ordine patrizio egli poteva. Ag- ii giungevasi appresso l’elegante ingegno dell’uo-n mo in perscrutare le antichità, il quale per » nessune, quantunque gravissime spese si ri-» traeva dal mettere insieme cose rare, e che » apportassero meraviglia. Fece il Crasso in cali sa sua fabbricare un gran Fano d’argento, con » larghi pezzi di cristallo, di ammiranda belìi lezza, dall’ingegno suo uscito e ritrovato, ove » s'adoperarono i più eccellenti in cotal professi «ione artefici d’Europa, per riporvi dentro » quasi in augustissimo tabernacolo, la santissi- 11 ma Eucharistia. Era questa macchina cosi » sottilmente e con tanto magistero fabricata, 11 cbe sciogliendo con incomprensibile artificio » moltissime fibbie o vide (comunque ti piace » di nominare) la disfacevi in minutissimi pez-»zi; e con tanta maraviglia era costrutta e fab-si bricata, che non solo per il gran peso dell’ar-« gente, e la gran copia di finissimo cristallo; » ma molto più per l’eccellenza della scoltura ” e la vaghezza degl’intagli, e per l’opra di » molti anni, eccedeva il costo di trenta mila