— 55 nura, stavano già in mano dei rivoltosi. Nella collina più alta e più rocciosa, proprio quella che sta dirimpetto e guarda «Maslaci» stava la maggior forza d’uomini e di mitragliatrici. Questa fu presa con uno strattagemma che farebbe onore al più intelligente capitano. Fino dai primi istanti dell’operazione e quasi tutta la notte partiva da essa una pioggia di palle. Nessuno rispondeva; il fuoco invece era mantenuto vivo ed efficace contro le colline più basse di essa. Tre ore prima dell’aurora si stancò di tirare al vento e tacque: si scelse una compagnia dei più coraggiosi montanari, i quali aggrappandosi silenziosi di roccia in roccia, di masso in masso, dalla parte posteriore pervennero alla cima. In pochi minuti con piccole ferite presero la posizione principale insieme alle mitragliatrici. Impossesatisi di essa anche le altre dovettero cedere: anzi Vass-Kiri, tenente valoroso quanto mai, con un drappello di suoi pari, gettandosi sulla pianura, girò la posizione della caserma di gendarmeria di Messi e le tagliò prima dell’alba la comunicazione con Scutari. Le mitragliatrici prese al nemico si fecero funzionare contro la caserma. Tutta la domenica, era il 21 novembre 1926, non cessò il fuoco da una e dall’altra parte, solo era senza frutto da parte degli assedianti, perchè la caserma godeva una posizione felice, a cui era difficile l’avvicinarsi senza notevoli danni. Fu trovato un rimedio, scorgendo il vicino acquedotto si entrò in esso e da qui si giunse a giusto segno e si ebbe un’eccellente riparo. Ma anche colpendo da qui non c’era grande speranza di far capitolare il nemico quanto prima. Da tutte le finestre e feritoie u-scivan palle. Fortuna che le finestre eran senza ferri e questo fu un’insigne vantaggio per i rivoltosi. La vittoria sta in mano dei coraggiosi. Due giovani montanari si profersero a porre in giuoco la loro vita e far cedere quel baluardo. Il nome di questi prodi è Mark-Nika di Shoshi e Koll-Binaku di Dakai. Empitesi le saccoccie di bombe, carponi, protetti dalle te-