CORREZIONI E GIUNTE AI VOLUMI I. II. III. ED AL PRESENTE VOLUME IV. Poiché alla p. 352 del volume primo della presente Opera ho rese umilissime grazie al-l’Augusto, che fu, nostro sovrano Francesco /, che si è degnato di concedermi sulla propria cassa privata la somma di fiorini duecento onde sei-vano di sussidio aproseguire l’Opera stessa ; devo ora uguale sentimento di gratitudine pubblicare ver.*-o la sacra persona dell’ attuale sovrano Ferdinando /, il quale col veneratissi-rno viglietto 17 ottobre i838, comunicato al-l’I. R. Tribunale di Appello Generale, cui ho l'onore di appartenere, coll’ossequiato Aulico Decreto del Senato Lombardo Veneto del Supremo Tribunale di Giustizia 14 novembre successivo num. 56i6, si è clementissimamente degnato di decorarmi della Grande Medaglia d’oro del merito Civile Austriaco; la qual cosa, se da una parte mostra evidentemente essere uno de’ principali pregi dell’Augusto Monarca quello di premiare i cultori delle scienze, delle lettere, e delle arti, dall’altra mi incoraggia viemaggiormente a proseguire, malgrado le difficoltà che in opere di tal fatta s’incontrano, e la non breve strada che ancora mi resta a percorrere. NELLA CHIESA DI S. AGINESE Voì. I. pag. 197. Negli anni 1837-1838, si demoli il campanile di questa chiesa (1). E nel i836 l’altar maggiore fu venduto a’parrocchiani della Vii* la di Spresian in Trivigiana. All’opere dell 'Azevedo ricordate a p. 201 si aggiunga l’opuscolo; Illustrissimo et exccl-lentissimo domino Petro Barbadico senatori amplissimo. Auctor Descriptionis Venetae Urbis. Ode Alcaica. Comincia: Quis rumor vellicai insolens. Visi parla dell’aboliziotae del Ridotto. Avvi unito : r ates in describenda domo Aleatoria Vrincipis sensus videtur praeoccu-passe. Carmen. Comincia. Gratulor, o Cives, quodcarmina, nostra benignis... Sono versi 28® senza data o luogo in 8. Non vi è nè nei primi cioè nell’Ode, nè nel Carmen il nome dell’autore ; ma si sa che autore della Descrizione latina di Venezia fu l’ex gesuita Emmanuele de Azevedo. Un Carmen dello stesso col suo nome sta a pag. XXX de’Compimenti poetici pel solenne ingresso di d. Giovanni dott. Piccardi alla dignità di arciprete della Congregatone di (\) t» questo proposito, ecco scoperta che si è fatta, e che merita di essere qui pubblicata, giusta una lettera a me addirizzata dal signor ingegnere Casoni : Pregiatissimo signor Cigogna l'inezia aG Licembre 1839. Una fortunata combinazione fece che si sono potute vedere a giorn» le fondamenta della Torre ossia del Campanile dì Sant’ Agnese in Venezia, e siccome quest’argomento, clic riguarda un antico sistema de’ Veneziani in fondamentale alti ed importanti fabbricati riesce curioso ed interessante, credo eh’essendo Ella ricercatore intelligente ed illustratore studiosissimo di nostre cose, avrà piacere di conoscere le osservazioni fatte sulla disposizione sotterranea di quell’ antico Edilizio. Il merito di questa ricerca attribuire si deve a due valentissimi artieri di Venezia Gaspare Biondetti Crovato, notissimo per ingegno pronto, per somma abilità e pel grande amore del suo mestiere, e Girolamo Padrin egualmente bravo ed operosissimo, i quali, mossi da lodevole desiderio di accrescere le proprie cognizioni, chiesero ed ottennero dalla Congregazione municipale di Venezia il permesso di escavare e di riconoscere le fondazioni del ripetuto Campanile di S. Agnese, che da varj anni era stato demolito fino a fior di terra. Questa fabbrica apparteneva, forse, al secolo XIII; l’altezza sua., a quanto può dedursi da alcuni confronti, era di circa 80 piedi senza comprendere un attico, ed il cono da cui era rieopertaj somigliva per configurazione di parti e per altezza all’antico Campanile di Sant’Angelo, ciò che possiamo verificare sulla gran Tavola di Venezia MD., attribuita ad Alberto Durerò ; e perchè non esiste più né il vecchio Campanile di Sant’ Angelo e neppure 1’ ultimo che venne testé demolito, possiamo supplire al confronto ed averne una vicina idea nella Torre o Campanile di Santo Barnaba che ancora vediamo.