SAN DAMELE. 3 EGO SVM DANIFX . CVI DEVS MEVS MISIT ANGELVM. SVVM & CONCLVSIT | ORA LEO-NVM . & NON NOGVERVNT MIHI . QVIA CO-RAM EO | IVSTITIA INVENTA EST IN ME . MCCCCLXXIII Vili IDVS MADII Queste parole tratte dal libro di Daniele ( Cap.FI, nutrì, 22 ) sono scolpite sotto un bassa rilievo rappresentante Daniele nel mezzo, cui due Leoni lambiscono i piedi; alla sinistra l’angelo che trasporta per li capelli Abacucco; alla destra un divoto che sta ginocchioni a mani giunte, poggiando i gomiti su uno stemma a guisa di sgabello . Questo bassorilievo è sovrapposto ad una porta che altra volta metteva nel convento, di fianco alla chiesa dalla parte del Rivo . L’anno >47^, che è nell’inscrizione, indica 1 erezione di questa porta adornata, e forse anche un ristauro che può avere avuto in allora questa parte del monastero . Lo stemma è della famiglia Barbaro; e non è improbabile, che un Daniele Barbaro per sua divozione abbialo fatto eseguire 4 HIER.0 I OPTI.* IND.S MIRAE VENVST.* 1 ET MODEST.® PVERO I PRAPOPERA EHEVS MOR.E PRAEEPTO | NICOLAVS CONTARENO I FILIO DVLCISS. IMORENS >P.* MDCXXXXIV. | NON. SEXTIL. Lapide da me letta nell’atrio della chiesa . Essa ha gli stessi errori prapopera - praeepto-jifOF.EA’s - per praepropera, praerepto, moerens. Stava collocata nel coro . Girolamo f. di Nicolò q. Domenico Contam-Nr era nato del i65i ; Nicolò suo padre q. Domenico q. Giambattista, nato del i5gi mori del 1647- Così dalle genealogie patrizie di Marco Barbaro • Il Libro Nascite di patrizii ms. in Libreria invece di 1651 pone 1655 26 aprile. 5 IACQBI BONO MERCATORIS 1NTEG. | OSSA BERNARDVS | ET VINCENTIVS FILII PIEN-TISS. -I S1BI ET POSTERIS PONI CVRA-RVNT ! MDLXXIX Tom. I. 3l7 Bon . Questa ho letta nell’atrio della chiesa, ed era dapprima nel coro. Quel Vincenzo io credo esser padre di Pietro Don, del quale vedi le epigrafi di santa Maria de’ Servi e di san Secondo . Palfero malamente lesse boni , e très invece di filii, e poxbndt'hì invece di poni. 6 QVESTO É IL LVOCCO OVE ERA L’ANTICO ALTARE E SEPOLCRO | DELLA SCVOLA DE MARCERITRASLATATQIN CHIESA NELLA 1 CAPELLA CONTIGVA ALLA SAGRESTIA GIVSTO LA CONVENZIONE | CON DETTA SCVOLA DE DI XXVIIII . SETTENBRE MDCCLXVIII. L’ epigrafe vidi fissa sul pavimento dell’atrio della chiesa allato alla porta maggiore. Il Cor-po de’marcert, o jiarzari ( Merda) ) era forse il più antico in Venezia, essendovi documenti delle sue rappresentanze in forma d’uffizio fino dall’anno 942 , siccome osserva il signor Apollonio dal Senno nel manuscritto sulle Arti veneziane altrove da me allegato. Da questo Corpo poi usciron varie arti manifattrici, che divenute adulte si separarono in corpi diversi. Ultimamente l’union de’ marceri era compost^, di otto colonnelli, ossia divisioni, cioè 1. Venditori di merci di fiandra, di lana, be-rettini, linajuoli per le accie, cordelle, ec. 2. Venditori e fabbricatori di drappi e galoni d’oro e d’argento. 3. Venditori e fabbricatori di calze e guc-chierie. 4- Lavoratori e venditori di guanti di pelle, ed altre opere simili ; fabbricatori e venditori di polveri di cipro, compresi sotto il titolo di Muschieri. 5. Fabbricatori e venditori di ottoni e bilan-cie, detti Latoneri e Balanzeri. 6. Venditori di chincaglie e bisutterie . 7. Venditori al minuto di ferramenta e piom* bo. 8. Merceretti vaganti, e fabbricatori e venditori di pirie (imbuti), occhiali, liuti, o altri ¡strumenti musicali. Era aperto l’ingresso in questo corpo tanto a’ Veneziani, che a quelli dello Stato. Al cader della repubblica n’ eran ascritti a questo corpo numero 492 = Dipendevano dal Magistrato dei Proveditori di Comun, e per il bollo de’ braz-zoleri ( passetti di misura) da’ Consoli de’ Mer- Ai