m S. ANDREA DE ZIRADA. Dremano ; lo che però è meno verosimile, purché 1’ antichità del carattere non abbia fatto leggere diversamente, da quello che era scritto, il cognome del vescovo. Ora io osservo, che nelle antiche nostre cronache la famiglia ARMANO chiamasi anche D* ARMANO, o DARMANO, dal che è facile che siasi impropriamente scritto, o malamente letto DREMANO anziché DARMANO. Del resto l’epigrafe non lascia dubbio che vi si parli del detto vescovo di Pola di cognome ARMANO, tanto più che meritamente essa dà lodi alla famiglia sua (I). In effetto negli Alberi cittadineschi, ove trovasi registrata, la si dice anticamente venuta di Alemagna esercente la mercalanzia e che fabbricò la chiesa di s. Bortolomio. Vi si rammenta Giovanni Armano che ritrovandosi alla guerra diChiog-gia per difesa del lido, fu ammazzato da una bombarda nel 1381, mentre era alla guardia di una bastiglia contra l’armata de’Genovesi. E Nicolò ( figliuolo di Bortolo q. Pietro ), speciale di detta contrada di s. Bortolomio il quale nelle promissioni fatte da’ popolari Veneti il dicembre 4379 per la detta guerra oiFerse Pietro suo figliuolo, ch’era allora in galera, con balestrieri sei a sue spese per mesi due, e di mandarlo nell’armata; e offerse inoltre la paga di ducati otto al mese a’balestrieri per uno; promettendo che il detto Pietro sarebbe ito sulla galea del doge a servire lealmente e bene; (Sanuto R. I. S. T. XXII. 735). Nicolò allora diede d’impre-stidi alla Repub. lire 4500 ( Galliciolli t. II. 134). Questa casa però malgrado tali benemerenze restò cittadinesca perchè quel Nicolò nella ballottazione delle trenta famiglie, rimase escluso dal Maggior Consiglio per non aver offerto di più ; e la sua linea fini in g Alvise Armano del 1400 circa. Nessun altro in seguito dell’ altre linee di quella famiglia fu ascritto al Maggior Consiglio; e il nostro vescovo GIOVANNI era, come ho detto, figliuolo di Bartolomeo, q. Giovanni, il qual Giovanni era fratello del suddetto Nicolò. Altrove troveremo memorie di questa famiglia e di questo cognome. 27 N. VXOR PROSPERI DE GELLIS ... ANNIS V1DVA REMANSIT CASTA VIXIT. CAESAR E1VS FILIVS PIETAT1S ARGVMENTO MON. HOC POSVIT. VIXIT ANNOS LXVI. XIII1. XBRIS MDLXXXVII. Nel Palfero si legge questa epigrafe. Gli Alberi di questa casa cittadinesca GELA o DE GELLIS non mi ajutano a spiegare la sigla N, quindi può conghietturarsi, o NICOLOSA o NATALINA ec. Anzi in essi non trovo registrato un PROSPERO nè un CESARE GELA; bensì un Cesare Bottoni marito di Lucrezia Gela. Il vacuo nel Palfero viene supplito dal manuscritto Coleti colle parole QVAE QVOT. Del resto è curioso quanto leggesi nelle Cronache di questa casa : « Memorabile, (dicono) è stata a’nostri » giorni (circa 1600) la fortuna di Casa » Gela venuta già di Puglia in queste parli » non molti anni sono. Di questa fu Horatio » (figlio di Giulio) oratore eccellentissimo et » fortunato sopra ogni altro dell’ età sua, » il quale morendo improvisamente nell’ar-» ringo 1’ anno 1612 lasciò più che cento e » scttantamila ducati a due suoi figliuoli, i » quali nello spatio di otto anni ( come che » fossero giovani di spirito e d’intelligenza » non mediocre) distrussero ogni cosa. Per- ii ciocché Giulio il maggiore presa moglie » Catterina Bottoni con ducati cinquantamila » di dote, non hebbe mai figliuolo alcuno di » lei, et havendosi giocato ogni cosa se ne » morì fallito l’anno 1621, et 28 della sua » età. La moglie poi di lui indi a pochi » giorni maritata in un gentilhuomo patri-» tio di Casa Michiele (Pietro Michiel da San Toma) » non molto stette che morì, et lasciò » herede il marito d’ogni cosa. Il più gio- * vane fratello l’anno 1619 havendo voluto » rapire in publico una gentildonna popo- * lare vedova, fu bandito, et confiscatigli » tutti i suoi beni, et si chiamava Gio: Fi~ » cenzo, restando solamente la loro sorella ( Catterina ) » collocala già in casa Marini (i) Nelle Carte dell’Archivio di questo Monastero troviamo Testamento i<84. di pre Andrea dì Antc-ARMANO e nIn°mDREMANO ent‘ * ^ COnferma in (*ualche moJo ,a confettura che il cognome sia