SAN DOMENICO. 3 4 MONVMENTVM | APOLLONIO | MASSAE | PHILOSOPHO. AC | MEDICO . | ANTONII FILIO | POSITVM . I VT ESSET EIVS | INDI-CIVMi VIRTVTIS. AD | FAMILIAE, | NO-MINISQVÈ | MEMORIAM | SEMPITER-NAM . I . M.D.LXXII. | CAL.8 AYG. Apollonio Massa fu figliuolo di Antonio q. Apollonio e nipote ex fratre di Nicolò precedentemente nominato . Esercitò aneli’ esso con molta fama la medicina in Venezia; e del i5j5 era uno de’medici e chirurghi destinati dal magistrato della Sanità alla cura degli appestati, come veggo in una noterella datami dal dottor Francesco Bernardi . Troveremo nel corso del-1’ opera altre lapidi che lo annunciano come procuratore e medico addetto ad alcuni monasteri nostri, P ultima delle quali ha 1’ anno 1587. È uno anche degl’ interlocutori nel Dialogo della Cecità di Alvise Luisini, di cui ho detto al num. 2. Paolo Manuzio nel sovracitato Commentario all’epistole di Cicerone ( Penetiis. Aldus 1579. fol. p. 402 ) dice : Fuit et Antonius ( Massa ) eius nominis tertius Apollonj qui ho-dieq. vivit et suae virtutis medicaeq. artis prae-clara iam dedit, datque expressa signa, pater, e questo Antonio è il ricordato nella epigrafe. Apollonio era grandemente amato dallo zio Nicolò, e la principessa di Sassonia Elisabetta Landtgravia ne prendeva molta cura , siccome Nicolò stesso attesta nella dedicatoria in data 28 J;iugno 1.Í40 premessa al già indicato libro de ebre pestilenziali. Di un Antonio Massa forse della casa stessa evvi un iibricciuolo intitolato : Breve trattato di Giovanni vescovo lìojfense e cardinal delta S. R. Chiesa del modo di pregare Iddio e de'frutti che si cavano dall' ora-tione, tradotto dalla lingua latina nella italiana da Antonio Massa. In Venezia appresso Bartolomeo Carampello. 1.593. 24. Egli lo presenta al patriarca Lorenzo Priuli, dicendo d’esser giovinetto e di aver fatta per esercizio di studio questa traduzione ; la quale molto buona mi sembra. L’inscrizione che gli fu posta vivente , era nel chiostro di questo convento, ed oggi nell’ Ateneo colla effigie marmorea di Apollonio allato a quelle del Santorio e di Nicolò Massa . CAESARI | ALBERGHETTO IVRIS | CONSVL-TISS. | DVM HERCVLIS II. FERRAR1 AE DV-CIS | DECRETO | BAGNACABALLI | INSIGNI CVMLAVDE | PRAEEST1IMMATVRA MORTE PR AEVENTO IALBERGHETTVS PATER PIENTI SS | P. | VIXIT ANN. XXIIII. D. XX. | OBIIT ANN. SAL. | MDXLIII. | VI. KAL. SEPT. Alberghetti . Questa famiglia d’origine è Ferrarese, ed un ramo di essa venne nel seco- lo XV a stabilirsi in Venezia, conservandosi forse per la sua provenienza addetta al servigio della Casa Estense, come osserva il chiarissimo cavalier Leopoldo Cicognara nel voi. Il, p. 544 della storia della Scultura. Aggiungon le cronache popolari nostre, che aveva stabili a Castello, e terre nel Trivigiano, e di valsente ducati xi mila. Il Sansovino chiama Cesare qui nominato altre volte mio precettore (Lib. I, p. 6. Ven. desc.) e testifica eh’ era giureconsulto celebre, e giovane di molta speranza . Morto, come dice l’inscrizione nel i545 mentr’ era al governo di Ba-gnacavallo, può essere che il cadavere stato sia condotto a Venezia nella tomba de’ maggiori . Di un Cesare Alberghetto Ferrarese parla il Facciolati ne’ fasti del Ginnasio di Padova ( Parte III, p. 166 ), e lo pone nel 153y professore di diritto civile ; ma io il credo diverso dal nostro, che avrebbe allora solo avuti 18 anni di età . Un altro Cesare Alberghetti veggia-mo notato dal Coronelli nella sua Biblioteca ; e di altri individui di questa stessa famiglia parlerò qui al numero 76. La inscrizione stà nel Sansovino, nel Palfe-ro, nell’Armano e in altri . Il Sansovino e Pal-fero hanno Magnacaballi . L’Armano e il Cole ti pongono 1’ anno dell’ età xxii , ma preferisco Sansovino e Palfero che segnan xxiiii . Svayer poi scrisse Albeiigeto. . . . Albergetvs. . e l’anno xxiii. Un quadro che rappresenta il nostro Cesare stassi fra altri della famiglia presso gli Alberghetti che abitano nella parrocchia di s. Martino, e dalle carte di detta casa apparisce, che Alberghetto il padre di Cesare era figliuolo di un Sigismondo q. Alberghetto 1487, siccome esaminò l’ab. Regazzi, che questa cosa mi comunica . TOMO I. 1D