S. SEBASTIANO 2.5 cittadinesca. Da ciò quindi vedesi che questa famiglia Corsaro è de’ cittadini, ed errò pertanto il Cappella« che nel Campidoglio vi dà luogo come patrizia. Vero è però che discendeva dalla patrizia de’ Comari detti Piscopia, come rilevasi dalla stessa Cronaca Marciana; imperciocché vi si dice che passò dall’ordine patrizio al cittadinesco nella persona del qui sepolto AimorÒ (ossia Ermolao) q. Francesco, il quale Almorò aveva sposata Samaritana Ziliolo figlia di Vettore q. Alessandro di casa cittadinesca, della quale parleremo altrove. Di questa casa certamente, ma nato prima che essa passasse all’ordine cittadinesco fu Giam-batista (Francesco) Cornaro del quale è bene qui parlare. Francesco Cornaro figliuolo di Ermolao q. Francesco detto Piscopia era nato nel i5i6. Vestito l’abito del B. Pietro da Pisa, essendo circa d’anni \l\, nel cenobio di e. Maria Maddalena di Padova, assunse il nome di Giamba-tista. Tornato in patria venne consacrato sacerdote avendo anni ventuno, e se ne rese assai degno. Sprezzator degli onori e delle ricchezze ricusò ogni dignità offertagli, e tutti i danari che dalla casa sua ritraeva donava alla chiesa o a’ poveri, o destinava a donzelle da maritare, o a schiavi da ricuperare. Col testamento che fece nel i549 (lecito essendo allora a’ religiosi non astretti da voto solenne) ordinò che fosse il corpo suo sepolto fuori della chiesa in una semplice fossa, a guisa di povero, imperciocché sembravagli indecente che dov’è la casa d’iddio e si amministra l’Augustissimo Sanramen* to dell’Eucaristia, ivi fosser seppelliti cadaveri d’uomini, d’onde null'altro che fetore, e animali impuri ne emanano. Morì in Venezia al primo di luglio i582, nell’età d’anni 66, non già di anni 6o, come hassi ne’Necrologi sanitari ; giacché egli stesso nelle sue memorie che citeremo qui sotto dice di essere nato del 1516; e mori avendo lasciato più monumenti della sua innocenza, pietà, e dottrina, come dimostrano alcuni spirituali opuscoli fra’ quali quel- lo che ha per titolo: Via dell'eterna pace, il cui originale nel i55o da esso Cornaro scritto conservavasi nella Biblioteca di questo Cenobio. Varie Memorie sue autografe stavano in alcuni libri della stessa Biblioteca, come in un esemplare dell’ Opere di Nicolò Lirano, e in uno del Supplimento delle Cronache di^fra Filippo da Bergamo sul cui frontispicio di suo pugno si leggeva F. lo. Daptistae Corneli q. Ermolai (i). Vedi un articolo in sua laude ap. 4o. capo XI dell’operetta: Pisana Eremus sive vita e et gesta eremitarum D. Hieronymi ec. (i) Nelle Memorie sue sopra il Lirano dice: Corrente l’anno del sig. nostro Giesù Christo 1516 in la notte dell’annunciatione della Madonna di marzo io fra Zuan batista Veneto nasceti e nel battesimo fui chiamato per nome Francesco però che il padre di mio padre hebbe nome Francesco Corner detto Episcopia......Io lascio uno scudo d’oro venetiano che quando dita messa (per la sua morte) si canterà solennemente et devotamente tale scudo dico sia speso tutto in la pietanza per il desinar solamente........ Quando io era zovene il monasterio di Padova, d’ispida, e massime s. Bastian di Venetia da mio padre e madre e fratelli Corner della Episcopia più e più volte li frati del convento hanno avuto dieci e dodici ducati all’anno, et altri danari e cose..... Nelle Memorie inserite nel Supplemento di fra Filippo, varie curiosità si leggono di cose accadute tra gli anni 1544 e cioè di nevi, ghiacci, pioggie straordinarie, di morti vio- lenti o improvvise, acque alte cacciate dal vento, fulmini ec., non mancano giaculatorie, o-razioncelle, che dimostrano la pietà dello scrittore, e anche uno scherzo sopra il gatto del convento che con buona grazia domanda da mangiare', e infine avvi una lettera giocosa intitolata: Copia de una littera venuta in questo presente anno dalla India et il mese di marcio zunta in Venetia al monasterio de santo Sebastiano. Al padre priore, e la sottoscrizione è: In India alle confine del Sophi della Persia in questo presente anno del mese di februario (non si sa quale) noi uostre sorelle rundine venetiane impressia habbiamo scritto, e dicono che sono fuggite da Venezia perche morivano di fame e di freddo, che peraltro stan bene, e che faranno il lor solito passaggio del mare, e torneranno alla patria dando notizia delle cose dell’Oriente, e raccomandansi spezialmente al nro caro fratello et benefattor fra zuan battista [eh' è il Cornaro) veneto che dava mangiare ad esse povere rondinelle, e le guardava da certi golosi bigatti che volevan divorarle. Tom. IV. a8