S. GIUSEPPE ORATORIO BRIATI DI MURANO. 44S in Venezia dalla Boemia, ove si era portato per ispeculazione, ed ove si trattenne per tre anni circa. Edificò una picciola fornace in Marano. Nel principio fu calcolato assai poco, ma quando con «silo fece eseguire dei lavori di cristallo fu il bersaglio dell’ invidia e della malignità dei Muranesi, che allentarono fin anche contro la sua vita. Alfine ebbe egli a trovare protezione nel Senato, che nel 1739 gli venne assegnato un locale in remota situazione, non molto lontana dalla chiesa dell’ Angelo Raffaele, e vicina al Ponte Rosso ove il detto Briati si distinse sempre nelle operazioni di svariati colori spedile nell’ Indie. » — A p. 28 dice : Giunto all’ ultima perfezione il lavoro dei vetri in Venezia, mediante le cure incessanti e diligenti del nostro Briati che si stette per tre continui anni in Boemia a far il facchino, onde apprendere l’arle di ridur il vetro in cristallo, la nostra patria primeggiò assolutamente ... Fu la natura in tutto imitata e fiori e fruita e pianle e animali e quanto immaginar possa la fantasia di azzardoso poeta, tulio comparve sotto a’ nostri occhi. I Banchetti Sovrani non avevano altro Desert che cristalli, i quali simboleggiavano i fatti più luminosi della favola e della storia. — A p. 29 Non posso ommeltere nel finir questo capitolo di narrare un aneddoto curioso sul-l’articolo dei lavori a filagrana, accaduto da cirja trent’ anni addietro. Dall’ Indie fu rilasciata commissione alla Ditta Molta per fabbricar un intero fornimento da tavola di filagrana. II Molta non esperto in questo ramo dell’ arte, si rivolse al Briati, il quale assunse l’impegno e lo eseguì. Terminato il lavoro, e pagalo 1’ artefice a prezzo d’ oro, fu tutto incassato, e spedito a Costantinopoli. Quivi i committenti abusarono dell’ incarico avuto, e vuotata una delle quattro casse, ne fecero regalo a varij ambasciatori, fra’ quali a quello di Vienna, dando ad intendere che erano lavori dell’ India. L’ ambascialor Alemano ripatrialo fece pompa del dono avuto, ed il Sig. Breüner fu testimonio oculare' dei lavori intitolati Indiani. Destinato il Breüner ambasciatore a Venezia si portò a veder le nostre fabbriche, e giunto a quella del » Briati, quando gli si mostrarono i lavori » a filagrana si mise a ridere, e sostenne # eh’ erano lavori dell’ india. Il Briati sor-» preso, fece accender la Fornace,- e sugli oc-» chi dell’incredulo spettatore lece eseguire i » lavori a filagrana. Il Breiiner stordito or-» dinò tosto un fornimento^ lo spedì alla » casa imperiale di Vienna, c venne a sco-» prire P agabbo dei committenti di Coslan-» tinopoli. » Non dissimili sono le parole di Giovanni Rossi nelle sue minute intorno i Costumi e le Leggi de’ Veneziani, da me possedute. « Merita, dite, il Briati gran lode per aver » tolleralo di trattenersi per tre anni al scr-» vigio coree facchino 'alle fornaci in Boc-» mia a line d’imparare inosservato I’ arte » di ridurre il vetro a cristallo. Fu il pri-» mo pertanto che nell’anno 1759 abbia » ottenuta permissione dal Senato di pian-» tare una fornace a Venezia, ai Carmini, » o, per parlare più precisamente, all’ An-» gelo Raffaele, vicinamente ul così detto » Ponte Rosso. Fu invidialo dai Muranesi, » e per quanto si disse, non mancarono » alcuni di tendergli insidie. Infatti egli di-» mostrò di coltivare''un genio distinto. Non n eravi oggetto, di cui non intraprendesse » e non conseguisse la imitazione : e frutta, » fiori, e piante, e piccoli palazzi, e giardi-» ni, e animali, e figure : tulio riduceva » alla perfezione. Allora per tutte le mense » i Signori pompeggiarono i vaghi adorna- li menti comunemente chiamati Dezer, e que-» sii spesso di paste, di zuccheri, di por- li celiane, diventarono quasi tutti di vetro, » e di vetro del Briali, abbellendosene gli » stessi pranzi pubblici dati dal Doge. Fra » molle sue belle invenzioni e tanli miglio-» ramenti da questo artefice recati notisi » principalmeivte il lavoro dello a rotlete » degli specchi. In essi per mezzo di questo, » i quadri più insigni, i disegni più dilicati » sul cristallo si trasportavano per imita- li zione. Sovrappostavi la foglia, il chiaro-» scuro della stessa rendeva nuovo sorpren-» dente spettacolo. Cosi anche il lucido degli » specchi nel mezzo da magnifici pezzi di » tal lavoro accerchiavasi. Notinsì pure i # lavori del Briali a filograna, ne’ quali il # buon gusto, la leggiadria, la leggerezza, » e l’indicibile diligenza, gareggiando fra