694 eziandio colla rirordazione delle cose passate, e colla cognizione delle cose posteriormente apprese, correggendo a voce anche que’difetti de’quali egli stesso diceva non andar immuni le Opere sue. Lui morto non rimangono che queste. Tale osservazione è ad applicarsi anche a tutti i vecchi Veneziani dotti spezialmente nelle antiche patrie storie e costumanze. Essi vanno morendo, e i giovani, benché istrutti, non ponno rimpiazzarli degnamente. I vecchi videro, e i giovani leggono. Inoltre il Moschi-ni non lasciò inedite opere di tale importanza che valgano a riempiere, almeno in parte, il vuoto che trovasi per la sua morte. La Guida dì Murano, e quella per il Seminario Patriarcale, ch’egli in questi giorni aveva rifatte per pubblicare, non sono cose del tutto compiute. E le molte operette consistenti in orazioui funebri, viterelle, elogi, panegirici, prediche ed altro, che in varie epoche dettate aveva più per esercizio accademico, o in occasione di alcuna solennità , di quello sia per proposito di storica erudizione e di critica, egli stesso innanzi la morte volle tutte mandar fuori di Venezia alla Congregazione di Somasca di Roma, cui egli per istituto e per sentimento apparteneva; il perchè nè meno queste memorie, che sarebbero sempre riuscite a noi carissime, ci rimasero. Se vivente, come ho detto, fu utile e benefico, volle esserne anche in morte, e col Testamento 17 giugno 1807 lasciò al Seminario i libri, i mss. le stampe, le medaglie, le raccolte di monete . e ogn’ altra cosa che possedeva, tranne ciò di cui a parte dispose. Cioè, alla Biblioteca de’Riformati di S. Michele di Murano tutti i libri doppi e collezione delle edizioni di Tommaso da Kempis ; a Sua Fminenza il patriarca la Tabacchiera che fu al Moschi ni donata dall’ Imperatrice madre ; al Municipio di Bassano il ritratto del loro cittadino Giambatista Novelli, dipinto da Aurelio Luini ; al conte Domenico Michiel il quadretto dì Paolo Veronese con il portar della Croce ; al conte Pierfrancesco Giovanelli il quadro Guercinesco con S. Francesco ; al conte Michele Grimani 1’ altro colla spiegazione de’sogni di Giuseppe di Bonifacio. Col codicillo poi 3 giugno »84°, lascia a’sud-detti Padri Riformati di S. Michele la collezione di Lettere originali di varie epoche e di varii autori colla prescrizione che prima che passati siano quindici anni dall’ epoca della morte di esso Moschini, i Padri suddetti non possano darle a vedere e ad esaminare a chi- CORREZIONl E GIUNTE chesia per ragioni di tante convenienze. Lascia al conte Giovanni Correr il quadretto bislungo di Bonifacio con Baccanale; al dottore Agostino Quintavalle il Ritratto dell’Ariosto, copia di Tiziano; e lascia a me pure una memoria con tali dolcissime parole : Lascio al mio sempre costante amico Emanuele Cicogna il quadretto con paesaggio, lavoro del Milani. E a Monsignor Canonico Pietro Sejfer, e al Rettore don Giov. Zaros, e al Vice-Rettore don Pietro Chiolin e al professore d. Antonio Visentini, legò altre memorie. Di lui parlarono fino ad ora il Gondoliere »5 luglio 1840 num. 29; la Gazzetta Privilegiata 18 luglio 1840 num. 162. Ed affettuosa Orazione funebre gli recitò nel Tempio della Salute il confratello suo e professore Antonio Visentini ,■ la quale colle stampe di Giuseppe Antonelli fu fatta nello stesso 1840 di pubblico diritto. Non tacerò che 1’ amico di Monsignor Moschini l’erudito uomo Davide Weber pochi di appresso la morte di quello donò al Seminario Patriarcale una tavola di marmo pario rappresentante il Ritratto fedelissimo del Moschini eseguito già in plastica nel 1826 dal professore di Roma Ri-natdi e scolpito in detto marmo dal professore Gaetano Ferrari di Venezia. Da questa tavola di marmo l’ingegnere Casoni ed io abbiamo fatto cavare tre bronzi similissimi, 1’ uno da me posseduto, 1’ altro già dal Moschini, e il terzo dal suddetto Casoni. Dietro tali bronzi hannosi le lettere P. C. D. E. A. C. F. I. V. L. A. M. DCCC. XXXIV. cioè per cura di Ern-manuele Antonio Cicogna fuso in Venezia l'anno 1834. NELLA CHIESA DI S. AGNESE. Vol. I. pag. 197. e voi. IV. pag. Negli ultimi anni dello scorso secolo XVIII questa Chiesa venne totalmente ristaurata con cambiamento dell’antica decorazione architettonica secondo il disegno dato da Francese» dal Peder, o dal Pedro , Proto alle fabbriche delI’Arsenale ; titolo che dopo la caduta della Repubblica cambiò con quello d’architetto del-I’ Arsenale. Il ristauro però non potè essere condotto a compimento causa le politiche vicende alle quali tenne dietro la soppressione delle Chiese giudicate superflue.I fratelli conti Cavanis comperarono questa Chiesa e sue adja-cenze, cioè sacrestia ed area su cui ergevasi il Campanile, nel 1889 mediante asta pubblica. Ora questi benemeritissimi sacerdoti la riaprono per servire al loro istituto , che sarà