4o SANTA MARIA DE’ SERVI studiarvi sopra investigandone la verità, e mostrandone ’gli errori. Nel 1^97 andossi a Mantova ad insegnare la scolastica teologia, ove rimasto tre anni con molto profitto e eli se e degli allievi suoi, passò a Roma nel 1600, e quivi fu licenziato per il grado del magistero. Poscia venuto a Bologna fu nel 16 luglio di quell’ anno laureato e promosso professore di teologia. Insorte le discussioni tra Faolo V ed il veneto senato intorno ad alcune leggi riguardanti i beni ecclesiastici, ed eletto consultore della repubblica il Sarpi, questi scelse con se assistente il Micanzio, il cui pronto ingegno e sperimentata fede gli erano notissime. Lasciata dunque nel 1606 la cattedra di Bologna venne a Venezia Fulgenzio al servigio e del Sarpi e della repubblica, dal quale indarno cercò di sviarlo e con promesse e con minacce alcuno de’suoi. E in effetto fu sempre indivisibil compagno del Sarpi, il quale al Micanzio partecipava ogni sua idea, lui volea confidente, e per lui volea che passassero tutti gli ufficii che gli si facevano . L’incarico dal Micanzio sostenuto fu con somma riputazione e con approvazione del senato, in modo che fino dal 1607 fugli assegnato pubblico stipendio con titolo di consultore teologo ; stipendio che accrebbesi della metà nel 1608; e quando il Sarpi venne a morte nel 1623 fu il Micanzio eletto in luogo suo consultore, e non molto dipoi revisore delle bolle e dei libri, ministeri amendue importantissimi e di suo grandissimo onore . E non solamente sommo teologo, politico, e giureconsulto era Fulgenzio, ma si anche valente oratore, e profondo fisico e matematico, come si riconosce dalle letiere a lui scritte dal celeberrimo Galilei, il quale reputava sommo favore ed onore il potersi gloriare d! essere stimato degno della sua protezione, e come ravvisasi dall’ intima amicizia e corrispondenza che aveva co’ più illustri matematici ed astronomi dell’ età sua. Morì li 7 febbrajo i654 d’anni 83 e gli furon fatte solenni esequie con orazione funebre recitata dal p. maestro Fausto Zerhoni. E perciò 1* anno 1667 che leggiamo nell’ epigrafe è quello in che si pose il monumento da Domenico suo nepote . Il Micanzio fu collaboratore del Sarpi nel Trattato deli Interdetto . Venezia 1606, e fu poi autore del libro: Confermazione delle considerazioni delp. m. Paolo da Venezia contra le opposizioni del p. Gio. Antonio Bovio carmelitano. Venezia 1606 Nella vita del Sarpi (HelmstatijSo.p.gi) è ricordata come opera di Fulgenzio una traduzione dal francese in italiano del Saggio di Michele di Montagna, fatta a petizione del Sarpi. Varie lettere di Fulgenzio dirette al Galilei stanno nel libro:Memorie e lettere di Galileo Galilei pubblicate dal cavalier Giambatista Venturi. Modena 1821.4? tratte da quelle che in maggior numero manuscritte e dirette al medesimo Galilei conservami presso il chiarissimo signore Giovanni Labus in Milano . Dodici volumi di Consigli, ossian Consulti, da lui dettati stavano nell’ archivio secreto della repubblica, ed oggi nel politico, e appo il detto signor La-bus trovansi parecchie sue scritture versanti sopra oggetti giurisdizionali. Oltre a quest’opere, alla libreria de’ Serviti lasciati avea sette volumi di altre cose sue, e il p. Bergamini possedeva il Rationarium temporum del Sarpi che Fulgenzio avea continuato dal 1622 al i63i. Ma al Labus noi dobbiamo una scoperta che più interessa, ed è che la Vita del Sarpi stampata la prima volta in Leida nel 1646, la quale e da Giusto Nave, e dal Foscarini si considera malamente attribuita al Micanzio, e dicesi fattura di altro servita meno istrutto delle cose di fra Paolo di quello che esser ne dovesse il Micanzio, è veracemente stata scritta da quest’ultimo. Osserva in primo luogo il Labus che lo scrittoi' di questa vita apparisce sempre un intimo confidente del Sarpi, e un uomo che pensava e ragionava affatto com’ egli nelle cose politiche di allora, e tale era il Micanzio. In secondo luogo le inesattezze che il Foscarini a questa vita oppone non possono far difficoltà ragionevole, perchè a’contemporanei anche più intimi sfuggono spesso le notizie ed i documenti che da ogni parte raccolgono i posteri. Finalmente possiede il Labus una lettera del Micanzio indiritta al Galilei il a5 agosto del i655, dalla quale apertamente ricavasi essere la detta vita fattura di lui, perchè essendogliene stala carpita una copia, e correndone altri apografi per l’Italia, afferma il Micanzio che ciò gli recava sommo fastidio, non essendo essa altro clip un abbozzo imperfettissimo venuto fuori dalla penna senza nessuna arte nè cautela. Non deggio poi tacere essere stati da taluno mal attribuiti altri scritti al Micanzio, e fra questi l’opuscolo eh’è nel libro Theologorum venetorum Joan. Marsilii, Pauli Veneti, Fr. Fulgentii ad excomunicaùo-nis ec. responsio. Venetiis. 1673; imperciocché questo fr. Fulgenzio è veneziano, di casa Manfredi, e di ordine francescano, contemporaneo al Micanzio, e autor d’ altre cose. Fra gli scrittori che parlan del nostro Fulgenzio premettami tutti quelli che della vita e delle opere di Fra