96 SANTA MARIA zie sugli scrittori nostri. Ricavasi dunque da lui, che in più volte si trasferirono queste famiglie ad abitare in Venezia, cioè, la prima nel 1509 non perchè fosser cacciate da Castruccio Castracane , malamente detto dal Sansovino usurpator di Lucca , ina perchè essendo elleno nobili non vollero sottoporsi al popolare governo . Vennervi la seconda nel ioi4> scacciate cfal tiranno Uguccione, e la terza nel 1317 allorché Castruccio ottenne dal senato di Lucca il dominio della città, e dello Stato, e queste o perchè furono contrarie al partito di lui, o sospette , e quindi sbandite . Altre anche dopo giunsero fra noi in quel secolo, e avevan casa qui e anco a Lucca per cagion di traffico . Le cronache nostre dicono che furon oltre a quattrocento tra nobili e plebee che in un colle pinguissime loro ricchezze portaron a Venezia l’arte de’ Semiteri, vale a dire del setificio, o lavori di seta, condotto avendo fin dai primi anni circa 3oo di cotali artefici. 11 perchè sembrerebbe che prima di quel tempo conosciuta non fosse stata quest’arte in Venezia: anzi il Te-grimi nella vita di Castruccio ( Rer. Ital. T. XI. col. i3ao ) afferma che i Lucchesi e non altri quest'arte utilissima recarono e propagarono nelle varie città non solo d’Italia, ma e di Francia, di Germania e d’Inghilterra, nelle quali si rifugiarono . Ma peraltro, quanto alla città nostra, non credo che spetti il vanto a’ Lucchesi dell’ aver portata la detta arte : imperciocché l’erudito nostro scrittore Carlo Antonio Marini nella storia del commercio de’Veneziani (vol.III. p. 226, e voi. V.p. 252 ) con certi documenti e giuste conghietture fa vedere che l’arte della seta era in Venezia conosciuta ed esercitata assai prima della venuta de’ Lucchesi, e che i Lucchesi altro non fecero che raffinare e render perfetta l’arte stessa in Venezia, sia nella tessitura, che nel disegno e nella tintura . Avendo questa nazione nel i56o formata di consentimento del governo una società o consorzio tra di loro sotto il nome di Volto Santo di Lucca, perchè così chiamavasi un prodigioso Crocifisso in quella città venerato, ottennero non molto appresso da’ padri Serviti, a quali eran molto bene affezionati, un fondo contiguo aila chiesa per erigere una cappella od oratorio , come attesta il Sansovino ( l. c. tergo ), e Flaminio Cornaro ( T. II. p. 56 , e nelle Notizie delle Chiese venete p. 297 ), che eretto anche venne, e la cui consacrazione vedemmo al precedente numero 209 . Non tralascio peraltro di avvertire che un signore mio amico, la cui DE’ SERVI famiglia una è di quelle che oggidì rappresentano il consorzio , mi fa conoscere che i Lucchesi non eressero alcuna cappella , ma ehe per riporre 1’ immagine di un Crocifisso porlato da Lucca implorarono ed ottennero dai padri la cappella già fabbricata detta del Centurione la quale ultimamente ebbe il destino della chiesa e del monastero cui sempre apparteneva, cioè quello della demuniazione . Può essere che la cosa sia così ; peraltro l’autorità del Sansovino e del Cornaro, e ciò che ho detto al numero 2i5, mi fa tener l’opinione contraria, cioè che i Lucchesi fabbricassero l’oratorio, forse anche in concorso nella spesa coi padri, giacché eravi una porta promiscua nel muro che la chiesa dalla cappella divideva ; e anzi nell’istrumento si chiama questa cappella ampliado et estensio templi. Comunque sia, la cappella è la stessa di cui al numero 209 , e stassi tuttavia in piedi, sebbene sfigurata al di dentro e al di fuori. In processo poi di tempo cresciuta essendo la compagnia de’ Lucchesi, pensaron essi di edificarsi un luogo di radunanza più adatto, e dieci case per ricovero principalmente de’ poveri della nazione, e ciò fu nel i388, siccome dall’ epigrafe a questo numero 210 apparisce; la quale era affissa sopra la porta che in esse metteva, e che non essendo in oggi più visibile, colpa il fuoco del 1789, di cui al numero 212, ho cavata e dal Cornaro { T. II. p.o'] ) e dal ms. di Giammaria Sasso (T. B. p. 265 ). Le ricchezze e la nobiltà de’ signori Lucchesi, e l’interesse che da loro ne traeva il governo specialmente in casi di urgenza prestando moltissimo oro fecero che godesser di molti privilegi, fra’ quali quello della veneta cittadinanza ; il perchè in brieve alcune di queste famiglie s’imparentarono colle principali patrizie della città , e alcune furon fatte nobili del maggior Consiglio. Oltre a ciò il consorzio, non aveva alcuna dipendenza dai magistrati presidi alle scuole o corporazioni, perchè riconosciuto fu per una privata compagnia posseditrice delle indicate case . A questa indipendenza alludevano alcune medaglie che a vea la compagnia fatte coniare col motto libertas, siccome vengo da altri assicurato . Una spettante a’ Lucchesi è indicata nel catalogo delle medaglie di Angelo Bottali ( T. X. Elogi italiani ) col motto conf. vmrs . sancti ■ NOBiL. ircENSirm. bierontmo . coir uva ■ rectore . Io avrei qui a compimento di quanto dissi, soggiunto un catalogo delle prime Lucchesi fa-