LA CROCE. derosa flotta, andò in Soria,battè gl’infedeli,strinse d’assedio la fortissima Tiro, che dopo cinque mesi si rese (Dandolo, Chron. Rer. ltal. Script.T. XII■ col. 271, e Sanuto, Vite de Dogi, ibid. T. XXII. col. 487 ). Seguita la morte di Pietro Po-lani doge fu eletto il Morosini in suo luogo nel 1148 ( Dandolo ibid. col. 285. De Monacis. Ckronic. p. 120. ) . Nel terzo anno del suo ducato fece armare cinquanta galee come ha 1’ inscrizione, e con esse giunse a ricuperare Pola ed altre terre dell’ Istria che eransi ribellate e che poi dovettero assegnare un annuo tributo alla chiesa di san Marco- ( Dandolo col. 284 • Sanuto col. 494- Cornavo T. X. p. 115. ai5. 316.) Traili documenti antichissimi veneziani scoperti nel 1811 perle cure massimamente del signor Baron Girolamo Trevisan, altrove da me rammentati, trovasi in data n55. 2 aprile originale quello che descrive la pace seguita tra’Venezia-ni e la città di Pola, nel quale il clero, il popo- lo e contado enumerando i beneficii ab antico ricevuti da’ Veneti deplorano il loro stato , perchè ribellatisi hanno sofferto a tutto loro costo una incursione de’ nostri con 5o galee che han depredato il loro paese, non risparmiando i beni ecclesiastici nè quelli dei nazionali, e perciò il clero , popolo e contado suddetto chiedono perdono, e pregano il doge Domenico Morosini ed il Comun di Venezia di volerli rimettere in grazia, giurando ai medesimi perpetua pace e fedele sudditanza- Compose poi.il doge le gravi discordie ch’erano tra Enrico Dandolo patriarca di Grado, e Pietro Polani suo antecessore doge. Il motivo di queste discordie , che non vedesi accennato dall’ epigrafe , si viene a conoscere dal cronista De Grazia ( p. 2.) cioè quia ipse dominus Henricus Dandulo patriarcha Gradensis et progenies Baduariorum contra-dixerant vociferationi populi ne ipse Petrus Pollano esset dux. Tamen dictus dux pa-rentella hinc inde contrada sapienter recon-ciliavit. Questa riconciliazione però che dal De Grazia è attribuita allo stesso doge Polani , il Dandolo più esalto 1’ attribuisce al nostro doge Morosini , dicendo , che nel secondo anno del doge stosso (colonna a84 ) per rappaceficarsi con Enrico patriarca , e per unire i cittadini , maritò una figliuola di Riniero Polani f. del doge Pietro già defunto con Andrea Dandolo nipote di Enrico patriarca ; per lo che Enrico che era per la discordia da Venezia partito, vi ritornò insiem co’ suoi partigiani. Avendo Manuele Comneno imperatore di Costantinopoli avuto soccorsi dalla repubblica contra fiuggeri redi Cicilia per ricuperare Corfù ed altre piazze che aveagli tolte , ed essendovi per questo motivo inimicizia tra i Veneziani e Guglielmo re di Cicilia succeduto a Ruggieri , il doge Morosini circa il 1154 fece con esso la pace che dall’epigrafe si rammenta (Dandolo col. 282 286.) Intorno a quest’ anno 1154 il doge mandò Domenico suo figliuolo con ViTAL Fauero e Giovanni Bonaldo , tutti e tre nella lapide nominati ambasciatori a Federico Barbarossa ed ottenne da esso la conferma degli antichi privilegi ( soliti foederis approbationem obtiuuit, dice il Dandolo alla colonna 286 ). Da altra memoria vedremo che sotto il Morosini fu progredita di molto la fabbrica del campanile di san Marco. Altre cose avvennero nel tempo del suo principato che leggersi ponno principalmente nel Dandolo, nel De Monacis, nel Sanuto, e che io om-metto, avendo voluto qui piuttosto segnar le e-poche e dar ragione di alcune cose toccate in questo epigrafico elogio. Mori il doge nel 1155, dopo avere regnato 7 anni, 7 mesi, e secondo altri 8 anni, 2 mesi, e a5 giorni; e fu sepolto in un’arca marmorea appresso la chiesa della Croce , dice il Dandolo , imperciocché, com’è noto, non era ancora in quell’ epoca divulgato generalmente 1’ uso di seppellire entro le chiese , Le laudi che dannogli gli storici corrispondono a quelle della inscrizione- Di Sofia sua moglie nessuna notizia abbiamo. Ella manca negli alberi genealogici. Il Doge era della famiglia Morosini che porta sullo scudo la banda, come veggo nel Barbaro, sebbene nella sala del Gran Consiglio abbia sullo scudo la fascia. Domenico Morosini figliuolo del doge veg-giam dall’ epigrafe , che lu capitano insieme col Gradenigo di cinquanta galee, e che ricuperò Pola, Parenzo, Rovigno ec. ed ebbe da loro il giuramento di fedeltà . Per essersi poi ben portato in questo fatto nel 1162 fu eletto conte di Zara ( Dandolo col. a85. Sanuto col. 4g4)- Andò poscia ambasciatore a Federico, come si è detto, e del 1170 o 1171 essendosi Zara perla terza volta ribellata ( Sanuto col. 5oo. 848 ) ed essendone stato cacciato il Morosini, il Senato lo mandò come capitano con trenta galee, e valorosamente combattendo la riebbe, e potè vendicarsi dell’ ingiuria ricevuta. Nel 1172 era uno degli undici elettori del doge Sebastiano Ziani ( Dandolo nel cod. Ambrosiano col. 298. Sanuto col. 620 ) . Marin Gradenigo fu figliuolo di Marco, e fratello del procurator Moisè . Essendosi nel n5o