3oj) quello indicato dal Sanuto; ma, se potrò, verificherò meglio la cosa. Frolle Reliquie che oggi si conservano nell'antico coro -della Notte vi è Brachium s. Georgii. ^119) Di tal cosa non c’è documento ; la dice V Olmo così: L’anno 1287 Gerardo Veneziano monaco Camaldolese forse perchè si fosse audacemente introdotto nella possessione aliena viene dall’Abate scacciato dai paludi (Libro 111. fine). (120) Non abbiamo la sentenza per esteso, ma è indicata così nel Chronicon: i5ix. Nico-laus Sagredo, Marinus Maripetro, et Iacobus Iusto judices per ducarios praecones inhi-buere, ne quis invitis monachi« s. Georgii majoris expiscareni, aucuparent in Paludi-bus caenobio subjetis, ab insula ipsa ad canale orpharium, atque a via qua ad Clodiam tenditur ad Euripum quem s. Servuli vocant. Non c’ è poi nell' Olmo il decreto del Senato i5i5, ma egli lo indica solo nel principio del Libro 1F. italiano. (121) Nemmeno di ciò hassi documento. Lo dice V Olmo nel detto Libro IV in principio. Non devo però tacere due altri avvenimenti del tempo dell'abate Dandolo. Il primo, che del i5o4 essendo venuto a Venezia Pietro figliuolo di Dionigi re di Portogallo, fu ricevuto con ogni onorificenza in questo Cenobio dall’ abate Dandolo . Vedi il Cornaro T. Vili. p. 165. e il Sansovino p. 161. il quale descrive l’ incontro che se gli fece : fu incontrato dal principe con 20 senatori fino a Mergara et menato al Bucenloro ch’aspettava a san Hieremia, fu accompagnato da tutta la città a san Giorgio Maggiore. Et poco dopo gli si fece un convito nella sala del Gran Consiglio dove intervennero 5oo gentildonne, i5o delle quali furono vestite d’oro con tante gioie intorno, che fu gran cosa a vedere. Mostratogli poi la città, l’arsenale, et le gioie fu accompagnato dal principe fino a Malamocco. E nel separarsi l’uno dall’altro, il doge mentre faceva le parole di ce-remonia, gli mise al collo un bellissimo pendente gioiellato di valuta di mille ducati, et consegnato il giovane a 25 gentilhuomini, andarono con lui lino a Chioggia. L’altra avvenimento si è che vestì abito di monacoin s. Giorgio noi 1511 Stefano Giustiniano che non volle accettare il ducato cui era stato eletto. La notizia abbiarnla nel C1j ronicon del monastero che sta nel capo 4 del Valle: Stephanus Iustinianus electus dux Venetiarum non corisentiens electioni fit monachus in S. Georgio. Nelle Genealogie di Marco Barbaro trovo : Stefano 1294 (q. Marin 1262. q. Giacomo 1202 ) Giustinian, fu senatore di gran bontà e valore. Esercitò molte ambascerie ; fu fatto dose dopo la morte di Pietro Gra-denigo del i3u, ma rifiutò il dogado e si fece monaco in san Giorgio Maggiore. Girolamo Priuli nel suo mss. inedito libro degli illustri patrizii Veneziani, ove parla della Casa Giustiniana ricorda Stefano Giustiniano ( non dice f. di chi ) cbe fu eletto doge di Venezia nel i5n in loco del doge Gradenigo, ma in capo a un giorno rifiutò il dogato e si fece monaco in s. Giorgio Maggiore. Ma il Priuli pone in dubbio la cosa dicendo : Io per non levar cosa alcuna alla verità e per non trovar di lui alcuna cosa nelle memorie pubbliche non dirò altro ad alcun modo, se non che se vi fu, questi sarà stato nipote per figliuolo di Stefano q. il Beato Nicolò q. Vittore Giustiniano. In molte cronache in fatti da me esaminate non veggo cotesta notizia, e aneli io ne dubito, tanto pài che fra i \i elettori del doge non entra uno Stefano Giustiniano ; vero è per altro che potevan eleggerlo anche fuori del 41. come fu di Marin 'Aorzi che in detto anno i5i 1 venne creato doge non facendo parte del \\. (122) Cornaro T. Vili. p. i63. e così pure il Chronicon. Del Dandolo qualche altra notizia vedi nel Cornaro (Ìndice p. 173.) (no) el Processo 111. avvi membrana 1316. i5. ottobre. Ioannes XXII p. p. confirmat omnes summorum pontificum ac omnes alias gratias per reges et principes et exemptio-nes . . . Viterbii. Octobris pontilicatus nostri anno primo. L’ Olmo fa la seguente indicazione nell'elenco delle carte del monastero 131 iì. 3. Novembr. l’iiilippus Tagliapietra abbas ivit ad Avenionem ad Curiam sunmii l’ontilicis ubi (quia, ut inquiunt tabulae, mandatum fuerat publice sub excomunicationis poena quod nullum negotium propo-neretur nec aliqui intrarentad Concistorium nisi Gallici vel qui haberent dicere aliqua de partibus Gallicanis ) protestatus est prò se per Avezutum ( forse) de Padua in Curia Romana procuratorem ne sibi fieret aliquod prejudicium dilacionis presentandi se. (*2^) A el Chronicon si legge fhilippus Tagliapietra Venetus patricius illi succedit ( cioè al