89 — nerale della Croce Rossa Italiana a Roma per aiuti. Giunto colà nell’agosto del 26 ed avuto un colloquio col Direttore Generale dovetti sentirmi a dire queste belle parole: «Come Ella viene a chiedere aiuti per la Croce Rossa Albanese nel mentre noi abbiamo già mandato 47 casse di medicinali in Albania e non conosciamo neppure dove siano andate?!...» Scornato dovetti ritornare tra i miei Dukagini. Ai 12 di marzo del 1931; dai monti stabilitomi a Scutari, per pressioni avute dal mio Arcivescovo e dal Governo dovetti accettare la direzione della dispenseria della Croce Rossa Albanese della Prefettura di Scutari ed aprire l’ambulatorio di fronte al Santua- io della Madonna de' Ruon Consiglio. Ma anche co là mi mancavano in certi mesi i medicinali e le persone di servizio per troppo numero degli accorrenti. Tanto piaceva tale opera filantropica a Sua Eccellenza il Marchese Antonio di Soragna, capo della Legazione Italiana in Tirana, che si proferse di procurarmi tutto il necessario solo alla condizione che si accettasse il signor dottor Rugeri Primario dell’O-spedale italiano Iolanda di Scutari come aiutante nel servizio della Croce Rossa presso il Santuario. Io contento della offerta insieme col suddetto dottore presentai il conto delle spese approssimativo dell’impianto decente. Arrivarono alla somma di 60.000 Lire. Anche a questo si adattava quel santo uomo. Contento del buon’esito andai a Tirana presso la Direzione Generale per conchiudere l’affare, naturalmente tutto fiero di potere in fine dare splendore e vita alPAmbulatorio. Non lo avessi mai fatto. Dal mio Direttore e dalle alte sfere ebbi un rimprovero ed una netta repulsa che assolutamente non si volevano italiani nella Croce Rossa. Piegai il capo e tirai avanti miseramente nel servizio. Ma senza medicinali come si poteva fare? Umiliato ritornai a Scutari e leggo nel foglietto della Croce Rossa albanese che una benefattrice degli