538 S. GEORGIO MAGGIORE 4. Cronaca Pnréntina In lina, cosi chiamata per essersi nel 1 6oó da Parenzo estratti ima copia di essa ad usp del Baronio che lapubblicò e confutò nei suoi Ann ili (all’an. 1177 11. 2-H); ed altra copia simile si legge anche presso il Sanuto estratta nel i4i)7 dall’archivio della chiesa di Pirano (lier. Jt. XXII. .114, e cod. mss. presso il sig Cicogna). Fu essa trascurata dal Ba-di e dall’Olmo, il quale anzi la riprovò fp. 4"') pei troppo manifesti suoi errori anche di ero noi >-già. E’ indicata dal Foscarini (1. c.) col nome di G avanni Valen'e da Grado a cui istanza apparirebbe che se ne fosse cavata una prima copia dall’archivio di san Ciriaco di Ancona. Qui avvertirò che in line di detta cronaca Parentina parlandosi delle indulgenze di papa Alessandro III concesse a questa chiesa di s. Ciriaco, si dice, hòc donutn indulgali ti ira ni fu il conce s-sum tempore d Thome episc. Anconitani de an MGCVII. an. sui pontifica tus XII ind. V. La demarcazione dell’anno, che a questo luogo è sicuramente viziata, peggio ancora si legge presso il Baronie -j : nel quale essendo l’indiz. V, accadde appunto l’an. XII di-Tommaso Mini de Murro primo vescovo di Ancona di questo nome che si conosca incominciando dai tempi di Alessandro III; e mi conferma in questa deduzione il vedere che le suddette indicazioni cronologiche non possono sicuramente convenire a papa Alessandro, giacché da esse con anticipazione di epoca ne verrebbe fuori l’anno 1172. 5 Cronaca Bessaroniana latina. Il passo relativo a papa Alessandro III presoda un codice veneziano in pergamena della biblioteca di qual cardinale fu pubblicato dal Bardi (p. 02 e i4') e dal Baronio (I. c.) In questa al modo stesso che usarono gli altri cronisti nazionali, al racconto venez'ano precede in succinto quello diverso degli altri scrittori. Il testo della medesima nel passo suddetto è conforme a quello che si leg^e nella cronaca scritta verso il l5oo da Giovanni Nauclero ch’é alle stampe. G. Obom Ravennane. L’asserito frammento di sua istoria che va dal 1109 al 1177, pegli scrittori veneziani può dirsi che sia il sacro palladio dei loro racconti, e di esso vantano ¡’antichità, l’autorità e la corrispondenza colle cronache già accennate ; di che possono vedersi il Bardi (p.86-107) el’Olmo (p. 1-16 in line) che lo pubblicarono nei loro libri. All’incontro il Conte-lori che anch’egli ristampò il testo medesimo (I. c. p. 241-280), ne fece una minuta confutazione. Per confessione dell’OImo medesimo (Stor. di A’. 5 manoscr.) il più antico codice da lui Veduto di questo Obone sarebbe quello del Veneto archivio, ch’ei dice essersi avuto in copia da Roma nel i55b ; e posteriori sarebbero quegli altri codici ch'egli accenna esistenti in san Giorgio Maggiore, e presso il senatore Iacopo Contarmi: pel rimanente egli non reca che mere (! dazioni ed incertezze. Questo codie« ossia questa copia veduta dalt’Olmo nel pubblico Archivio, vi sta tuttora, ed è inserita nel volume II d e’ Patti a carte 92 II Cicogna, che vide e lesse pur questa, mi attesta che il carattere è piuttosto della prima metà del secolo XV che della line dell’anteriore secolo XIV. Meno alcune interpolazioni, potrebbe rimarcarsi verso il fine di questo testo molta coincidenza con quella Lettera di iiobone de Rustici canonico di san Pietro di Roma e contemporaneo di papa Alessandro, che presa dalla croiaca Romana Malonus venne usati dal de Grafia (Chr.m. s. Sah>. p 2Ó-2S), dal Sanuto (R-ir. It. t XKII col. 016.) ed anche dal de Monacis (Chron. Ven. p 1 aq e 100); e la cui narrazione genuina cammina di concerto colle Letter: stesse di quel pontefice e coi racconti del Baronio- L’Olmo da questa circostanza e dalla quasi somiglianza del nome vorrebbe inferire che questo Bobone di famiglia ch’é ^ià riconosciuta per Ravennate, sia il vero autore anche della storia suddetta; non badando che con più di ragione da ciò potrebbe piuttosto nascere il sospetto contrario, che invece si sia giovato di questa Lettera il qualunque più recente scrittore della istoria m desinila. Il primo ricordo di questo Obone lo si trova appresso il S » bellico (il er. Venetar. 17 i3 1.1 p. 158) che scriveva nel 14^7- 7. Monumento Romano spedito al doge Giovanni Delfino con lettera 17 giugno tó^g. da Giacomo vescovo di Capri luogotenente di Roma, nella quale dice di averio estratto da un antico vol.i«titolato Od binaria sacrae legisetantiquitatibus. Si legge inserito in alcune copie del Dandolo^»!. 004.)che era già ¡lassato fra gli estinti fino dal i3.>4; e si pubblicò dall’Olm.o (p. 17-20. in fine), e da altri autori, ed ultimamente anche dal Da.ù [ li st. de Venise., i8ai 1.1 p. 248). Nell opera dei C.ontolori (p. 52-56.) se ne dimostrano i particolari assurdi e le sue contraddizioni anche col suindicato Obone, e pel resto è affatto ignota ai buoni critici la esistenia