SANTA MARINA, 333 CONSECR. HVIVS | ECC. KAL. IVL. Questa che ìndica il giorno della consacrazione ci fu conservata nel mss. di Giammaria Sasso T. C. Non vi è anno, ma sappiamo che ciò avvenne nel io5o al primo di luglio, nell’anno stesso in che fu edificata la chiesa, giusta l’autore delle Vite e. Memorie de' Santi soprallegate, T. Ili, p. 18. HANC TIBI DEBEMVS TROIANI ANTENORIS VRBE | PRAESIDII MEMORES DIVA MARINA TVI Nel giorno della festa di santa Marina espo-nevasi un gonfalone nel quale dipinta era la santa titolare, e appiedi il presente distico, che traggo dal Martinelli (Ritratto di Venezia, ediz. 1684, p• 135 ), e che è replicato, ma con errore troiana e invece di troiani, nella nuova cronaca del Zucchini T. I, p. 4r>7- Senza fermarsi a narrar chi santa Marina si fosse, sendo a ciaschedun noto, indicheremo piuttosto ciò che concerne il suo traslocamento in Venezia, e ciò che i due versi voglion significare. Dice dunque Andrea Dandolo ( Chronicon p. 046. Rer. ìtal. T. XII ) che da un Monastero poco di lungi alla città di Costantinopoli Giovanni de Bora con danaro e con preghiere sedotti avendone i custodi, tolse il corpo di santa Marina, e recatolo a Venezia collocollo nella chiesa che era allora a san Liberale dedicata. Questo fatto egli pone nel secondo anno del ducato di Iacopo Tiepolo, che eletto fu doge nel 1229- Sotto di esso similmente è narrala la cosa da Lorenzo de Monacis contemporaneo al Dandolo ( Chronicon, Venetiis 1708, p. 51 ), e così pure narra Marino Sanuto ( Vite de dogi, T. XXII, Rer. Ital. col. 551 ), ed altri. Ciò posto sembra che sia incorso in abbaglio il Cor-naro, il quale ( T. Ili, p. 262 , 255 ) sebbene appoggi al sovrariferito passo del Dandolo, pure assegna , senza recarne alcuna autorità, il Tom. I. tempo della traslazione al i2i3 nel nono anno del doge Fietro Ziani, e vuole che sieno corretti coloro che diconla avvenuta nel 1229 sotto Iacopo Tiepolo. Un altro equivoco prese il Cornare), imperciocché il veneziano, che ottenne il sacro corpo fu Giovanni e non Iacopo de Bora, famiglia antichissima, che pur troveremo nelle nostre epigrafi. Ricevutosi il dono del parrocchiano de Bora, cangiossi il nome del titolar santo della Chiesa in quello di santa Marina, la cui spoglia fu riposta sopra fallar maggiore, già lodato per ornamento e per pietre dallo Stringa ( Lib. II, p. 110 ) e dal Cornaro, e fabbricato a spese della famiglia patrizia Bra-gadin . U Cornaro poi minutamente descrive la esterior conservazione di questo sacro corpo, e riporta alcune greche inscrizioni sovrapposte alla mano sinistra, e al dito pollice della santa, che separatamente dal resto del corpo si conservavano ( 1. c. p. 2.54- ); il quale poscia trasportato nella chiesa di santa Maria Formosa, oggidì sull’altar primo a sinistra di chi entra per la maggior porta, si venera. In quanto poi al distico posto sul gonfalone, egli è a sapere, che durante la guerra della lega di Cambray, persa avendo i Veneziani la città di Padova, troiani antenoris frbem , ri-cuperaronla pel valore principalmente del celebre Andrea Gritti nel i5o9 il di XVII luglio sacro a santa Marina ; in memoria di che il Veneto piissimo Senato nel a5 giugno dell’ anno i5i2 decretò che il dì sacro alla santa esser dovesse festivo per tutta la città, e che il doge con la Signoria dovesse in quel dì annualmente con solenne pompa recarsi alla visita di questa chiesa . Leggasene il decreto nel Cornaro ( 1. c. p. a56 ) . Eli’ è questa una delle visite del doge che registrasi dal Sansovino ( Lib. XII, p. 200, 201 ) , e che dà soggetto di bella descrizione alla nobil donna Giustina Renier Michiel nel Tomo IV della Origine delle Feste veneziane, il quale fra poco è per uscire alla luce. 43