— 40 — 11 primo quando arrivò Moharemi a Shala prese il volo per le selve e per i monti, poi fidandosi sulle parole melate di Nue-Zadiku, braccio destro e consigliere di Moharemi, piuttosto di vedere vagare per inospitali lande raminghi suo padre, i suoi fratelli, la sua donna con un bambino si consegnò. Tradotto nelle carceri di Scutari fu giudicato alla impiccagione che fu effettuata nella cosidetta «Fusha e drùvet». Non gli si negò l’assistenza spirituale di un sacerdote. Questi fu p. Giuseppe Lochman O. F. M. Mori con sentimenti cristiani; passò da questa vita da eroe, non diede segni di sgomento in faccia alla morte. Dopo qualche mese il cadavere suo fu trasportato a Shala e gli si fece un pianto pubblico di una settimana, cui presero parte tutte le tribù dei Dukagi-ni. Il suo nome durerà quanto la nazione sua: è posto nei canti popolari. Il secondo accusato dì cooperazione alla morte di Feriti, fu assolto per inesistenza di reato e dimesso. Un dì prima che arrivasse Man-Arifi a Shoshi, Vass-Kiri, Nok-Geloschi, Lek-Marashi e compagnia stavano qui e dopo d’allora dandosi ai monti presero il nome di Kociak (rivoluzionari). Moharemi diede principio al suo agire col far tirare all’aria sopra le ville della tribù delle cannonate. Era suo costume. I cannoni stavano sul colle di Dardha e indirizzarono le loro palle sopra la chiesa parrocchiale verso sud. A capo dei cannonieri stava il tenente Gio-Fusha, che veniva a cancellare la vergogna della sconfitta avuta presso Alessio nella campagna dell’opposizione contro Tirana. Dato il segno suddetto, disperse quei 4000 uomini che aveva per le ville di Shoshi, Kiri, Gioani, Planni e Temali. Le mitragliatrici erano collocate nella villa di Ndreginai. Da notarsi: I mitragliatori erano Cerkez Circassi o caucasiani. Tutti vestiti di rosso cardinalizio a largo taglio con berrettoni alti nei^ alla russa. Si fece la perquisizione delle armi per le case. I so-