S. SEBASTIANO e convertite ad altri usi le parti di essa più interessanti. Anche il cavalier Cicognara ne deplorava la perdita a p. 2 i dell'opuscolo Descrizione di tre Tavole rappresentami la Pala ¿Coronella Basilica di s. Marco, inserito eziandio nell’opera sulle fabbriche di Venezia. Del i56o il nostro Crasso era ascritto all’Accademia celebre della Fama , come legista nelle materie civili (Badoer. Fondazione ec.). Memoria di una lite da lui sostenuta a favore della Villa di Arquà nel *564 fu scolpita in quel luogo e abbiamola dal Salomonio (Agri Pala. inscrip.,p. 154). A lui Lodovico Dolce dedicò il Sommario di tutte le Scienze di Domenico Delfino (Venezia. Giolito i565. 8 ) con lettera 7 febbrajo 1564 m. v., in cui esalta i pregi suoi oratorii, e le virtù morali, e dice che l'accompagna uno amabile e gratioso aspetto e parimente ripieno di maestà. Lo stesso Dolce nella dedicazione del suo Dialogo delle qualità, diversità e proprietà dei'colorì (Venezia. Sessa. 8.) ad Agostino Bronzone in data 1565. i4 aprile ricorda di aver dedicato il Sommario suddetto al Vehementissimo e gentilissimo Crasso. Luigi Luisini da Udine dirizzò al Crasso il suo Dialogo d^lla cecità (Venezia- Cavalli 1569. 8.) in cui ricorda la parentela che passava tra il Crasso e Nicolò Massa il quale a lui dedicò delle sue cose gravissime impresse, e ricorda pure la benevolenza tra esso Luisini ed il Crasso ardentissimo sempre nella tutela de le cose del Luisini e spezialmente in quella causa che conira il parer d'infiniti difese con-tra quel mercante cavillatore dalle mani del quale mercè la fatica e il favor del Crasso, ricuperò il Luisini ciò che avrebbe senza dubbio perduto. Il Crasso è uno degl’interlocutori nel Dialogo. Sedici esametri latini Bernardino Par. tenio da Spilimbergo ha diretti al nostro Crasso (p. 132. Parth. Carmin. lìb. III. Venetìis 1579. 4 ) nei quali lo lauda, 0 lo eccita a far si che per sua opera sorga un Tempio alla Beata Vergine: Quare ope Crasse tua candenti marmore Templum Splendeat et fratrum nìteant fulgentia teda; e a#non permettere che non si mantenga la parola data a Diodi erigerlo. Anche Matteo Franceschi, come abbiamo di sopra veduto, dedicava al Crasso la traduzione della Rettorica d' Aristotile ad Alessandro Magno (Ven. Leoncini. 1674- 8.) lino dal i56i adi 4 gennajo in atti di Pao- lo Leoncini era stato conceduto al Crasso dai padri di questo Cenobio lacapella e l’altare alla porta maggiore a man destra (detto poscia l’al- tar di s. Nicolò) colla facoltà di farvi la sepoltura e altri ornamenti a piacere ; coll’obbligo di costituire una mansionaria di ducati XV annui per una messa ; la qual mansionaria in seguito fu dallo stesso Crasso (divenuto difettivo di pagamenti a causa delli suoi infortunii) portata a XX ducati, che ultimamente contribui-vansi da’nobili uomini Gradenigo di santa Giustina possessori de' Beni Crasso. Or dun-due valendosi del suo diritto, Nicolò eresse e compì nel i563 l’altare di scelti marmi dedicato a santo Nicolò, fece porre l’epigrafe, che illustro, nel parapetto di esso, e fecevi dipingere dall’ecceilentissimo Tiziano la tavola che rappresenta quel Santo seduto sopra una sedia, presso al quale pose un angelo che gli tiene la mitra: opera maravigliosa falla di soli colpi ma con estrema maestria ricordata dal Vasari (parte Ill.BiS. ediz. »568) e dal Ridolfi posta tra le migliori deH’estrema vecchiajadel pitjo-re. E qui riflette il Ticozzi (Vite Vecellii. Lib. III. 234. 235. ) non essere a maravigliarsi se Tiziano lavorò cosi squisitamente questa Tavola, mentre il Crasso era fra’ suoi distinti amici, aveagli fatto il Ritratto alcuni anni prima, avea per lui replicata la Maddalena e una Venere che si mira nello specchio, e aveagli anche lavorato un quadro d'una gentil giovinetta avente in mano due panierini di frutti nella quale si vuole che ritraesse Cornelia sua figliuola. Tanto per assicurare la Tavola di s. Nicolò, quanto per guarentire dai furti alcuni adornamenti a questo altare fatti, essendo troppo vicino alla porta d’ingresso, Lucrezia Crasso q. Marco, relitta di Tuzio Costanzo aveva fatta e* seguire una cinta di ferro a tutto l’altare. Ma del 1699 fu levate? tale ingombro, sendosi obbligati il priore e il capitolo di mantenere gli ornamenti e gli utensili ( Processo secondo Num. 1.). Mori Nicolò, secondo il Sajanello (II. 38) nel iSgi, non già nel i565, come a torto credette Apostolo Zeno (Lettere V. 181.), ingannato dall’epoca che ha l’epigrafe, la quale non segna che il compimento dell’altare e l’aprimen-to della tomba. Lasciò figliuoli, fra gli altri, Marco Crasso che a’29 agosto del 1612 dal Maggior Consiglio venne eletto a Cancellici-grande in Candia con 1026 voti favorevoli a fronte di altri sei concorrenti; il cui ritratto in vesti ducali fu dipinto da Domenico Tintoretto (Ridolfi II. 2G6). Angela Crasso fu pure sua figliuola, la quale poscia sotto il nome di Francesca nel i6o3 fondò il monastero delle Cap-