SANTA MARIA DE’ SERVI d’un secolo posteriore. Sonovi i suoi termometri , gl’ igrometri, la sua bilancetta , il suo letto pensile, il bagno mobile, la cannella per gli idropici, la sciringa tricuspide ec, ec. ordigni tutti che chiameranno sempre la nostra gratitudine verso questo genio benefico. Questa abilità sua gli procacciò de’ nemici e spezialmente alcuni scolari che invidiosi andando oltramonti attribuiron a se stessi alcune delle sue scoperte. Ebbe amicizia co' più dotti del suo tempo, e fu onorato d’inscrizioni anche in patria , e di medaglia. Fralle prime, io riferirò quella che nella chiesa de’Servi di Capodistria leggevasi, la quale per qualche tempo smarrita, fu poi per zelo del nobile signor conte Giovanni cavalier Totto amante delle cose patrie , e della patria sua Capodistria anche in difficili circostanze benemerito, rinvenuta e fatta collocare sulla facciata di quella cattedrale: sanctort sanctort | alterivs in vita stagtritae alterivs ae- SCVLAPT | GERMANIA PR1UVM SVMMO CVM UONO-RE PERV1SA | PATAVT DEIN 1VJENVM ANIMIS TO-TOS l4 ANNOS | NOBILITER DOCENDO EXCVLTIS | ET IBI BEN VENET11SQVE CORPOR1BVS E MORTIS FAV-C1BVS | MEDENDO MIRA ARTE EREPT1S | VBIQVE LAf'DABILIS VBIQVE CELEBRIS | VENET1IS TANDEM PROH DOLOR VITA FVNCTl | H1C CONCEPTI HIC NATI | PRONEPTIS ELISABETH A | TANTA MOERENS IA-CTVRA | AD MER1T0RVM DECVS VIRTVTVM MEMORI A M PATRI A E ORNAMENTVM | M. SI. P- | . Sopra la quale inscrizione era anche il busto marmoreo del Santorio, che nel 1802 fu trasportato a Vienna da S. E. barone Stefaneo allora organizzatore plenipotenziario dellTstria, Dalmazia, Albania ec. Una medaglia fatta coniare in suo onore da Santorio Santorio suo discendente segretario del Consiglio di dieci nel 1765 è ricordata negli Elogi italiani T. VI, e fu incisa in rame da P. Novelli. Oltre il citato Cogrossi, chi copiose notizie del nostro Santorio amasse, legga la vita che ne ha scritto Arcadio Capello medico Veneziano . Venetiis 1750. 4- il Papadopoli nella storia del Ginnasio Patavino, che ne fece an-ch’egli quasi intiera la vita: il professore Curzio Sprengel nel volume Vili, della Storia prammatica di medicina a p. 228 ec. (Venezia 1814 ) il quale dando da un lato la meritata lode al Santorio , non lascia però di esaminare con giudiziosa critica alcune delle sue opere : il Facciolati ne’ fasti del ginn, patav. T. Ili; il Tiraboschi, l’Andres, il Vallisneri, il Corniani nelle loro opere sulla letteratura : il dottor Francesco Bernardi veneziano nel Saggio sopra il Collegio medico chirurgico di Ve- nezia. 1797. 4- che versa spezialmente sulle operazioni e sugli ¡strumenti inventati dal Santorio: il Mangeti, e moltissimi fra’dizionarii. Io deggio la maggior parte di queste notizie al chiariss. sig- abate Luigi Bencich di Capodistria, che gentilmente per lettera mede comunicò per mezzo del non meno cortese mio amico nob. Consigliere Antonio Albertini. Della presente lapide parlando, eli’è nelMar-tinioni (Aggiunte al Sansovino p. 162 ) nel mss. Bergamini, e nel Saggio del Bernardi. Era su grande cassone di marmo nel chiostro dalla parte della chiesa . Io non potei vedere che le ultime parole : obiit . vi . kal. martii . mdcxxxvi . 110BA . un . noctis . Le ossa del Santorio al momento della demolizione del Tempio furono religiosamente raccolte dal chiarissimo protomedico nostro Francesco Aglietti e appo di lui si conservano finché giunga momento opportuno di trasportarle nell’ Ateneo ove stassi la inscrizione che vedemmo al numero 7. 48 M.° CCC° . LXXXVII j_ DIE P. FEBRVARII S. NOBILIS . VIRI . DNI . IIENRICI. SANDEI. DE . BOCHA . DE . VACIS^DE . LVGA. CIVIS. VENET. 7- SVOR. HEREDV » La nobilissima ed antichissima famiglia Lucchese Sapìdei detti anche Sandeo e Sandelli di Bocca, di Vacca venne in Venezia per oggetto di mercatanzia non già per essere di Lucca stata cacciata da Castruccio Antelminelli, siccome erroneamente disse il Sansovino ( Ven. p. 58 t. ): imperciocché si ha da certissimi documenti che i Sandelli eran del partito di Castruccio ( Vedi Inscrizione numero 14« ) • Parlando poi di Arrigo, detto anche Enrico, e Rigo , egli fu figliuolo di Duccio q. Arrigo. Si sa dalle nostre cronache cittadinesche, che ad imitazione de’suoi maggiori si recò spesse fiate a Venezia, e con 1’ acquisto di molti stabili massime in contrada di santa Sofia vi fece maggior dimora degli altri. Dal doge Giovanni Delfino consegui nel i359 uno special privilegio di veneta cittadinanza . Fu ambasciatore per la sua città a Carlo IV imperatore con altri tre cittadini nel 1369, nel tempo eh’ eli’ era soggiogata da’ Pisani, ed essendo tornati colla lieta novella della liberazione di lei meritarono di venir salutati patres patriae. Mori Arrigo in Lucca essendo gonfaloniere nel 1587 ; e fu colà sepolto nella