— 11 — Riconosciuta l’Albania come indipendente dopo la guerra mondiale, veniva da sè che codesto ciarpame di antica costituzione politica venisse tolto. Altrove essendo il popolo più a contatto colla civiltà, dopo sforzi non insignificanti, scomparve. Lo sanno i Toptani di Tirana ed altri ed altri. Ma qui tra gente, presso la quale il barlume di vero ordine politico non ancora era penetrato; qui dove si reputava che tutto il mondo fosse per anco dominato da sette Re con a capo il Sultano come imperatore; qui dove il vecchio diritto dell’alfiere e dei capi era una miniera fatata, dalla quale si estraeva grandi guadagni materiali e morali senza l’incubo di imparare a leggere ed a scrivere ed a sottoporsi alla disciplina per arrivare ad occupare una carriera; qui dove per lunghi anni si era santificato tale diritto e conservato a prezzo di sangue e di ruine familiari, solo il menzionare la possibilità di menomarlo riusciva difficile, non poi l’azzardarsi a porlo in distruzione coi fatti. Eppure se si voleva e si vuole un’Albania indi-pendente e forte era ed è necessario che avessero a cessare del tutto questi Don Rodrighi e questi Innominati. Qualsiasi governo che esista ha ragione di sapere se è lui che comanda od altri. Per questo semplice principio di vitalità politica il regime albanese fin dal suo nascere vide di mal occhio questa serqua di alfieri, di capi: non potendo dar loro un colpo mortale, li tollerò, cerco di guadagnarseli colPaccon-tentarli dando loro offici e danari, quantunque fossero analfabeti, sperando che una volta per amore della gloria patria e del prò generale, aprissero gli occhi alla verità e demandassero nelle mani di pochi o di un solo quella autorità che dispersa in molti non riusciva a vantaggio di nessuno. Inutilmente, si dovette venire al taglio dell’albero infruttuoso ed insecchito : fu giuocoforza pronunziare apertamente quell’odioso ma necessario: «O io o tu». Vedremo in appresso quello che si fece. Accennai di sopra che le cause della rivoluzio-