SAN GEMINIAMO quanto dalla vanagloria di far leggere altrui una serie di epistole di grandi personaggi a lui dirette, e presso che tutte in sua laude. 85. Lettere di Francesco Sansovino Oltre quelle che abbiamo veduto nel suo Segretario, indicherò le seguenti. Una sua Lettera diretta a M. Lodovico Dolce sta a p. 98 del libro: Lettere di diversi raccolte da Curzio Traja-no. 8. senzadata. La lettera è datata da s. Domenico di Bologna il di ri, giugno i54a. In questa il Sansovino si scusa verso il Dolce di non avergli scritto, e ciò per essere stato ammalato; dice che Bologna è quasi un model- lo di Vinegia, e dà ragguaglio della città e de’suoi costumi ; chiude rammentando un vecchio "prete Bolognese gran raccoglitore di tutte le cose d'Italia. — INelle Lettere di diversi scritte a Pietro Aretino (Venezia per il Marcolini i5Ó2. 8. volume I. p. 828 e seg.) si hanno sette lettere del nostro Sansovino. Colla prima in data 00 ottobre i556 dal Domo di Padova gli scrive di questo tenore : Essendo io in una certa pratica d’una certa putta et sapendo voi che mio padre non mi vuol dar un bezzo vorrei tuttavia pregarvi che mi serviste diduoi scudi se non dui uno che so chel farete et harete compassione alla misera gioventù la qual i vecchi di quella invidiosi per non poter far più loro non lasciai fruire a i lor figliuoli — In data 20 novembre i556, lo pregava di nuovo per li due scudi e per la risposta del sonetto che gli ha mandato — Da Padova stessa scrive-vagli del i54o il di 5 ottobre lagnandosi altamente di suo padre che a torto l’ingiuriava dicendo il motivo cosi: perchè io ho voluto entrar nell'Academia dove sono de più infiniti di me et dove non solo si tratta della professione degli human isti, ma della nostra ancora perle declamationi che continuamente vi si fanno. Lagnasi eziandio dell’Aretino dicendogli : ancora ella vuole ch'io habbia contrario mio padre il quale coll'abborrirmi come se io havessi fatto ogni gran male mi toglie l'animo e me priva di tutte quelle speranze ch'io ho concette di diventar qualche cosa, convertendole piuttosto in disperazioni che in altro. Soggiunge che essendo stato suo padre due giorni a Padova, non si curò di vedere il figlio ; il che lo accuora assai, ma non sa rimediare, concludendo: mio padre è meco quello che non sarebbe il più crudele inimico ch'io habbia ;e quindi raccomandasi all'Aretino che gli scopra qual sia l’animo di Tom. IV. 8, suo padre. Colla quarta lettera del 19 settem-bte if>4o da Padova confessava all’Aretino di avere scritto a suo padre troppo alteramente; lamentavasi eh’ era un mese e mezzo dacché non avea danari da suo padre e perciò gli avea scritto da disperato ; nondimeno chiede perdono a lui e all’Aretino promettendo di attendere allo studio. Del 14 settembre dello stesso l54o èia quinta lettera; e con essa duolsi'che anche [’Aretino gli sia divenulo nimico per cagione del sonetto fatto contro il magnifico mèsser Giovanni Cornaro. Si sforza di far vedere che quel sonetto non è suo, nè scritto da lui, riflettendo che è contro un gentiluomo Veneziano de’primi del Senato, dal qual Senato Jacopo Sansovino suo padre ha ciò che ha ; e in prova maggiore della sua innocenza dice che nemmeno il Cornaro suddetto davanti al Podestà di Padova, nè Monsignor Egnazio, nè Girolamo Querini hanno provato che il sonetto sia di esso Sansovino. Anzi con amorevole affetto abbracciandomi e basciandomi s'ha tolto di sì strana opinio. ne il Cornaro che credeva essere il sonetto fattura del Sansovino. A questa lettera l’Aretino rispose con quella 16 settembre 1640 che sta a p. i-*6. t. io7. 157. t. del II. volume, colla quale assicurai! giovane Sansovino ch’egli non gli è inimico; crede che il sonetto andato attorno non sia suo ; e lo esorta a non essere altiero, a non dar dolore al padre suo, a studiare ec. La sesta lettera è datata da Firenze 14 maggio 1541 in cui lo invita a mandargli la lettera dall’A retino scritta allo Imperatore; e in fine coila settima data da Roma al 27giugno «55o, nella quale si soscrive Francesco Sansovino Cameriero di N. Si-gnore duolsi di essere in disgrazia dell’Aretino, protestandosegli però amico. ’ 84. Dialogo del Gentili/uomo Vinitiano cioè institutione nella quale si discorre quali hanno a essere i costumi del nobile di questa città per acquistarsi gloria et honore. In Venetia appresso Francesco Rampazetto MDLXVI. 8. Dedica F. S. (Francesco San-sovino).senza data,a Filippo Contarmi figliuo- lo di Paolo gentiluomo illustre, nella qual dedicazione prega il Contarmi che non riguardando alla mia debole operatìone ma aVa sua gentile e modesta natura l'accetti. Comincia con una Descrizione della città di Venezia, poscia vien l’operetta il Gentiluomo Vmitiano in cui interlocutori sono Trifone Gabriello et un giovane. il