S. ANDREA DE ZIRADA. G8 discendenza, ma non vi riuscirono. Le quali tulle cose abbiamo da’fededegni genealogisti Barbaro e Muazzo. Due individui soltanto di nome MICHELE ebbe la Veneta famiglia patrizia Staio. L’uno da S. Maria Zobenigo del 12G7 che trovasi nominato sotto l’anno 4314 nel Trattato tra Venezia e Trevigi per le Rappresaglie di Filippo Dolfino ed altri (Verci T. VII. p. 25); che fu nel 1328 giudice del Piovego, secondo un Documento riferito dal Cornaro (Voi. XIV. p. 507.), e che mori del 453G. Questi ebbe un figlio Giovanni Steno cavaliere illustre, Consigliere del Doge ricordato anche nel documento 4544. 40 febbrajo riportato dal Verci (T. XII. p. 55) della dedizione di Trevigi al Veneto dominio, e che mori nella battaglia de’Veneziani coiitra i Genovesi avuta nel 1551 - 52, allo Stretto di Costantinopoli, di che vedi il Sanuto p. G24; l’altro Michele era figliuolo di questo Giovanni ed è quello di cui parla: MICHELE STENO, avendo i Veneziani del 4350 stabilito di far lega col Re Pietro di Aragona de’Catalani conira i Genovesi, fu inviato a conchiuderla, e la conchiuse. Così scrive il Sabellico (p. 305. ediz. degli Storici), e così ripete il Sanuto (R. I. T. XXII. p. G23), ¡1 quale Sanuto alla p. 62G soggiunge che per confermare la lega stessa già trattata da Michele furono mandati ambasciatori anche Paolo Gradenigo e Giovanili Steuo cavaliere padre del nostro Michele. Ma deggio notare, che altri Cronisti, cioè la Cronaca Veniera, la Carolda^ la Cronaca di Antonio di Matteo Corradi, quella di Antonio Morosini, ed altre, e lo stesso elenco degli Ambasciatori non nominano punto Michele Steno come ambasc. al Re di Aragona, e autore delle trattative di quella lega, ma bensì il solo Giovanni Sletio cavaliere il quale poi nel ritornare dall’ambasciata, unitosi all’armata, ebbe a perire nella battaglia l’anno dopo succeduta, come ho testé di sopra indicato. E in effetto io sto piuttosto con questi Cronisti, spezialmente in vista dell’età affatto giovanile che aver doveva allora Michele Steno, cui si andava ad appoggiare un carico di troppa importanza. (1) Questa sua elà giovanile attestata da tutti gli storici produsse quella celebre imprudenza contro l’onore di Marino Faliero c di sua moglie, della quale tante penne scrissero e della quale dovrò dire anch’io nella illustrazione delle epigrafi della Chiesa de’SS. Giovanni e Paolo: ma brevemente frattanto è qui necessario di dirne alcun che. Correva (dice il Sanuto a p. 631 ) Panno 1355, e il settimo mese circa della ducea di Marino Faliero, quando il Doge in un giovedì diede la solita Caccia; e finita questa, cominciossi nelle Sale del Palazzo la festa di ballo che davasi pur dal Doge quando v’era la dogaressa moglie. Michele mollo giovane e povero gentiluomo, tua ardito ed astuto, il quale era innamorato di una donzella della dogaressa, essendo anch’egli alla festa sul solajo appresso le donne^ fece un atto non conveniente, sì che il Doge comandò eh’ e"fosse buttato giù dal solajo; il che fu prontamente dagli scudieri eseguito. Adontato di ciò Michele, la notte stessa, sulla sedia ove stava il Doge all’Udienza, scrisse le parole Marino Faliero dalla bella moglie, altri la gode ed egli la mantien oppure, secondo l’esemplare mss. del Sanuto da me posseduto : Mariti Falier della bella mojer altri la gode e lui la mantien. Fattosi processo, lo Steno confessò di essere autore di quello scritto, e in vista della elà, e dell’amore, fu condannato a soli due mesi di prigione, e poi sbandito , da Venezia e dal Distretto per un anno; oppure, come dice lo stesso Sanuto, fu battuto con una coda di volpe, bandito a compiere un mese in prigione, e condannato a pagare certe lire al Comune. Parve al Doge piccola tale punizione, il quale avrebbe voluto che Michele fosse appiccato per la gola, o almeno sbandito da Venezia in perpetuo ; e indispettito macchinò la congiura che ognun sa. Col Sanuto accorda in sostanza il Cronista Andrea Nava-gero (p. 4040 T. XXIII. R. I.) il quale aggiunge che Michele allora era in elà puerile, (i) Le genealogie patrizie non dicono quando sia nato Michele Steno, nè quanti anni avesse quandi* mori. L epigrafe sepolcrale parimenti tace l’età. Ma dicendo il Sansovino, che del i£oo-, quando fu creato doge* lo Steno aveva sessantanove anni di età, ne viene che nacque nel i33i; clic di soli 19 anni sarebbe stato invialo al Re di Aragona; che di *4 ann* avrebbe insultato all’onore della Casa faliero; e cho di 82 anni sarebbe passato all’altra vita.