5/ SAN GEMINIANO Tomone del libro: La repubblica e i magistrali di Vinegia di ni. Gasparo Contareno notamente fatti volgari. In V inegià per Baldo Sabini i'anno M. D. LI. 8.— 4- del i56i. intitolandosi Lucchese il Tatti diede fuori il litro dell’Agricoltura di cui ora si ¿parlato — 5. del 156a abbiamo l’opera di Pietro Bairodi Medicina o tradotta o pubblicata dal Tatti; descritta al nuni. 14. Ora di queste cinque cose, tre sappiamo di certo essere del Sanso-vino col nome del Tatti; imperciocché quanto allrAgricoltura dice egli stesso nel suo Secretano (1. c.) di averla data fuori sotto nome di Giovanni Tatti ; e quanto al Bairo e al Riccio, siccome il Sansovino dice nel luogo citato, di avere tradotto e l'uno e l’altro, e siccome altra traduzione nè dell’uno nè dell’altro si trova, tranne questa, che reca il nome del volgarizzatore, Tatti, cosi sembra potersi conchiudere che anche di queste due sia egli l’autore. E per giusta conghiet-tura si potrà dir parimenti che le altre due cose, cioè la dedicazione del libretto del Contarini, e la traduzione del Postello sieno anch’esse fatture del nostro Sansovino sotto il cognome di Tatti; cognome vero di sua famiglia, come abbiam detto parlando di Jacopo Tatti suo padre. Qual poi fosse il motivo per cui sotto altro nome si nascondesse, non si saprebbe di leggieri indovinare; forse . per fuggire ledicerie de’critici, perchè (quanto alle edizioni del Riccio e del Postello)de\ i545 avendo Francesco soli anni'22 troppo giovane fosse ed inesperto a ben tradurre ; forse per non far conoscere a suo padre che i suoi studii eran diversi da quelli in cui egli a-vrebbe desiderato che il figlio s’occupasse, cioè ne’Iegali, anziché in quelli di belle lettere o di storia ; e quanto alla traduzione del Postello potrebbe anche essere che avesse avuto qualche riguardo il Sansovino di porre il suo nome, attesa la perduta fama del Postello medesimo, che fu già posto fra gli autori dannati nell’indice di Roma; e del quale vedi l’articolo Postel nella Biogr. Universale. Se poi esistesse in fatto o in Venezia o in Lucca, o in Firenze un Giovanni Tatti a quell’epoca, è cosa parimenti che non saprei assicurare; ma potrebbe essere, mentre il Casato Tatti sussisteva ; e ad un Giovanni Tatti il Sansovino fa dirigere una Lettera scusatoria di contesa, inserita a p. 102 tergo del Segretàrio ediz. citata; e similmente un Domenico Tatù come uomo dottissimo nel- la lingua greca et latina si nomina a p. 107. dello stesso libro; i quali nomi e porino essere fantastici, e ponno anche essere veritieri , e inseriti dal Sansovino nel suo Secretai io onde porre in chiaro i meriti di alcun suo congiunto. Il Negri negli Scrittori Fiorentini non fa menzione di Giovanni Tatti, ma bensì di un Prospero figlio di Domenico Tatti ec. di cui anche il Moreni. Si avverta di non confondere questo Giovanni Tatti conGiovan-ni Tatti, o meglio Tatto, oTazio com’egli si infitola ne’suoi libri contemporaneo che è ricordato anche dal Doni nella Libreria p.25 ediz. i58o. come Tatti, e che scrisse dell’O/ timo Reggimento Pretorio. Venezia. Senese 1564. 8; l'Immagine del Rettore della bene ordinata Città. Venezia. Giolito e della Istituiione del Cancelliero. Ven. Giolito 1573.8, il quale era, come s’intitola, Giu-stinopolitano, e serviva per cancelliere ne’ Reggimenti de’Veneziani in Terraferma,come si deduce dalla dedicazionea Marino Pa-squaligo del primo libro suindicato. Di questo 'Patio o 'Tazio fe motto anche lo Stanco-vich (Biogr. Uom. ili dell'Istria voi. II. p. 102), e alire cose di sua famiglia si potrebbero aggiungere cavandole dalla prefazione a T'ito 'l'atio suo figlio premessa al Cancelliero. So. Agricoltura tratta da diversi antichi et moderni scrittori dal sig. Gabriello Alfonso d'llerrera, et tradotta di lingua spagnuola in Italiana da Mambrino Roseo da Fabriano. ec. In Venetia appresso Valerio Bonelli. MDLXXVII. 4- Francesco Sansovino dedica ad Antonio Dotto gentiluomo Padovano, avvertendolo che non si maravigli se in questo libro troverà vocaboli non così regolati et secondo la buona lingua Thoscana, giacché chi lo scrisse è spagriuolo, e chi lo tradusse usò la lingua natia, cioè la Romana moderna o Italiana comune; e soggiunge che se al Roseo ha paruto di usar la lingua in così fitta traduzione a suo modo, esso Sansovino sarebbe troppo ardito a metter la mano nell'altrui biade. Il libro fu ristampato nel 1Ì92 appresso Nicolò Polo, dopo la morte del Sansovino, e si è ritenuta ia stessa dedicazione. 3t. Boccaccio Giovanni. Il Decarnerone di M. Giovanni Boccaccio di nuovo emendato secondo gli antichi esemplari, per giudizio et diligenza di più. autori, con la diversità di molti testi posta per ordine in margine, et