SAN DOMENICO. >35 Io Seradeo (p. 5o6. Monum. Italiae ) il quale innanzi al Palfero copiolla ha mixiEif. Ma essendo importante la variazione dello Seradeo , riferisco 1’ epigrafe com’ egli l’ha : ANGELAE rv-PERTAE CONIVGl P11SSIMAE OPT: DE SE MERITAE PTR : BRIX1EN . ET PAREVT1WS CARI SS : ET SI1BI M0- nrMENTVM perpetfvm , e nulla più. 54 HELIAS EPIDAVRI VENETIAR. ClVIS EARVQ. NAVIV DIV REGTOR CELEBERRIM.S VIVENS SIBI ET DIANAE TARABOTAE VXO. AG LIBE-RIS HEREDIBVSQ. SVIS MONVM. HOC POS. i546. ANT.s FIL.S OB M1IUFICAM IN PATER-NAS RELIQVIAS PIETATE SIBI POSTERISQ. SVIS INSTAVRANDV GVRAVIT AN. SAL. i598. Questa lapide ci ricorda la famiglia Tarabot-ti veneziana, ma di origine bergamasca, la quale è nota particolarmente per Arcangelo Taro botti. Siami qui permesso di estendere un articolo su questa donna , posto che fino ad ora non se ne videro che pochi ed imperfetti cenni. Arcangela Tarabotti nacque circa il i6o5 da Stefano Tarabotti uomo di lunga esperienza nelle cose di mare . In età di soli undici anni fu violentata da’ suoi parenti a vestir T abito monacale in S. Anna di questa città, avendo in seguito posto giù il nome battesimale ch’era Elena, ed assunto quello di Arcangela . Confessa ella medesima nel Soliloquio a Dio premesso al suo Paradiso monacale che all’ atto del sacro giuramento diversa dalla lingua e dagli atti esteriori altro intendeva la sua mente , e che visse sino alla consacrazione Monaca solo di nome ma non d’ habito e di costumi, quello pazzamente vano e questi vanamente pazzi. Non aveva quando entrò nel monastero cognizione alcuna di studii, non essendole mai stato insegnato a scrivere e non ricordandosi pure d’ haver imparato a leggere, cosi ella medesima nel detto libro , e nelle lettere afferma ; tuttavia possedendo molto spirito e lume naturale giunse a comporre diverse opere che ebbero grandissimo grido a’ suoi tempi, e che sono parte stampate e parte inedite . Rendette essa primieramente nota al mondo la violenza usatale, ne! libro intitolato La semplicità ingannata, che sotto il nome di Galerana Barattoti fu stampato in Leida , dopo la di lei morte nel i654- la. e che trovasi nell’indice de’ proibiti di Roma. Sullo stesso argomento ne dettò un altro l.a tirannia paterna ; e in una delle sue lettere diretta a Vittoria Medici dalla Rovere gran duchessa di Toscana, la prega a porgerle braccio onde ottenere da Roma o da Firenze la permissione di dare alle stampe detto suo libro , che per certi fini non ricerco nella nda patria. Anche Guglielmo Oddoni editore del Paradiso monacale sperava di poter dare in luce 1’ opera suddetta ; ma però non fu giammai impressa, avendone bensi ella mandato copia a parecchi , fra’quali al conte e commendatore Pietro Paolo Bissari. Ma a render più manifesto il dolor suo nel vedersi chiusa per forza in un convento, scrisse tre libri dell Inferno Monacale che manuscritti si conservavano già nella libreria di Francesco Veniero patrizio veneto della contrada di sant’-Agnese , circa la metà dello scorso secolo XVIII. II codice era cartaceo in 4- e cominciava con una lettera indiritta a que’ padri e parenti che sforzano le figlie a monacarsi. Giunta però questa donna ad anni più maturi , rientrò in se stessa abbandonando \e lascivie degli habitiin cui tanto si dilettava, e pentitasi di coleste sue opere giovanili, cercò di riparare a quel male che pur manuscritte potevano aver portato, col dettar opere di argomento affatto diverso cioè : 1. Il Paradiso Monacale. 2. La luce Monacale. 3. La via lastricata per andare al cielo. 4- Le contemplazioni dell’anima amante. 5.11 Purgatorio delle mal maritate ; opere che in parte sono anche alle stampe. Anzi essendo ella vicina a morte, e scrivendo ad Elisabetta Polani, le manda i suoi libri, aggiungendo : direi che fossero abbruciati, ma qua dentro non ho dì chi fidarmi; e indicando che sieno pure stampate le Contemplazioni, la Via, e la Luce, conchiude: il resto sia gettato nel mare dell’ oblio , ve ne prego in visceribus Chrìsti. Devesi principalmente attribuire il ravvedimento della Tarabotti alle paterne insinuazioni e persuasioni che nel i655 le fece il cardinal Federico Cornaro patriarca di Venezia, cui ella poi nel 1643 in segno di gratitudine intitolò il Paradiso Monacale . Altre due opere della Tarabotti che mostrano quanto il suo ingegno fosse curioso e bizzarro sono una Difesa, e un’ Antisatira a favor delle donne. Eccone il motivo. Un anonimo stampò fino dal 1.590 alcune conclusioni su una strana quistione, se le donne sieno della specie degli uomini, contro le quali conclusioni Simone Ge-diccio die’ fuori un opuscolo latino impresso all’ li aja, typis Io. Buxhornii 1641- 12- Questa controversia fu poco appresso suscitata da