S. MARTINO DI MURANO. 201 £ qui il Navagero riflette, che grande somma nc potrà avere sempre l’Imperado-re se anche lutti non si mettessero in pratica i suenunciati progetti, per fare la guerra, alla quale, è spinto vedendo che la Francia tardava a rispondere, e che in Italia ogni giorno le forze di lui andavano diminuendo (261). = Non cessavasi però in Burgos di continuare nelle trattative, e benché il Navagero avesse ricevuto da Venezia 1’ ampio mandato per couchiudere (262) fu ritenuto fosse miglior partilo non conchiuderc, se non si fosse veduto il tenore della risposta fatta agli Ambascia dori francesi perchè da quella sarebbesi rilevato l’animo di Cesare; e il voler prima trattare con la Signoria sarebbe o per dilazionare la. cosa, o per indurre sospetto e divisione fra gli Ambasciadori. Scopriva anco il Navagero che il Gran Cancelliere e il Confessore di Sua Maestà, siccome odiatori della Francia ^ erano di grande impedimento ; e Giovanni Alemanno uno de’ Segretarii di Cesare, già di sopra ricordato, e Io stesso Gran Cancelliere, e il Confessore avrebber voluto tentare l’Orator Veneto a persuadere la Signoria lasciar la Francia j e accordarsi con Cesare. Sosteneva però il Navagero di non voler fare cosa alcuna senza il consentimento di tutti. Allora il Gran Cancelliere cominciò a dire » di aver tro-« vato un buon mezzo a tutto per ottenere » la pace, perchè la Domenica de’ re gli » venne in visione questa cosa, cioè, che » come la stella condusse in quel dì i re » magi a dritto cammino, così questa con-» durrebbe i re e i principi cristiani alla » pace «. Pensava ognuno che gran cosa fosse questa, detta da tal uomo; e già da tutta la Córte tennesi per alcun dì la cosa come fatta, e la pace come conclusa. » Alla * fme egli diede la cosa in scriptis a’ si- * gnori Ambasciadori francesi, che non era » altro se non, che per nome di Cesare, * di quanto prometteva offeriva la medesi-» ma sicurtà al re cristianissimo, che esso » re offeriva a Cesare, cioè il re d’Inghil- * terra, e diceva che ricusando questo, sa-» rebbesi veduto manifestamente che recu- * sava la pace «. Tale ritrovato parve a tulli molto debile e freddo, perchè offeriva quello che non ¡stava in lui, nè si sapeva se il re d’Inghilterra fosse contento di prometter per Cesare, o non : il che non faceva il re di Francia, il quale offeriva ciò che già il re d’Inghilterra era contento di fare, cioè di obbligar sè e i suoi regni a Cesare di quanto prometteva per i! re cristianissimo, come già gli Ambasciadori inglesi avevano in commessione. Molli altri modi di conchiuder cotesta pace furono proposti. Fu dettOj ehe, poiché il pegno che Cesare aveva di Francia si poteva dividere, si dividesse, cioè che il Delfino fosse restituito per li danari, l’altro si desse nelle mani del re d’Inghilterra con altri ostaggi principali di Francia che stessono nelle man sue finché si eseguisse il resto ; e circa il divider questo pegno de’ figliuoli del re, e circa le difficoltà che sarebbero occorse in ciò, il Nuncio assumevasi il carico di parlare come nomo che fa profession non meno di servitor di Cesare che di Nostro Signor, e che di Cesare si fida assai: ma3 soggiunge il Navagero, o non intese ben quel che li fu propostoj o fu troppo parziale e non riuscì per man sue cosa alcuna, nè per altra via si potè mai venir a cosa di cui si contentassero. Altri partiti erano di po-ner Genova ed altri luoghi in man di un terzo, di cui Cesare fosse sicuro s di dar Mons. di Lotrecco per ostaggio nel Castel di Milano =; di poner tutti i dubbii che restavano, in petto del Pontefice ; ma che prima fosse libero, sì fhe ognuno potesse fidarsi che egli avrebbe giudicato ciò che gli fosse sembrato ragionevole. Dicevano anche, la Signoria promettesse per Francia, chè certamente Cesare se ne fidarebbe. Ma di tulle queste cose, parendo alcune poco oneste, non se 11’ è parlato. E quanto a ciò che riguardava la Signoria, il Navagero disse, clic non aveva commessione alcuna, ma quando gliene fosse parlato, avrebbe scritto a Venezia. Altre proposizioni furon fatte da ogni parte,, perchè ad ognuno rincresceva che non si concludesse cotesta sì desiderata pace soltanto perchè non s’era d’accordo sul modo. Perlochè la cosa si ridusse, o scrivessero in Francia al re ragguagliandolo del termine in cui stava la faccenda, e aspettassero la risposta (ciò che era bramato dai Consiglieri Cesarei) oppure gli Ambasciadori prendessero licenza da Ce-