SAN DANIELE. Marciana Basilica; e nel Caroldo poi non trovo il detto procuratore. Nel Catastico di questo monastero leggo agli anni n45, 1146 il nome di un Leon de Molin, che può esser lo stesso fondatore, posciachè non sappiamo quando egli sia morto : 11 45. i5 giugno. Investitura fatta da D. Ingilio del loco di Mestre a D. Leon de Molin de mezzo manso posti in Caurignago in remission de’ suoi peccati , come in atti di D. Mainardo nodaro del sacro Palazzo = 1146. 8 novembre. Investitura fatta da pre Romiero de Sermason in D. Leon de Molin di tutta la sua terra posta in loco di Sermason con vigna per lire 5, come in atti di D. Mainardo nodaro del sacro Palazzo . Giovanni Polani reggeva la chiesa di san Bartolommeo di Venezia, come vicario del vescovo Castellano Bonifacio Falier 1’ anno 1i55. In questo medesimo anno fu al Falier sostituito nell’ episcopio, e ter.ne nondimeno fino al 1 l'amministrazione della detta chiesa. S’ oppose fortemente nel n4J alla instituzione de’canoni-ci regolari introdotta da Bonfiglio Zusto nella sua chiesa parrocchiale di san Salvatore, e pretendendo che illegittimamente fosse senza il suo.assenso stabilita, interdisse al clero di quella chiesa i sacri ut’licii. Proteggeva la nuova istituzione Enrico Dandolo patriarca di Grado, poco ben veduto da Giovanni, perchè fu uno di quelli che contraddissero alla elezione a doge di Pietro Polani ; ma riconciliati poscia gli animi, e in obbedienza a’diplomi pontificii favorevoli all’ instituto anche Giovanni vescovo acquietossi, anzi il protesse. Da Lucio II nel li44 e da Adriano IV nel 1155 impetrò privilegi a decoro della chiesa Castellana, la quale utilmente da lui fu amministrata fino al 1164 ultimo della sua vita. Vedi il Dandolo (T. XII, B. I., còl. 278, 279, il quale dà il cognome di Michiel e non di Zusto a Bonfiglio); Francesco de Grazia ( Chronicon Mon. s. Salvai, p. 1. 2.7. che chiama Bonfiglio della casa Zusto, e ad esso piuttosto è a prestar fede che al Dandolo, perché scriveva della sua propria chiesa). Flaminio Cornato ( T. XIII, p. 21, 22, e nelle Notizie storiche p. 8. ) Antonio Nardi ni ( Series Praefecto-rurn s. Barthol. p. XVII.) Alessandro Òrsoni ( Serie de Piovani eletti vescovi, p. 18 ). 11 Sansovino nel Cronico Veneto p. 1 5 tergo al-l'anno n3u dice che il nostro Giovanni era figliuolo di Pietro Polani doge, e la cosa stessa ripete il Carnaio e gli altri che da lui copiaro- no . Ma primieramente nè il Dandolo, nè il de Grazia, né le genealogie patrizie il pongono come figliuolo del Doge . 11 Dandolo ( col. 280 ) dice che Pietro ebbe due figliuoli, cioè Guido conte di Ossero ; e Rainiero conte di Arbe ; e ( col. 276 ) che eletto nel 1100 era giovine di età, quindi come poteva aver un figliuolo in Giovanni che nel 1155 fosse nientemeno che vescovo ? Il Genealogista Cappellari lo chiama fratello del doge, e sarebbe piuttosto adottabile questa sentenza, se non si opponesse che Giovanni fratello del doge Pietro era uomo anzi d’arme, che di chiesa, come tutti gii altri storici affermano col Dandolo, (col. 278.282.) e Sanuto ( col. ) Io pertanto direi che non fratello, meno poi figlio , ma bensi consanguineo fosse il vescovo al doge, deducendo ciò ragionevolmente dalle parti eh’ egli prese favorevoli al doge al momento della costui elezione . Pietro Polani genero del doge Domenico Michele, attesa la rinunzia fatta da questo, fu assunto nel 11 So al trono ducale per acclamazione del popolo, essendo giovane d’anni 5o, ma vecchio per le sue virtudi. Il senno suo fece sedare le gravissime discordie che passavan tra quelli di Casa Polani, e il patriarca Enrico Dandolo unito alla progenie de’ Badoari, il cui partito erasi vivamente opposto alla elezione di esso doge, come si è toccato di sopra, e nelle epigrafi di santa Croce. Nel 1107 inviò tre ambasciatori a Lotario imperatore, cioè Giovanni Polani suo fratello, Pietro Dondidio(Do-nodei,o Donder) suo cappellano, ed Orio Orio, ed ottennero la confermazione de’ privilegi antichi. Ajulati nel 1141 da’Veneziani quelli di Fano che difendersi volevan da que’ di Bavenna, di Pesaro e di Sinigaglia, il doge che andato era sulla flotta in persona, ebbe dal comune di Fano in ricompensa tributo d’olio per la chiesa di san Marco, e danari per se, ed altri patti a favor della repubblica. Cosi comunemente nar-ran gli storici ; ma la Cronaca manuscritta che corre sotto il nome di Daniele Barbaro, e eh’ è lodata dal Foscarini dice, che essendo stati alcuni Venetianì, cK erano alla Fiera nella Marca, molestati da quelli di Fano fu sforzato il doge di vendicarsene ^ onde fatta un armata la mandò contro di loro , et in pochi giorni gli ridusse in mali termini che furori necessitati volendo salvarsi, di farsi tributarli al Comun di Venetia, e di pagarli ogn anno censo perpetuo. Guerreggiò il doge contra i