S. GEORGIO MAGGIORE 548 Ruzzini diede nel ìGzS al dello giovane Sanu-to il possesso temporale del vescovado Con-cordiense (P alla dio l. c. 277) Il Sinodo che tenne nel 1587 è intitolato: Coriòtitutiones Sy.-io-daini Goncordtenses. J'enetiis. Ab Hostio i58y. 4 libro raro, notato nel Catalogo de’ libri già posseduti da don Tommaso de Luca. pag. a5i. Furono ristampate, ed accresciute col seguente frontismi ciò : „ Matthaei Sanuti Concord. „ episc. Synodi dioecesis Concordiensis Con-,, stitutiones et decreta ann. 1687 promulgata, ,, addita in fine nonnullarum earundem con-,, stitutionum exornatione et ampliatione. an-,, no ìiga. Venetiis 4 >, Al Sanuto il Friulano letterato Giovanni Ralli intitolò il suo poema: he lagrime di s. jMiria Maddalena. Venezia 1.ÌS7 appresso Pietro Dusinelli. (Liruti Scritt. IV 49°)- ^ ritratto di Matteo Sanuto, di cui qui si parla, era in una pittura in cornu epistolae dell’altare della detta cappella de’morti. (Valle cap. 9). Oggidì non si vede. Matteo S.vnvto nipote del precedente fu figliuolo di Benedetto q. Pietro q. Benedetto, e nacque del 1535 da Laura Cappello di Giam-batista. Fino dal 2 dicembre i6i5 era stato nominato da Paolo V. vescovo d’Ippona nella Palestina ; e nel 1616 fu coadiutore nel vescovado di Concordia allo zio nel cui possesso, dopo la inopie di lui, cioè nel 1623, fu posto, come abbiamo detto. Mori del 1641, vir praestuns, dice l’Ughelli, heroicisque quibuscumque vir-tutibus egregie dotatus ; al qual Ughelli aveva il Sanuto somministrati molti documenti per la serie de’vescovi di Concordia. \1 Sanuto Silvestro Ravenna intitolò una latina storia scritta dj» Donato Casella sulla traslazione del martire ti vescovo s. Quirino, fatta pubblica colle stampe di Lorenzo Griffìo nel 1629; al qual vescovo Sanuto l’autore stesso Casella avevaia dedicata. Vedi il Lirut/IV. 362. Scritt. Friul. 22 10SEPHI ir IMP. I INTER SPLENDID A VR-RIS ORNAMENTA I D GEORGII COKNO-BIVM I VNA CVM FRATRIBVS AVGVSTIS | INVISKNTIS l ANNO MDCCLXXV. XI- GAL IVN 1 MONVMENTVM. Nel monastero, sul muro scolpita in marmo sopra la grande scala. Due volte l’immortale Gìvseppe II impera-dore onorò di sua presenza la nostra Venezia. La prima del 1769, la seconda del 1773. Benché la epigrafe non ricordi che la seconda, nondimeno darò relazione ancbe della prima traendone le notizie da alcune lettere manuscritte inedite di Nicolò Balbi senatore q. Tommaso. Nel venerdì 21 luglio 1769 l’imperadore giunse da Mantova a Verona alle ore sette ; smontò ad uno di quegli alberghi, e a piedi andò a vedere la Bra, e altri luoghi. Poscia servito in carozzadel primogenito marchese Canossa capitana nel reggimento Colloredo fu ad osservare il Castello e l’Accademia militare. Dodo il pranzo andò a veder la caccia del Toro (1) in quel celebre anfiteatro detto l’Arena, e la sera fu al teatro nel palco del Rappresentante, e fece visita a tre o quattro di quelle dame eh’ erano nei loro palchi La mattina del sabbato 22 detto è partito per Vicenza, ove fer-mossi pochi minuti ; di là per Padova ove fu a venerare il Santuario di s. Antonio (2). Venendo da Padova e tenendo la via della Brenta e di Mestre in una semplice goniola a quattro remi giunse in Venezia nel pià perfetto incognito nel sabbato stesso a mezz’ora di notte, e smontò alla locanda del Lion Bianco, a’san-ti Apostoli sul canal grande dirimpetto alla pescaria di Rialto. Benché nel Pregadi di quel iorno si decidesse che per dimostrare la pub-lica esultanza per la venuta di S. M. l’impe-radore sotto il nome di conte di Falchenstein si dovessero eseguire tutti gli spettacoli stabili— (1) Nell’ opuscolo Relazione degli scavi fatti nell' anfiteatro di Verona V anno 1818 presentata alla Commissione del pubblico Ornato da Bartolommeo co. Giuliari. Verona 1818, si trova riportata la seguente epigrage a p. 4° imp- caes. iosephvs. 11. p. f a. venationem tavrorvm MVJÌERE SPLEXDIDISS. CHR1STOPHORI M1NELII PRAET. AC PROPRAEF. STIPATO Q. Q AMPHI T. TER. MA" NIBVS PLAVDENTE P0PV. VERONE!». SALVTATVS SPECTAV1T LVBENS XII. KA. AVGVS. MDC CLXIX. BeN-NAS. HONTANARIO. PRAESIDE GEORG. SPOLVERINO. PRAESIDE. (2) Nell’ atrio della locanda dell’ Aquila d’ Oro in Padova vi è un Aquila ad olio con queste parole : gìvseppe 11. alloggiò in qvesta locanda anno mdcclxix mexse iylio dil xxii.