S. SALVATORE DI MVRANO. 443 » Haec animi virlus : haec est quaesita » per annos » Gloria : ut e sacro pectore vivat honos : » Dii (precor) Augusti specimen sortemq. » Metelli. » Concedant votis tempus in omne sui. » Vive diu nostriq. memor sis deniq. no-» ster. » Et mea sint cordi munera parva libi. » Ex foeticissima tua Murani Academia virtuti et posteritali dalum. Questo G. Licinio ha eziaudio versi latini in un Codice Marciano (era Contarmi^ num. CCXLIV classe XIV, a carte -190 con questo titolo: Nicolai Ruffiviri elegantissimi ad Nicolaum Ri-gam Symposion per LICINIVM. Comincia : Delphice da plectrum valeam modo carmina vales Fingere quae coelus possit amare luus ec. Sono diecinove distici in lode del lauto banchetto dato dal RufTo al Riga. — Anche a pag. -194 dello stesso Codice stanno altri versi del LICINIO intitolati : Ad Magntficum D. Federicum Cornarittm Fenetum divi Marci procuratorem. LYCINIVS. Eccoli : » Ille ego vel emptor videor durusve Ia-» nista » Pannosam nostri dum videt ara togam. » Corripis et carpis, Corneli magna sena-» tus » Gloria, ut illustri vesliar usque toga. • Non toga non marcet, sed fortis florida » vivit. » Vivit et aeterno non moritura die. » Hanc cupio : hanc veneror omniq. ex » parte beatum » Me facit et tristein pellere pauperient. » Ergo ne videar pannosior usque sacel-» Io « Praestantem mittas tu, generose, togam. Il Morelli nel registrare nel Catalogo dei mss. Contarini questi due componimenti osservava che nè l’uno nè l'altro è senza grazia ; congbietturando giustamente, essere questo LICINIO lo stesso che pose nel Lucrezio da lui emendato ed edito nel 4495 li sopra riferiti versi. Nè era lontano il Morelli dal credere spettante al LICINIO medesimo un poemetto ch’egli lesse già in un codice manoscritto della libreria Soraozo con questo titolo : Angustino Barbadico inclyto Venetiarum principi panegyricon per Licinium Polensem presbiterum edilum. Sulla qual con-ghieltura nulla posso dire, non avendo veduto tale panegirico, nè sapendo che Polense o da Pota si chiamasse il Muranese LICINIO. Il nostro C. LICINIO fu seppellito nella Chiesa di San Pietro Martire di Murano, siccome accennava lo slesso Moschini a p. 209 del Volume li della Letteratura Veneziana. Quella sigla C. fu interpretata per Caio ; ma potrebbe anche interpretarsi CAMlAo tanto più che qui vedremo un suo discente di nome Camillo. Di C. Licinio faceva prima degli altri menzione 1’ illustre Tommaso Giuseppe Farsetti, ricordando i carmi Latini nel Lucrezio 1495, a p. 14 15 del libro : Poesie volgari e latine di Cornelio Castaldi da Feltre ec. Londra. MDCCLVII. 8; e dietro lui il Moschini a p. 24 della Guida di Murano 1808, e a p. 209 del Volume II della Letleratura Veneziana. Resterebbe a dite di quale Accademia Muranese abbia inteso di parlare C. LICINIO ; e a questo proposito il Moschini p. 23 della Guida scrive : « Ora da queste parole ( ex » foelicissima tua Murani Academia) sembra » potersi dedurre che siccome qua solevansi » ad oggetto di studio i Veneli patrizii tra-t sferire, così venissero dal vulgo chiamati » gli Studiosi, giacché nacquero posterior-» mente al tempo di cui qui parla il Farli setti ( secolo XV e principio del XVI ) le » Accademie che teneano nome, impresa, e » motto. » Che tale unióne avesse il titolo di Studiosi non è che una congliietlura del Moschini e del Fanello che al Moschini comunicava le sue notizie ; del resto non si sa che ci sieno scritture del secolo XV o del principio del XVI che con lai vocabolo chiamino quella dotta società. Il Fanello poi nei suoi mss. affibbia ad essa anche uno stemma, o impresa, cioè un Barometro, col motto RIGORE CRESCIT; ma primieramente, come testé osservava il Moschini, in allora non erano in uso cotali imprese e motti ; in secondo luogo questa impresa lo Za-non, benché malamente (p. 281 della Utilità delle Accademie) 1’ ascrive alla ben posteriore Accademia degli Angustiati il cui fondatore si fu, come ho detto nelle epigrafi di Santo Stefano di Murano, Domenico Gisberti; e