S. GEORGIO MAGGIORE aveva composta una la quale si legge a p. 547 delle sue Inscrizioni (Atoysii Novarìm (Jpu-scula, T. I. ) ed è cosi : memori ae . ¿etersae. TRlBVNl . MEMMll . QVl . B.EMP. VF.NETAM. INTESTINA . cinrn . contention ibfs . extf.rno . OTHONIS . IMF. BELLO . VEXATAM . VIAGITATAM . CFH . ANN OS . Xir. AVMIN1STBASSET . SOLERTIA . HAFD . FORTFNATA ■ MONASTERIFM . HOCCE . SA-I RFM ABDICATO. FRAETFL1T .PR1NCIPATFI . PER— MAGNISQFE . AFXIT . LEGATIS . OB11T . ANNO . DCCCCXCU. MONACHI . FNAN1MES . F. GRATIAS . AGENTES . PIETATI . E1VS . EXIM1AE . MDCX. Dell’ antichissima famiglia memta, o memmja, o memma, tutte le Cronache nostre parlano, e a stampa v’è il libro : Asiaticum l\ardum(seu Gens Memma, Gradonica et Delphina Petri Anto-nii Moti. Patavii 1684- tyP's Petri Mariae Fra ni botti in fol. Era essa anticamente chiamata Tribuna « Monegaria. Venne da Aitino ad abitare in Torcello, poscia passò in Rialto, secondo alcuni. Altri dicono che venne da Ma lamocco ove fu ascritta al Tribunato. Varie furon le Chiese fatte edificare da’Menimi , e fialle altre quella de’ ss. Ermacora e Fortunato detta s. Marcuola, nella cui contrada aveva domicilio antichissimo ; e il doge stesso di cui veniamo a ragionare, atteso che il Palagio ducale s’era abbruciato, abitò sempre la casa a s. Marcuola, come nel Sanuto ( col. 4^6). Tribvno memmo fu figliuolo di Andrea, secondo Cappellari ; ma negli Alberi di Marco Barbaro non si sa la sua paternità, essendone escluso. Eletto venne a doge nell’anno 979» e quanto ricco era, mostrossi altrettanto inetto a reggere la ducea. Insorse al suo tempo discordia tra molte famiglie , e spezialmente tra quelle de' Moresini e de’ Caloprini. Il doge inclinava al partito de’ Caloprini ; quindi preso animo Stefano Caloprino, uniti i suoi figliuoli, attaccò i Moresini, e ne uccise Domenico in s. Pietro di Castello. Intanto il doge nessuna misura prese contra gli uccisori , e invece avendo saputo che Ottone II. impera-dore dall’ epigrafe nominato, era in Verona ( anno g83. Ved. Ann. Murat. ), e volea rompere i patti co’ Veneziani per la morte data al doge Pietro IV Candiano , inviogli ambasciatori Pietro Moresini monaco, DadoaroNoe-li, e Pietro Andreadi tribuno onde placarlo ; »uà nulla se ne ottenne. Continuando però le Clvili discordie, il doge che prima era de’ Canopi ini si rivolse al partito de’Moresini. Allora Stefano Caloprino corse a Verona con Orso B'a’doàro , Domenico Selvo , Pietro Tribuno , 4o5 Giovanni Bennato, o com’altri dicon, Benedetto, ed altri de’suoi, proponendo ad Ottone di ajutarlo se volesse impadronirsi di Venezia, facendosi però promettere che ne sarebbe doge esso Stefano. Ottone accettò la proposizione; strinse di crudele assedio la città; il doge non fu forte abbastanza per opporvisi ; il popolo sollevato corse alle case de’ ribelli e le saccheggiò; e la cosa sarebbe riuscita assai male, se per la morte di Ottone in quellanno 980 avvenuta, non avesse cangiato d’aspetto l’orrendo apparato; imperciocché i ribelli fuggiti ebbero gran mercè a ricoverarsi appo A-delaide imperatrice, pregandola a far si che il doge e la nazione loro perdonasse. Così fu : ina il ritorno de’ Caloprini in patria destò ner Moresini l’antico odio e la dolorosa rimembranza dell’ucciso Domenico ; e un giorno, mentre tre figliuoli di Stefano (già morto) uscivan del Palazzo per montare in barca e recarsi alle lor case, vennero assaliti da quattro de’ Moresini, e trucidati. A tanto delitto il doge non si scosse; il perchè acceso d’ ira il popolo sollevossi contra di lui; il depose, e il costrinse a vestire divise monacali, e ciò fu nel 991. Dicono però alcuni che non fu astretto il doge, ma che sentendosi gravemente infermo, rifiutò di sua volontà il dogado, e ritirossi nel cenobio di santo Zaccaria, vestendo per sua devozione abito di monaco. Dopo sei giorni del suo ritiro venne a morte e fu in quello stesso cenobio seppellito l’anno mede-smo 991. Sotto di lui si continuò la fabbrica del Campanile di san Marco;ed aveva spedito Maurizio suo figliuolo a Basilio ed a Costantino imperatori per ottenere qualche posto d’ onore ( ut congruam ntque honorabilem se-dem obtineret ); ma non si sa se l’abbia, o no, ottenuto. (Queste cose si hanno da presso che tutti gli storici nostri, e fra questi dal Sagomino (p.76), dal Dandolo (col. 218) dal de Monacis ( p. 73 ), dal Sa nulo (col. 465. 466 ), e dal moderno Filiasi in varii luoghi che già appariscono dall’indice (Voi. VII. p. 270. 274). Dalla sor praesposta condotta di questo doge risulta non veritiera del tutto la epigrafe che illustro, la quale sembra far di lui un eroe; e il Dandolo, e quell’ Historiographus quidam ch’'egli cita, e che è senza dubbio il Sagomino, giustamente dissero che il Memmo hcct seculari solertia carerei maximis ¡amen fortunae copiis exu-berabat. ¡Non fu veritiera nemmeno nel dire che hanc ilfsvLAM jioNACHVs incolvit , giacché