41 — liti rubamenti e soperchierie. Per una vecchia cartuccia dimenticata in un buco di casa e trovata, per una falsa deposizione di un nemico (qui son troppi) il capo di famiglia veniva tratto in arresto, si sospendeva con le braccia legate all’indietro ad un albero fino allo svenimento, si bastonava per bene e poi senza cibo e senza bevanda si chiudeva in prigione nelle stalle a fiutare il buon odore di concime. Non si teneva conto delle armi consegnate a Mani. Questi non aveva rilasciato alcuna dichiarazione di consegna. Così si richiedeva la consegna per la seconda volta. Moharemi rilasciava la dichiarazione, ma i suoi spediti per le tribù non la facevano o se la facevano pretendevano che venissero unte anche le ultime ruote del carro. Quella accozzaglia di mercenari, non sapendo più che cosa mangiare, facevano impazzire i capi di famiglia nello scegliere i cibi più delicati, i bestiami più pingui, le bevande più ineb-brianti. Gli alveari furono distrutti. Per la paura che venissero prese le vestimenta da molti venivano nascoste nelle spelonche, negli antri, tra massi: si ingannava qualche donna o fanciulla con dei denari a manifestarne il luogo. Scovate si rapivano e non si poteva ardirsi di ripeterle, perchè eran cosa dei Kodak (dei rivoltosi). Quando chiedevan cibi e bevande ed i padroni di casa negavano di averne, se poi si trovavano, si usava il necessario, il resto per odio, per spirito di distruggere, si gettava nei torrenti, nei fiumi, per gli scogli. Quante botti d’acquavite, quanti pitali di burro, quante secchie di formaggio, di latte garbo non videro questa fine miserabile ! Nel riverbero di piena luna, a ciel sereno chi dall’ospizio del missionario di Shoshi volge lo sguardo al villaggio di Molla, gli sembra di scorgere un delittuoso che sopra uno scoglio veglia avanzando il suo corpo in avanti per consumare un delitto. Posto sul piano di un grande scoglione questo picco- lo villaggio vede all’ingiro al basso le ville di Sha-la, di Shoshi e di Dushmani, che gli fanno corona.