j7o S. CECRGIO MAGGIORE La facciata interna della chiesa, oltre alla porta maggiore, è occupata da tre monumenti ; uno sopra di questa è il sepo'cro del doge I eonardo Donato morto nel i6>2 con iscrizione in sua lode, la cui vita fu particolarmente descritta da Andrea Morosini (271 \ Sopra di tale monumento osservasi una nicchia rotonda con un quadro della Madonna dipinto da Tizianello (272). Nella navata a parte destra è l’altro sepolcro di Lorenzo Veniero procuratore di s. Marco, e generale glorioso della repubblica contra i turchi, eretto l’anno 1667 (275). Alla sinistra è la tomba del doge Marcantonio Memmo morto nel 1615 (27^). Anche questi monumenti sono, ricchi di marmi e d’ iscrizioni, ed hanno, come quello di mezzo, il mezzo busta scolpito degli uomini grandi a’ quali appartengono. Nè sarà fuori di proposito il riflettere, che in questo tempio simili monumenti non solo non guastano, ma piuttosto abbelliscono la simmetria del medesimo, laddove assai di frequente ia altre chiese veggiamo il contrario. La facciata esterna eseguita sul modello del Palladio è ben corrispondenfe alla interna magnificenza (275). Stannovi quattro grandi colonne d’ordine composito reggenti la vetta, sopra cui si posero, molti anni dopo la morte del Palladio, cinque statue di marmo scolpite da Giambatista Albanese da Vicenza. Avendo poscia un turbine fatto precipitare quella di mezzo, ne fu sostituita un’altra di Antonio Tarsia. Altre due statue a mezza la facciata si trovano in due nicchie, l’una di s. Giorgio e l’altra di s. Stefano lavorate da Giulio dal Moro veronese (276) ; e vicinamente tino per parte i due già mentovati sepolcri d’ ordine corintio de’ dogi Tribuno Memmo e Sebastiano /iani co’loro mezzi busti scolpiti e colle relative iscrizioni (l'jy'ì. Tali furono l’opere al compimento delle quali con sommo fervore applicossi l’indicato Iacopo San Felice bresciano abate di s. Giorgio, il quale inoltre al per-fezion.imento d’altre fabbriche attese : e continuò la nuova infermeria in quell’ angolo eh*è prossimo alla Giudecca. Questa era capace di contenere cinquanta e più ammalati comodamente. lira illuminata da quattro grandi finestre alla parte di tramontana, e da due a quella di levante. A lata d’un lavello di fini marmi v’era un finestrino per cui dalla cucina spo'gevansi tutte le cose necessarie. Non mancavano, in questo luogo delle pitture di qualche pregio. Dal refettorio dell’infermeria al suo dormitorio passando^ vedevasi questo tutto fatto a volto, avendo a capo un bel poggio di ferro co’ suoi finestroni rhe guardavano il sottoposto giardino* e da lungi il lido di Malamocco. Questo dormitorio aveva dieci camere, cinque per parte, ad uso appunto degli infermi, con tutti gli arredi necessarii al bisogno Sicché portan-dovisi i monaci, o i serventi ancora del monastero, trattati con eguale carità, trovavano quanto ragionevolmente potevano desiderare per diminuire gl’ incomodi della vita. Alla parte destra nel principio del dormitorio eravi una cappelletta pei convalescenti adorna d’altare di fini marmi, e di particolari abbondanti suppellettili. Discendendo poi dal refettorio dell’ infermeria per una piccola scala di pietra an-davasi alla specieria del monastero, spaziosa, illuminata da due grandi finestre, tenuta con indicibile pulitezza, e magnificenza, ricca poi di bei vasi di maiolica, di ^er'e porcellana, di vetro, e di bronzo. Da questo luogo si soccorrevano generosamente abati Mohi poveri infermi della città di Venezia. j,xxxvii A Iacopo San Felice sottentrò nel 1604 Davide Cataneo padovano, il quale rifece quella parte del domitorio del convento, eh’ era stata rovinata da un incendio accaduto nel 1^69 (278). Questo dormitorio è di tale ampiezza da destar maraviglia, sembrando piuttosto opera fatta ne’ tempi di Roma antica fiorente, che nei moderni. É pur tutto a volto, alto piedi 38, largo dieciasette e mezzo, lungo tre-centosettanta. Ha ventiotto camere alla parte di levante, e ventisette a ponente. Viene illuminato al di sopra da sette finestre quadre per parte. Nell’estremità a levante guarda verso la riva degli schiavoni per tre grandi finestre ed un pergoloj in quella a ponente sopra il terreno ove trovavasi 1 orto a’ giorni nostri ridotto a prato. V i si vedeva un gran quadro rappresentante l’Arcangelo Michele che caccia i peccatori all’inferno (279).