LA GPvOGE . radunate alcune galee contra gli Anconitani eh’ eransi dati a scorrere ed infestare il mare , fu fatto capitano Marino, che assalì i nemici, prese cinque loro galee , e fece impiccare Guiscardo lor condottiero. Quest’azione a merito del solo Marino è certificata dagli storici Paolo Morosini ( p. 112 ) Nicolò Dogiioni ( p. 86 ) e da altri più moderni , benché nel codice Ambrosiano del Dandolo ( colonna 285) sia attribuita a Morosino Morosini figlio del doge , e benché alcuna cronaca del secolo XVI da me esaminata, e anche il prete Antonio Stella negli elogi latini (p. 68 ) la ascriva ad ambedue, e il Vianoli ( T. I. p. 197 ) a un Marco Morosini e a Marin Gradenigo insieme. Io qui osservo che il nome di Morosino Morosini figlio del doge Domenico non mi venne fatto di vedere nelle genealogie . Evvi bensi un Morosino Morosini f. di Paolo in alcune genealogie ; ma sebben contemporaneo pure non ha che fare col doge. Ponno dunque avere sbagliato e l’autore delle Giunte al Dandolo, e lo Stella nel nome, legger dovendosi piuttosto Domenico Morosini anziché Morosino. Simile sbaglio io credo sicuramente che sia avvenuto nella copia di un documento recatoci dalCornaro (T. X. p. ai.1 ) che scrive che Morosino figlio del doge Domenico accolse il giuramento di fedeltà da que’di Pa-renzo circa detto anno ii.5o : imperciocché abbiamo veduto che Domenico Morosini il figlio, e Marin Gradenigo ciò fecero a nome della república; errore facile ad essere succeduto quando si scriva Dominum invece di dominicum . Del resto io tengo che tanto Domenico Morosini, quanto Marin Gradenigo siano stati capitani e contro gl’istriani e contra gli Anconitani, essendo questi fatti succeduti nell’ anno stesso , e coll’armata medesima accresciuta soltanto nel numero delle galee. Di Pietro Polani doge e di Enrico Dandolo patriarca riserbomi di parlare nelle epigrafi di s. Daniele, e di s. Maria e Donato di Murano. Vital Faliero era figliuolo di Pietro, secondo il genealogista Cappellari; ma il Barbaro lo fa figliuolo di Angelo procuratore fratello di Pietro. Egli insieme con Domenico Morosini figliuolo del doge, e con Giovanni Bonaldo sopranominati sottoscrisse all’ atto di quitanza fatto dal doge Morosini alla famiglia patrizia Ba-seggio per tutto ciò che da essa era stato largamente speso per la fabbrica del campanile di s. Marco . Uno squarcio di questo atto in data n5i. leggesi nel Sanuto (col. 49^)» ma ivi mancano le sottoscrizioni. Esse però sono in un codice del secolo XVI cartaceo in fol. datomi dal gentilissimo ab. D. Agostino Corrier, e vi leggo i tre suddetti nomi uidal falier, Dnego Moresini, zan bonaldo alla pag. 25 e alle linee 4- 11. i3. i5. Si è veduto addietro che del 1 if>4 fu ambasciatore a Federico Barbarossa, contra al quale nel 1177, ed a favore di Papa Alessandro III fu sull’armata come comandante di galea (Dandolo nel Cod. Ambrosiano colon. 301). Del 1172 era stato anch’egli uno degli undici elettori del doge Ziani. Di Giovanni Bonaldo nulla so dire oltre il già detto. Della famiglia antica e nobile trovo nella cronaca mss. del secolo XVI altrove citata, e tratta da altre più antiche, che i Bonaldi venero de Ferrarese, et da quelli luoghi passorno in Riualta ( Rialto ) fòno delli annal consegli et erano mercanti da formenti , et del anno 1110 dogando ms. Ordeiafo Falier fu una grandissima carestia inVenetia et questi corulusseno molte biave per sostentation della Terra , et forno doi fratelli uno ms. Zuane et ms. lulio, li qualli tra loro uenendo in controversia per le possessioni del polesene di Rouigo, et fatta una longa litte diuiseno il tutto, et mudorno F arma et la prima restò a ms. lulio, et ms. Zuane leuò quella dalla erose. Mancò la ditta casada in s. Andrea Bonaldo V anno 1041 dogando ms. Bort.'0 Gradenigo dose 02. habita-uano in rnendigola ( a san Niccolò de’mendico-li) sopra lo rio bonaldo. Di questo cognome ne avremo degli altri nel corso dell’opera. La presente importantissima epigrafe perdutasi colpa i ristauri della chiesa e del convento trovasi in cinque de’ principali scrittori e più antichi , cioè nel Sanuto ( col. 49$ ) > nelle addizioni al Cronico del Dandolo ( col. 286. 287) nel Sansovino (lib. V7. p. 73) nello Stringa ( Lib. V. p. 162 ) e nel Palfero ( p. 243); e in tutti vi sono delle diversità . Io ho seguita la lezione del Sanuto, il quale è più fedele alla narrata storia, e sembra aver copiato dal marmo, dicendo, e ancora nel muro della chiesa è una pietra col suo epitafio scritto in lettere molto antiche. Quella che ci dà il codice Ambrosiano è la seguente non senza errori ed om-missioni : anno uclv. mense febrvario. sic ia-CET DOMINICI MAVROCENO . QV. DVX VENETI A E CVM SOPHIA VX ORE SVA DVCISSA, QVI DVX FV1T BO-NFS, ET PRVDENTISSIMVS, PLENVS FIDI! ET VERI-TATE ET AMATOR PATRI A E : ISTE FVIT PRIMVS expvgnator ttri : tempore isnrs capta est ISTRIA ET POLA CVM QVINQVAGINTA GALEIS DE QVIBVS ERANT CAPITA NEI DOMINICVS MAVROCENO