4*36 S. GEORGIO una Narrazione cavata da un antico codice del Monistero, delle quali autorità fece già uso anche l’Olnio. Questo abbate eruditissimo difende poi anche la verità di cotesto trasporto a Venezia, in confronto di quanto sostengono i Romani i quali credono d’esserne essii possessori. Egli si appoggia all’autenticità di detta Narrazione dettala da autore poco lontano dal tempo del fatto,- dal trovarsi scritture che del 1107 e 1108 intitolano la chiesa col solo nome di s. Georgio, e che poi del 1114 la chiamano con ambi i nomi di s Georgio e di santo Stefano Protomartire; dairantichissima andata del doge alla visita di quel santo Corpo- Egli confuta il Voragine ch’è il primo a parlare della traslazione Romana, e conchiude che a Roma saranno bensì delle parti del Corpo del Protomar tire, ma non la maggior parte del suo Corpo, che abbiam noi qui riconosciutasi anatomicamente fino dal i58i, allorquando, come narra l’epigrafe 10, si è dovuto per la rifabbrica, trasportare dalla vecchia nella nuova chiesa le Ossa suddette ; della qual cosa i documenti del 26 novembre *579, 12 e i5 agosto 1581 oltre che nell’ Olmo manuscritti, trovansi stampati nel Cornaro dalla pag. 276 alla pag. a84 inclusive, il qual Cornaro eziandio ci diede inta-liata in rame nel principio del Tomo V lame-aglia che abbiano ricordato nella storia premessa, e che da una parte presenta l’epigrafe : Nicolao | de Ponte dvce | Venetiar. et CAET | ET IoAKNE TlUVI | SANO PATRIARCHA | mccccclxxxi | xv. avgvsti I e dall’altra le parole : TRANSLATIO | BÉATI StePHANI | PrOTHO-MARTYRIS | AD ALIVM LOCVM | HVIVS ECCLESIAE | sancti Geor. | medaglia ch’è comune ne’ nostri Musei. Nella epigrafe decimatela si ricorda quell’ anonimo cavalier Francese (eqviti gallo) cui fu rivelata la esistenza del Corpo di s. Stefano in questa chiesa, e di ciò vedi qui in seguito l’epigrafe numero 5o. In quanto ad Alberto e Gvglielmo dvchi d’Avstria, benché siasi già detto nella storia, qui ripeteremo più particolarmente, giusta le traccie del mss. Olmo, che l’anno 1899 primo settembre una Parte del Senato (ch’è anche nel Cornaro p. 263.) concede alli detti duchi una particella dell’os-sa del nostro Protomartire, in onor del quale si sa essere fabbricata la principal chiesa di Vienna. E che fosse veramente donata ad essi duchi parte di dette reliquie, l’Olmo ne fu fatto certo dall’i7/«.s. e reverendiss, vescovo e conte di Trieste Orsino de Berthis in Berthisech pre-ioto gravissimo, dottor di leggi e consigliere del MAGGIORE serenissimo Arciduca d'Austria Ferdinando, quando esso Olmo riverì sua signoria illustrissima in Trieste l’anno 1614, dalla benignità del quale seppe esser veramente in Vienna nella chiesa sopraddetta reliquia d’una spalla di s. Stefano levita avuta da Venezia ; e seppe ancora conservarsi memorie appresso detto serenissimo che quelli religiosissimi principi (Guglielmo ed Alberto) donassero una medaglia d'oro al sepolcro del Protomartire. Il che (osserva l'Olmo) rigetta quanto dice il Sanuto (R. I. T. XXII. col. 767.) che la Parte presa nel Pregadi non avesse effetto, e che non fosse altrimenti aperto il sepolcro nel 1099. Allorché, come ha l’epigrafe presente num. i5, fu riaperto il sepolcro per trasportar l’ossa dalla chiesa vecchia nella nuova, vi si trovò fralle altre cose una medaglia d’oro tempestata, come dicono, di perle, ed aveva nel mezzo un zafiro, dalle cui parti v’erano piccole immagini l’una di uomo l’altra di donna. E questa giudichiamo noi (dice l’Olmo) esser la medaglia donata dai signori duchi d’Austria della quale sopra ragionammo. Vedi il Cornaro nelli Documenti p. 279, e la storia premessa a queste inscrizioni nota 221. Queste due epigrafi ricordano varii Veneti illustri, ma non dirò qui se non se di due, cioè di Tribuno Memmo abbate, e ài Giovanni Gra-denigo patriarca dì Grado. Tribuno Memmo p. v. era figliuolo di Pietro, e fu abbate XII di questo Monastero dal 1 io5 al 1139. Quali donazioni siano state fatte in tempo del suo reggimento l'ha detto nella storia il consigliere Rossi, cosi pure quali acquisti abbia fatti e quali privilegi ottenuti. Il Cornaro similmente ne parlò a p. 94. 124. 125. 126. T. Vili, ripetendo quanto l’accuratissimo Olmo aveva comprovato, e il padre Valle replicò le stesse notizie, di maniera che il Memmo è dei più benemeriti abbati che vantar possa questo illustre Cenobio. Egli venne a morte nel detto anno 1 i3g, seppellito nella tomba agli abbati comune. Giovanni Gradenìgo figliuolo di altro Giovanni era fino dal 1092 arcidiacono di Grado, e vicario della chiesa de’ ss. Apostoli di Venezia, quando sottoscrisse a una donazione di un pezzo di terra fatta dal patriarca di Grado Pietro Badoaro al monastero di s. Cipriano di Ma-lamocco. Del 1097 venne eletto vescovo di Equilio ossia di lesolo, e come tale nel detto anno 1097 mese di dicembre prestò giuramento di fedeltà al sullodato Pietro Badoaro, cui