Serie degli aiuti LXVI LXVII LXVI1I LXIX J.XX LXXI lxxii LXXIII a6/f s. GEORGIO MAGGIORE medesimi, e questi vendettero loro quell'angusto spazio di terra per quattromila ducali, somma che anche in oggi sarebbe affatto eccedente il prezzo reale. Ma essi seppero prevalersi della propizia occasione. Riacquistato quel fondo i monaci fecero subito demolire una casa, ed un’altra fabbrica soprastante, e per di cui cagione era nata principalmente la controversia. Ne gettarono a terra alcune altre sparse per l’isola onde dar capo alla facciata di quella chiesa che oggi si vede, e affinchè nulla ne togliesse la prospettiva (199). Basilio Mantovano fu creato abate dopo di Gregorio nel 1057(200); poi Iacopo Milanese nel 1542 sotto al quale vedevasi negli atti abbaziali questa precisa annotazione : Marinus Grimani Voriuensìs epi-scopus et cardinalis derelìnquit libros innumeros bibliothecae s. Georgii, quae res effeclum non obtinuit : nè la ragione m’ è nota ; vi è poi aggiunto. Teslamentum suum Placentiae inter sacras canonicorum aedes composita (201 ). Nel 1047 fu eletto abate Stefano da Novara, il quale ebbe in dono dalle monache di s. Catterina di Venezia un braccio di s. Ilarione; trasportato da Cipro da Nicolò Michele il dottore già consigliere in quel regno (202). Fu abate dal 1551 al i554 Girolamo Scrochetto da Piacenza. Nel 1 ">54- di nuovo Stefano da Novara. Nel 1 ">55 Innocenzo pur da Novara morto nel 1558, come precisamente era registrato, non prima, come asserisce il Wion. Nel 1558 successe Ambrogio Milanese ommesso dal C.ornaro (200), e nel i55g tornò Girolamo Scrochetto. Fu questi che compì il cenacolo, o vogliamo dir refettorio, ove fu dipinto il bellissimo quadro dello Nozze di Cana, da Paolo Veronese, di cui abbastanza disse lo Zanetti (204.). Durante il governo dell’ab. Girolamo Scrochetto non solamente fu eretta questa magnifica fabbrica del refettorio, ma si fecero costruire ancora le foresterie, e le cantine, delle quali opere tutte fu architetto il famoso Palladio (2o5). Dal chiostro degli Allori si entra in un vestibolo perfettamente quadro, tanto alto quanto è la facciata stessa del refettorio, ove bellissimo quadro stava e grandissimo di Federigo Cervelli da Milano rappresentante la strage degli Innocenti, ma fu guastato dall’umidità (206). Non si fa scala per entrare nel vestibolo, ma è piantato parallello al chiostro. Ha quattro porte, due per ciaschedun lato, ed una larga scala nel mezzo di quattordici gradini. Ascendendo, vedesi dirimpetto l’altissima porta del cenacolo, ma si passa prima ad altro vestibolo per mezzo di una porta di ampiezza uguale a quella del Refettorio. Ivi a mano destra trovasi la cucina , a sinistra una scala conducente al convento superiore. A’ fianchi della porta dello stesso refettorio ci sono due magnifici lavelli di marmo veronese (207) ov’erano incassati due quadri uno dinotante Cristo in atto di parlare colla Samaritana, altro Giacobbe con Rachele. Ne furono poi sostituiti altri due di Giambatista Langet-ti (208). Il portone del refettorio di noce ornato di bronci è dell’altezza di piedi 19 e della larghezza di dieci. Il refettorio poi è lungo piedi 95, largo 00, alto 48. Il tetto è a volti con un cornicione di pietra. Ha otto finestre assai grandi, quattro per parte. Le tavole, le sedie ec. erano tutte di noce; luogo distinto trovavasi per l’abate, e per li superiori; sopra la mensa dei quali era collocato il sopraddetto quadro di Paolo Veronese, del quale diremo eziandio che chiesero copia dei re di Francia , e di Spagna, dei principi di Fiandra e d’Italia (209). Anzi tanti erano gl’incommodi sofferti dai monaci per lasciarlo copiare da questo e da quello, che determinarono nel loro capitolo tenuto l’anno 1706. il giorno 17 decembre di non concedere più ad alcuno tal favore fuorché agli ambasciatori dei principi se 1’ avessero domandato. Evvi pure nello stesso cenacolo magnifico pulpito di pietra veronese posto nel mezzo de quattro linestroni alla parte destra, donde un monaco, secondo la regola, doveva leggere durante il pranzo. Nella parete interna del luogo stesso sopra il portone il medesimo Pao!o dipinse due angdi a guazzo (210). Le foresterie poi furono formate di cinque camere superiormente, e al di sotto di tre sale frammezzate da una camera (211). Nel 1062, tornato a Venezia il celebre Bernardo Navagero cardinale, già legato