SAN GEMINIANO io3 va. Ivi per Orlando ladra. La dedicazione è in laude della casa Cornara, datata dalla oscurissima prigione Leoncina di Padova a Ili XV. aprile MDCXV. \ 2. Il Quadrio (II. 294) registrando questo libro dice cbe l’autore fu nobil Veneziano, e che per gravissimi delitti appostigli inquisito capitalmente stette d'intorno a cinque anni in uno de'camuzzoni di Padova detto la Leoncina, onde poi usci innocente. Ma il Quadrio erra perchè il Cavalli era veronese, parola cbe trovo manuscritta in un esemplare di queste Rime esistente nella Marciana ; e a provare eziandio ch’era veronese concorrono varie poesie di altri a lui dirette e premesse alle Rime; fra le quali Rime è un sonetto a p. 38 indirizzato & Giovanni Cavalli patrizio veneto podestà di Vicenza, in cui l’autore augura che diventi generale dello stato veneto come già fu sua eccellenza il sig. Giacomo di quel ceppo et del ceppo et colonnello dell'autore qual fu quello che per valore d'armi hebbe la nobiltà veneta (cioè Jacopo Cavalli che per la guerra di chioggia fu ascritto riell albo de’nobili 1381.) Promette l’autore altre due parti di Rime, ma non credo che sieno uscite. Dice poi egli stesso ch'era da quattro anni per gravissimi delitti in prigione (essendo innocente) colpa di suo padre. Abbiamo però perduto assai poco nell’es-*er privi dell’altre due parti di Rime, perchè a giudizio anche del Quadrio (1. c.) malgrado gli elogi degli amici ch’egli stesso volle premettere, molto male sapeva far versi — Di lui quand’ era tuttora in piigione abbiamo eziandio: Rime inventate da Francesco Cavalli nella prigion Leoncina nella partenza dell'illustre sig. Gio. Battista Foscarinì digniss. podestà di Padova et dell' eccelle n-•tiss. sua corte. In Padova per Giambatista Martini 1614. 4 Opuscolo cui va innanzi un madrigale di Alvise Mia ni al molto illustre sig. Francesco Cavalli (autore^) ceppo d'invitti illustri e chiari eroi — Finalmente di questo Cavalli trovo due sonetti a p. XXIX e p. XXX del libro: L'urna d’oro colma delle sovrhumane lodi delli ili."'' ss. Rettori di Padova i signori Gio. Batta Foscarino et Antonio Barbaro con harmoniciencomiidai più canori Semidei di Parnaso celebrate.Padova appresso Gasparo Crivellari 1614. 4. 2. Francesco Cavalli veneziano fu maestro celeberrimo di musica nel secolo XVII. Egli veramente non era di cognome Cavalli, nè era nato in Venezia : imperciocché il suo vero nome è Pietro Francesco Calletto Bruni nato a Crema; ma perchè nel 1616 il patrizio veneto Federigo Cavalli da Crema, ove era stato podestà e capitanio, il condusse a Venezia, e perchè prese grandissima cura di lui facendolo studiar nella musica, per questo assunse il cognome Cavalli, e quindi fu dettò da tutti Cavalli e veneziano sendo qui vissuto, e morto; cosicché e d’uopo chiamarlo Francesco Cavalli, altrimenti lo [si crederebbe personaggio diverso da Pietro Francesco Calletto Bruni. E d’altra parte tutto il mondo musicale lo conosce per Francesco Caval- li. Or dunque appresa la musica fu introdotto nel 1639 come organista nella Marciana ove poi nel 1668 divenne maestro primario per morte di don Giovanni Ilovetta. Si può dire ch’egli fosse l’institutore del teatro musicale ossia del dramma : imperciocché incominciò egli all’apririi del teatro di musica in Venezia e continuò fino al 1666 a produrvi dei drammi che ottennero costantemente il più segnalato successo .- e ripetuti vennero tosto in altre città d’Italia nelle quali propa-gavasi il gusto dei drammi. Se ne annoverano 56 scritti pei teatri di Venezia, e 4 altrove. Il Giasone eiìXerse ebbero grandissima fama, e si può dire con verità cbe fu il primo del suo secolo in riguardo a cotesto genere di musica. Fu chiesto nel i655 da’milanesi per iscrivere YOrione in occasione di pubbli, che festività; similmente dalla corte di Piacenza nel 1669: ma, quel ch’è più singolare , da quella di Francia per l’occasione delle nozze del gloriosissimo Re Luigi XIV coll’infanta di Spagna nel 1661. Ivi scrisse VErcole Amante 1 i\\ fece rappresentare anche qualche suo Dramma spezialmente il suaccennato Xerse. Tre anni dimorò in Parigi e ritornò colmo di ricchezze e d’onori. Ebbe in moglie Maria Sozomeno nipote di Claudio Sozomeno vescovo di Pola, che al marito premori nel i652 senza lasciargli figliuoli. Visse ricco edonorato non solo, ma con esemplare religione e pietà, di cui diede esimie prove anche nel suo testamento. Imperocché legò due belle'possessioni alla famiglia del suo benefattore Cavalli, e fece erede il monastero di s. Lorenzo di Venezia ove institui due mansionarie, una quotidiana, una settimanale. Scrisse la sua messa da requiem, e ordinò che fosse cantata ogn’anno e nella cappella di s. Marco, e nella Chiesa di 8. Lo-