S. SEBASTIANO fondo oppure da spendere nella Jabrica ; col-l’obbligo a’frati di una messa quotidiana. E siccome non voleva esser sepolto nell’arca comune a’ suoi parenti, (vedi num. oo) che fabbricò di fuori della cappella: cosi del 1Ó44 agl* 8 di settembre ottenne da mons. Giovanni della Casa nuncio apostolico inVeneaia di poterai momento di sua morte, esser invece sepolto sotto la predella dell’altare. In questa cappella per la parte statuaria lavorò, come vedremo, il Vittoria; e per la parte di scalpellino sembra che v’ abbia posta mano quel mistro Antonio de Ga* zin o Gasin di cui ho registrato il nomenell’E-lenco dato nel proemio; leggendosi sotto l’anno i555. 18 giugno, che tanto m. Antonio de Gazin tajapiera a santo Vidale quanto Ilie• ronimo de pozo tajapiera futi doi chompani promettono di far gli scalini nella chiesa di pietre rosse come li fecero nela Cape/a del alarissimo m. Marchant. Grìmanì. Fino all’anno 1822 stette attaccato il pulpito all’angolare pilastro di questa cappella; ma allora fu levato l’ingombro; e il pulpito oggidi è portatile. M arcantonio Gbimani della contrada de’ ss. Ubaldo ed Agata fu figliuolo di Francesco detto Scipione q. Pietro, e di una figlia di .Andrea Diedo q. Antonie. Nacque del i484- Nel i5io ammogliossi in donna Beatrice Tron di Pietro (Alberi Barbaro). Fu senatore chiarissimo. Fin dal i558 epoca della guerra col l'ureo manifestò eloquentemente in senato la sua opinione a favore della pace che dal Turco stesso veniva offerta; se non che preponderò il voto che si dovesse mover la guerra e che perciò si sottoscrivesse una lega contra i Turchi (Morosi-ni V. 49s) Savio era di Terraferma nell’anno stesso quando fu incaricato di visitare a nome pubblico il generale Vincenzo Cappello ritornato dall’armata per malattia (ivi. 558), eLcn-go Commentarii. (Lib, I. 79. 115.267.) Del 1552-55 iu a Padova podestà, e sotto del suo regime vacii adornamenti si fecero in quelpre-toriale palazzo, come pure nel palazzo del ca-pitanio ove leggesi il suo nome Marcvs Ant-Gkimanvs Pat. Praetor anno i552 (Orsato. .^9. Salomon. 484. 5io). Nel i555 eia stato ballottato a Doge; e finalmente nel dì primo febbraio 1564 v- 'n luogo di Andrea Cappello ebbe la veste procuratoria de Ultra (Corcnelli. 91.) IVI ori un anno appresso, oicè del i565 (m. v.) a’ 25 di febbrajo come dall’epigrafe, avendo malamente il Falfero copiato zi. martii invece di v. kl. siaivtii, e fu seppellito sotto la predella 1S7 dell’altare, come ne aveva ottenuta licenza. II suo Testamento è in data 21 settembre 1558; e tanto da questo, quanto dai codicilli i564. 24 marzo, e i565. a febbrajo (m. v.) risulta quanto gli stesse a cuore lo adornamento di questa cappella eh egli stesso chiamava un giojello, e quanto abbia operato a pio della chiesa per la fàbbrica, e a pio del monastero per lo accrescimento delle rendite. In sostanza dal complesso di questi atti si ha, ch’egli ordina gli sia fatto un deposito, e le due figure di s. Marco e di santo Antonio,- che vi si ponga un epitaffio con poche parole e succintamente narrando del tutto la verità ; che appena morto, si tolga subito la copia del suo ritratto marmoreo qual ha messo nella d. cappella, et sia dì bellissimo marmoro ; qual copia abbia continuamente a restar in casa sua. Frega i Procuratori di s. Marco de Ultra a prendere in cura e protezione cotesta sua cappella, e invigilare che i frati mantengano gli obblighi assunti colla carta 27 dicembre 1664, colla quale loro si consegnano le dette statue de’ santi ed effigie del Gri-mani, un cesendcllo bellissimo intagliato d’un bellissimo lavoro moderno, tondo, e tutto dorato d'una grandissima fattura con due arme Grimane, due grandi candelabri, ed altri oggetti inservienti all’uso della cappella, contraddistinti collo stemma Grimani ; fra i quali si nota un coltrino di tela dipinta colla figura di Christo passo; il tutto del valore di 700 e più ducati d’oro. Ordina poi caldamente che i frati non lascino invecchiar la fgura del nostro Signor Jesu Christo; che non s’incaroli, e che col consiglio de’periti lo s’impedisca;e quando non si trovasse rimedio a ciò, che se ne facci piuttosto una di mormoro bella e devota, anzi che star senza. E se per qualche accidente la figura e le statue e il suo ritratto avessero a patir danno o per destruzione o per ruina del monastero 0 per qualche altra cosa, vuole che dette f%ure assieme la sua statua sieno tutte levate da dove sono e peste nella sua Procura tia de Ultra in parte henorata di essa e custodite. La fgura sopraddetta è Cristo che porta la Croce, di cui parla il Moscliini p. 3i5, essere attribuita a varii pittori; nè dalle carte del monastero si rileva di chi sia veramente-Quan-to alle statue di s. Marco e s. Antonio furono eseguite nel i5G4 dal Vittoria che ci pose il suo nome. E in quest’anno pure ha eseguito il ritratto in marmo col motto: maro. ant. crjm. p. si. PRCcvRAion BENFBEHms; il nome del quale