13 na, alla valentia dei suoi scrittori in meno di un alino si sparse per tutta l’Albania ed in molti luoghi dell’estero. Non eravi albanese di vaglia che non ricevesse il suo diletto «Ora e Maleve». Il Kempis della nazione colta. Non andò guari che pei suoi articoli frizzanti contro il governo, specie contro il prefetto della città, contro il partito opposto (articoli spiranti oraziana unzione) divenne il pane necessario dei crocci, delle famiglie, dei caffè, delle piazze. Più calma, più pensata, più poderosa era la stella del mattino «Hylli i drités», ma più sicura. Avresti detto di trovarti, in Albania a quei giorni, all’assedio di Verdun. L’«Ora» era una mitragliatrice che non cessava, l’«Hylli »un pezzo tedesco di 42. Tutti e due si accingevano a far capitolare quella fortezza maschia di Ahmet Zogu, che, sconquassato dai colpi, mai alzava la bandiera bianca della resa. Arrivato il tempo prefisso all’elezione dei deputati, si fece di tutto, da parte degli amici di Ahmeti, per ottenere la prevalenza anche nel circondario di Scutari: non si lesinò a spese, a denari, non si ristette ad accordare permessi, si spedì qua e colà messi, persone influenti a corrompere, a persuadere che si votasse contro l’opposizione. Anche questa, povera di mezzi, non se ne stette con le mani alla cintola per vincere e vinse davvero. La maggioranza dei deputati di Scutari riuscì per l’opposizione. Ma Scutari era sola; a Tirana era rappresentata tutta l’Albania. La popolazione erasi indotta a dare il suo voto al dott. Luigi Gura-Kuqi e compagni dietro le solenni promesse di ottenere il trasferimento della capitale a Scutari, l’esenzione dal servizio militare, (cosa che piaceva ai montanari) ed una equa partizione di imposte e così via. Venne il tempo di partirsene per Tirana : nella fiducia che tutto si otterrebbe, o entro pochi mesi si rinunzierebbe al proprio mandato, furono clamorosamente salutati i deputati e se ne partirono. Ma colà fino dalle prime sedute vi trovarono del duro. Tenzonarono per un anno e mezzo e fi-