S. ANTONIO. d’ io lo traggo , è cancellato da alcune linee di diverso inchiostro, ci rammenta la chiarissima ed illustre casa Grimani patrizia nostra che oggidì stassi nella contrada di S. Maria Formosa, Antonio Grimani fu figliuolo di Marino q. Giovanni , e di donna Agnesina Montaner di domino Giovanni da Modone ( Alberi Barbaro) , e nacque nel i435. Celebre quest’uomo divenne nelle storie nostre per la varia fortuna che lo agitò . Diessi giovanetto al traffico finché scorsi avendo quasi tutti i mercati della Sona, dell’ Egitto, e dell’ Africa, e assai avendo guadagnato giunse all’età atta a coprire i magistrati , e gli onori della patria. ( Giovio. Elogi p. 199 ). Molti in effetto n’ ebbe che con notatili fede congiunta con gran prudenza delle cose del mondo egli sostenne: ma due in particolare onorevolissimi nell’ anno i494 > c*°~ ca* rica di capitan generale del mare , allorquando Bajasette nuovi movimenti faceva per la guerra ( Bembo Voi. I. p. 5g ), e la veste procuratoria di s. Marco in luogo di Giovanni Moro ( Coronelli p. 63 ). Conchiusa 1’ alleanza tra la repubblica, Alessandro VI ed altri regi a favore di Alfonso d’ Aragona re di Napoli contra Carlo Vili di Francia, il generai Grimani con grossa armata fu nel i4g5 spedito in Puglia, e prese valorosamente molte terre occupate già da’Francesi, e sforzò Monopoli, ed acquistò Polignano , Mola , Brindisi , Otranto ( Bembo p. io5 e seg. e Giovio 1. c. ). Richiamato a Venezia nel 1496 fu spedito ambasciatore a Massimiliano che a Como trovavasi ( Bembo p. i42)-Ma nel 1499 datogli di nuovo il comando generale del mare contra i Turchi. la fortuna gli si mostrò contraria. Imperciocché, se stiamo al Giovio ( p. 199) essendosi egli apparecchiato per affrontare il nimico nelle acque di Sapienza , poco di lungi da Modone , e parendogli di poter avere sicura vittoria , mutatosi il vento , ed anche per disubbidienza di alcuni sopracco-miti, perdé la speranza della viltoria, e frattanto i nimici bruciarono due navi grosse nelle quali perirono i due prodi capitani patrizii Andrea Loredano ed Alban Armerio . Ma il Bem-bo ( 1. c. p. 211. e 217) anche dalle voci che fin d’ allora si sparsero fa luogo a sospettare che a bella posta il Grimani, mentre avrebbe potuto dar ajuto a' due capitani, abbiali lasciati perire tocco da invidia della fama grandissima che il Loredan godeva di valore ed esperienza nelle cose marittime. Il perchè perdette 1’ opportuno momento di vincere con battaglia presso a Lepanto l’armata nimica, e di ridurre cosi tutta la contrada marittima del Peloponneso e della Grecia, e l’isola di Negroponte a divozione della repubblica. Comunque si sia la cosa, il Grimani perdette la grazia sovrana, e gli onori di procuratore e di generale , e venuto a Venezia fu posto prigione, processato, e confinato in esilio a Cherso ed Ossero Isole della Schiavonia ; il che tutto avvenne nel 1499 (Bembo p. 222). Dall’esilio ebbe mezzo di fuggire, e andarsi a Roma presso a Domenico Cardinal Grimani suo figliuolo. Stettevi fino al 1:109 nel qual anno non tanto per gli officii del papa, e perle preghiere del figliuolo, quanto per li servigi ch’egli alla repubblica , anche in esilio, prestati aveva al tempo della lega di Cambray, richiamato fu solennemente in patria e restituito nel i5lo alla carica procuratoria della quale era stato spogliato. ( Bembo. Voi. II. p. io5. 248. Coronelli p. 69). Il decreto in data 1609 16 giugno che il richiama dal bando stassi anche nelle genealogie di M. Barbaro, il qual dice che il Papa avealo frattanto creato auditore di Rota. Durante la sua reggenza come procuratore (narra Girolamo Priuli nel mss. suo Diario, giugno e agosto 1Ò11 ) molto adoperassi il Grimani al ristauro del Campanile di s. Marco, la cui cima era rovinata colpa il tre-muoto del 23 marzo i5io., la qual cosa qui accenno perchè trattandosi di opera d’ arte antichissima e celebre, gran lode torna a chiunque procuri di conservarla. Il Grimani nel i5i5 fu ambasciatore a Francesco I re di Trancia per rallegrarsi della vittoria da lui contra gli Svizzeri riportata ( Parata . Lib. III. p. 209), e finalmente nel 6 luglio 1021 (altri dicon 7 ) fu eletto a principe di Venezia. Durante il suo ducato altro non avvenne di notabile se non che la difesa, per quanto fu possibile, di Milano che fecero 1’ armi nostre collegate colle Francesi contra Carlo V ; e la lega de’ nostri con lo stesso Carlo V. Fu coniata per la prima volta la moneta d’argento detta Osella, la quale di-spensavasi dal doge in luogo degli uccelli, che per l’addietro solevansi dare in dono a’ cittadini dal doge medesimo. Fu abbellita di alcune fabbriche la città, come vedremo da apposite inscrizioni. Questo doge mori li 7 maggio i525; ed avuti i soliti funerali nella chiesa de’ ss. Giovanni e Pàolo con orazione detta da Federico Valaresso per testimonianza del Sansovino ( Lib. XIII. p. 2.55 ), fu recato a seppellire in questa chiesa di s. Antonio , secondochè scrive Pietro Giustiniano ( Lib. XII. p. 5o5 ) e il Sansovino (Lib. I. p. 8. tergo): ma Giovanni